L’INSABBIAMENTO SULLE PERDITE PETROLIFERE NEL MAR ROSSO È PEGGIORE DI QUANTO RESO NOTO
DI MAURICE PICOW
greenprophet.com
Si è affermato come la perdita petrolifera al largo della costa di Hurghada [rinomata località turistica egiziana del Mar Rosso n.d.t.] sia ormai sotto controllo, ma gli attivisti ambientalisti affermano come essa sia ancora aperta. Nel frattempo i turisti cancellano le prenotazioni nel Mar Rosso.
Mentre tutta l’attenzione dell’opinione pubblica rimane focalizzata sulla fuoriuscita di greggio nel Golfo del Messico, chi presterebbe attenzione a un altro disastro del genere in Medio Oriente, precisamente nel Mar Rosso? A quanto pare questo è proprio ciò che succede con le autorità egiziane che paiono tentare di insabbiare quanto accade al largo dei resort di Hurghada e che sta per incrostare le spiagge immacolate del posto, senza contare l’enorme minaccia ad alcune delle più belle barriere coralline del mondo, al largo della costa di Israele, Egitto e Giordania. Il governo sostiene come la fuoriuscita sia contenuta, ma gli attivisti, secondo quanto riportato da Associated Press, raccontano una storia completamente differente.
Secondo AP, gli attivisti hanno affermato ieri che una fuoriuscita di greggio al largo del lato egiziano del Mar Rosso va avanti nonostante il governo abbia affermato di averla messa in sicurezza, condannando tartarughe e uccelli marini a un destino color petrolio.
Un portavoce del governo, tale Magdy Rady, ha dichiarato ad AP che la fuoriuscita era limitata e sotto controllo. Tuttavia un gruppo ambientalista di stanza a Hurghada ha confutato la tesi governativa, tramite la stessa agenzia, affermando che il governo sta tentando di occultare la reale entità del danno mentre la perdita si è rimessa in moto.
“Proprio oggi sono venuto a conoscenza del fatto che il greggio ha ricominciato a fuoriuscire questo pomeriggio, dopo essersi arrestato Giovedì” ha affermato Ahmed el-Droubi, un biologo dell’Associazione di protezione e conservazione ambientale [corrispettivo dell’acronimo di HEPA n.d.t] di Hurghada.
Il primo annuncio di questo nuovo disastro ambientale è apparso in un articolo pubblicato nel sito AFP News che comunicava come l’HEPA avesse inviato una richiesta di aiuto che recitava come la perdita “fosse iniziata quattro o cinque giorni prima con la compagnia responsabile che ha rilasciato alcun tipo di informazione. È una catastrofe.”
Un rappresentante HEPA ha continuato ad affermare che la compagnia petrolifera responsabile del disastro ha promesso di “rifondere i danni” causati dalla fuoriuscita. La sua principale preoccupazione è l’impatto ambientale causato dal greggio riversato in mare.
Dall’Inghilterra, il Sunday Times ha ripreso la storia e adesso i resoconti giornalistici rivendicano come la fuoriuscita sia stata causata da un impianto di trivellazione al largo dell’isola di Geisum, poco più che un affioramento roccioso distante circa trentacinque chilometri dalla costa egiziana.
La piattaforma è diretta da una compagnia petrolifera nazionalizzata, la Geisum Oil Company, che, secondo il Sunday Times, sta cercando di occultare l’incidente. Sempre secondo la testata britannica il greggio si è riversato in mare per quattro o cinque giorni prima che il pozzo fosse definitivamente tappato. O no?
Alla luce della rilevanza che le autorità ambientali egiziane hanno sempre enfatizzato, in relazione alla natura speciale della barriera corallina e delle spiagge del Mar Rosso, questa perdita di petrolio ha causato indignazione da parte sia dell’HEPA sia di altri gruppi ambientalisti egiziani ed esteri. “Centinaia di tartarughe, uccelli e altri componenti della fauna e della flora selvatiche sono stati già uccisi dal greggio” ha affermato l’HEPA.
Poco dopo che il disastro del Golfo del Messico ha cominciato a essere l’ingrediente principale dei titoloni dei media, un disastro petrolifero “minore”, relativamente parlando [ma chi potrà mai fissare la metrica di questo tipo di disastri? n.d.t], è stato reso noto. È accaduto nel Golfo di Suez, quando un piroscafo da carico russo ha svuotato il carburante di sentina in mare, con ciò originando una chiazza di petrolio che si è distesa oltre un chilometro al largo della città costiera di Ras Ghareb, nell’Est dell’Egitto.
Ancora una volta, questa fuoriuscita di petrolio assomiglia a lanciare un piccolo ciottolo in un lago enorme, se paragonata a quella avvenuta al largo della “Riviera d’Egitto”, un pezzo di costa che è la principale fonte di reddito per l’industria turistica egiziana, come pure una sorta di “Mecca” per gli amanti della natura e i sommozzatori che arrivano da tutti gli angoli del modno per vedere e studiare l’unicità delle barriere coralline e della lussureggiante vita sotto il pelo dell’acqua.
L’entità del danno che, alla fine, l’area subirà è sotto gli occhi di tutti, con molti turisti che stanno già annullando le proprie vacanze nella zona. Ulteriori azioni al fine di limitare i danni dovrebbero essere imminenti da parte del governo, afferma Ali, che continua accusando le autorità governative di “fare troppo poco e troppo tardi.”
Titolo originale: "Red Sea Oil Spill Cover-Up Worse than Reported"
Fonte: http://www.greenprophet.com/
Link
22.06.2010
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di PG
DI MAURICE PICOW
greenprophet.com
Si è affermato come la perdita petrolifera al largo della costa di Hurghada [rinomata località turistica egiziana del Mar Rosso n.d.t.] sia ormai sotto controllo, ma gli attivisti ambientalisti affermano come essa sia ancora aperta. Nel frattempo i turisti cancellano le prenotazioni nel Mar Rosso.
Mentre tutta l’attenzione dell’opinione pubblica rimane focalizzata sulla fuoriuscita di greggio nel Golfo del Messico, chi presterebbe attenzione a un altro disastro del genere in Medio Oriente, precisamente nel Mar Rosso? A quanto pare questo è proprio ciò che succede con le autorità egiziane che paiono tentare di insabbiare quanto accade al largo dei resort di Hurghada e che sta per incrostare le spiagge immacolate del posto, senza contare l’enorme minaccia ad alcune delle più belle barriere coralline del mondo, al largo della costa di Israele, Egitto e Giordania. Il governo sostiene come la fuoriuscita sia contenuta, ma gli attivisti, secondo quanto riportato da Associated Press, raccontano una storia completamente differente.
Secondo AP, gli attivisti hanno affermato ieri che una fuoriuscita di greggio al largo del lato egiziano del Mar Rosso va avanti nonostante il governo abbia affermato di averla messa in sicurezza, condannando tartarughe e uccelli marini a un destino color petrolio.
Un portavoce del governo, tale Magdy Rady, ha dichiarato ad AP che la fuoriuscita era limitata e sotto controllo. Tuttavia un gruppo ambientalista di stanza a Hurghada ha confutato la tesi governativa, tramite la stessa agenzia, affermando che il governo sta tentando di occultare la reale entità del danno mentre la perdita si è rimessa in moto.
“Proprio oggi sono venuto a conoscenza del fatto che il greggio ha ricominciato a fuoriuscire questo pomeriggio, dopo essersi arrestato Giovedì” ha affermato Ahmed el-Droubi, un biologo dell’Associazione di protezione e conservazione ambientale [corrispettivo dell’acronimo di HEPA n.d.t] di Hurghada.
Il primo annuncio di questo nuovo disastro ambientale è apparso in un articolo pubblicato nel sito AFP News che comunicava come l’HEPA avesse inviato una richiesta di aiuto che recitava come la perdita “fosse iniziata quattro o cinque giorni prima con la compagnia responsabile che ha rilasciato alcun tipo di informazione. È una catastrofe.”
Un rappresentante HEPA ha continuato ad affermare che la compagnia petrolifera responsabile del disastro ha promesso di “rifondere i danni” causati dalla fuoriuscita. La sua principale preoccupazione è l’impatto ambientale causato dal greggio riversato in mare.
Dall’Inghilterra, il Sunday Times ha ripreso la storia e adesso i resoconti giornalistici rivendicano come la fuoriuscita sia stata causata da un impianto di trivellazione al largo dell’isola di Geisum, poco più che un affioramento roccioso distante circa trentacinque chilometri dalla costa egiziana.
La piattaforma è diretta da una compagnia petrolifera nazionalizzata, la Geisum Oil Company, che, secondo il Sunday Times, sta cercando di occultare l’incidente. Sempre secondo la testata britannica il greggio si è riversato in mare per quattro o cinque giorni prima che il pozzo fosse definitivamente tappato. O no?
Alla luce della rilevanza che le autorità ambientali egiziane hanno sempre enfatizzato, in relazione alla natura speciale della barriera corallina e delle spiagge del Mar Rosso, questa perdita di petrolio ha causato indignazione da parte sia dell’HEPA sia di altri gruppi ambientalisti egiziani ed esteri. “Centinaia di tartarughe, uccelli e altri componenti della fauna e della flora selvatiche sono stati già uccisi dal greggio” ha affermato l’HEPA.
Poco dopo che il disastro del Golfo del Messico ha cominciato a essere l’ingrediente principale dei titoloni dei media, un disastro petrolifero “minore”, relativamente parlando [ma chi potrà mai fissare la metrica di questo tipo di disastri? n.d.t], è stato reso noto. È accaduto nel Golfo di Suez, quando un piroscafo da carico russo ha svuotato il carburante di sentina in mare, con ciò originando una chiazza di petrolio che si è distesa oltre un chilometro al largo della città costiera di Ras Ghareb, nell’Est dell’Egitto.
Ancora una volta, questa fuoriuscita di petrolio assomiglia a lanciare un piccolo ciottolo in un lago enorme, se paragonata a quella avvenuta al largo della “Riviera d’Egitto”, un pezzo di costa che è la principale fonte di reddito per l’industria turistica egiziana, come pure una sorta di “Mecca” per gli amanti della natura e i sommozzatori che arrivano da tutti gli angoli del modno per vedere e studiare l’unicità delle barriere coralline e della lussureggiante vita sotto il pelo dell’acqua.
L’entità del danno che, alla fine, l’area subirà è sotto gli occhi di tutti, con molti turisti che stanno già annullando le proprie vacanze nella zona. Ulteriori azioni al fine di limitare i danni dovrebbero essere imminenti da parte del governo, afferma Ali, che continua accusando le autorità governative di “fare troppo poco e troppo tardi.”
Titolo originale: "Red Sea Oil Spill Cover-Up Worse than Reported"
Fonte: http://www.greenprophet.com/
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22.06.2010
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di PG
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