martedì 11 gennaio 2011

Vicenza, la base e il parco

foto: nodalmolin.it
Riccardo Bottazzo (Terra Nordest)
MOBILITAZIONI. Sabato 16 gennaio una fiaccolata. Olol Jackson: «Subito il Parco della Pace ai vicentini».

La Vicenza di pace, la Vicenza che non vuole la base di guerra, tornerà a sfilare per le vie del centro cittadino sabato 16 gennaio, così come fece quattro anni fa, quando migliaia e migliaia di persone riempirono le strade con bandiere arcobaleno, palloncini colorati e striscioni contro il Dal Molin per difendere il loro territorio e denunciare che la costruzione di una aeroporto militare ad un tiro di schioppo dalla basilica del Palladio avrebbe messo in crisi tutto l’ecosistema urbano. Per denunciare, insomma, quello che negli anni successivi si è puntualmente verificato.


«Non sarà una ricorrenza funebre, quelle vanno bene per chi non ha più niente da dire – spiega Olol Jackson, una delle più autorevoli voci del presidio permanente -. Oggi dobbiamo e vogliamo rivendicare, con maggior forza di prima, verità e giustizia rispetto a quanto sta accadendo al nostro territorio. Abbiamo il diritto di sapere come mai eventi catastrofici come le inondazioni si ripetono con sempre maggior frequenza, abbiamo diritto di sapere di chi sono le responsabilità di un dissesto idrogeologico che ormai è evidente a tutti. Scusateci, ma in tutto questo abbiamo anche il diritto di sapere quali danni alla falda sta producendo la posa di migliaia di pali conficcati nel terreno del Dal Molin. Non si può far finta di niente solo perché il cantiere della base Usa avanza».


Il presidio invita quindi tutti i cittadini ad illuminare Vicenza con una grande fiaccolata, la sera di sabato prossimo, portando in piazza la stessa dignità e la stessa indignazione di quattro anni fa e di far sentire forte la voce di un movimento tutt’altro che sconfitto ma cresciuto e maturato in anni duri ma anche straordinari. Un movimento che ha contribuito a cambiare il linguaggio della politica strutturando e riempiendo di significati concetti come “beni comuni” e “democrazia dal basso” e ottenendo anche importanti risultati. Ne sia un esempio, si legge in un comunicato stampa diffuso dal presidio, il Parco della Pace. I primi progetti della base militare prevedevano infatti il passaggio dell’intero perimetro del Dal Molin all’esercito statunitense.

Se oggi questa prospettiva è cambiata, sottraendo spazio alla base militare per destinarlo ad un uso pubblico verde, è solo grazie alla mobilitazione costante dei vicentini. «Per questo motivo – conclude Olol Jackson – in occasione della fiaccolata di sabato prossimo chiederemo con forza che il Parco della Pace venga consegnato al più presto alla comunità vicentina. Su questo punto, come pure sui reali danni al territorio che la costruzione della base militare sta causando, dobbiamo pretendere verità e giustizia, consapevoli del fatto che nessuno ci regalerà nulla ma tutto ce lo dovremo conquistare con le nostre mobilitazioni».

3 commenti:

  1. C'è un fatto però: ho un amico a Vicenza e lui mi assicura che molti vicentini siano a favore della base, perché dà lavoro. Senza la base, rimarrebbero accasati tantissimi vicentini. Oltretutto sempre questo mio amico ha detto che non danno chissà che fastidio.

    Nelle manifestazioni ci sono tante persone che non vivono a Vicenza: insomma mi chiedo chi abbia effettivamente interesse a non volere questa base.

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  2. Paòlo ed ancora premettiamo il lavoro...? Anche il costruire bombe è un lavoro, così come il costruire aerei che le porteranno...questo ci impedisce di immaginare e di desiderare un mondo di pace nel quale nessuna bomba verrà costruita e nessuna Aereo la porterà?
    Il Lavoro giustifica la distruzione metodica del territorio?
    La base Dal Molin non è un luogo di vacanza, ma una base operativa che porta la guerra nel mondo...perfettamente organica alla logica imperiale degli States. E' un luogo dove probabilmente permangono ed esistono ordigni nucleari...ha massacrato il territorio e compromesso l'equilibrio idrogeologico della città...E' un luogo di guerra la cui unica giustificazione è la morte...cos'altro saremo disposti a giustificare in nome del Lavoro?

    Abbraccio
    Namastè

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  3. @ Paòlo:
    p.s. indubbiamente però il lavoro è fondamentale in un a repubblica fondata sul lavoro, appunto, ma sono sicura che si possano e si debbano trovare indirizzi diversi da quelli della organizzazione metodica della guerra per affermare questo diritto-dovere.
    Un modello di sviluppo differente, compatibile e pacifista non sarebbe contro il lavoro e da qualche parte bisogna pur iniziare ad affermare che sarebbe possibile volendolo...

    Ri-abbraccio :-))
    Namastè

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