“La grande industria dell’agro-business è qui a Concôrdia da appena tre anni, noi da oltre 500… Siamo noi, l’agricoltura su scala familiare, ad essere sostenibili, nonostante la propaganda pubblicitaria dei grandi consorzi che qui sfruttano il clima propizio del Parà per accaparrarsi grandi aree e piantare il ‘dendé’, la palma da olio destinata principalmente alla produzione di bio-diesel”. Mentre dal finestrino del fuoristrada scorrono interminabili chilometri di piantagioni recintate di ‘dendé’, inframmezzate da allevamenti di bestiame e piccoli sprazzi di foresta, Jaciara, presidente del sindacato dei piccoli lavoratori rurali di Concôrdia, nel nord dello stato amazzonico del Parà, non riesce a trattenersi. La lotta impari, qui, in questo piccolo centro di circa 23.000 abitanti tra i piccoli contadini, da sempre abituati a sostenersi con le risorse della selva, soprattutto mandioca e alberi da frutto, il cacao, il cupuaçu, il pepe nero, che fa gola al mercato giapponese, e i ‘giganti’ dell’agro-business che comprano a prezzi stracciati le terre dei poveri per ‘riforestarle’ con la palma da olio. “Qui siamo in una terra poverissima al livello economico, abbiamo un solo ospedale per 23.000 persone, con sei medici, generici.
Una specie di ambulatorio dentistico per le emergenze, tutto il resto è ‘particular’, privato, l’alternativa sono tre ore di autobus per la capitale statale Belém” dice Jaciara, mentre passiamo davanti al mercato. Sui banchi qualche frutto, pesce e gamberi essiccati, il cibo per la gente dell'interno che viene qui a fare la spesa, e non avendo né luce né tanto meno frigoriferi nei villaggi di provenienza, ne fa una bella scorta. La grande quantità dei banchi è stracolma di prodotti che stonano, cappelli, scarpe, magliette, occhiali da sole, cellulari, orologi, tutti ‘made in China’ o nel sud del Brasile. Su altri sono in bella mostra diversi tipi di farine, quelle raffinate e imbustate al sud, che qui arrivano al mercato con un costo infinitamente minore di quello sopportato dai contadini per produrre quelle autoctone. “E pensare che un tempo non dovevamo lottare per avere da mangiare” sospira la sindacalista-contadina, e aggiunge: “Fino a 20 anni fa riuscivamo a vivere dei nostri frutti tradizionali, la terra non era un problema, andavi dal sindaco e ne chiedevi un pezzetto, lui indicava uno spazio libero a vista e ti ci piazzavi. Niente ‘madereiros’, commercianti di legname, ‘ganadeiros’ allevatori, o palme da olio. Si coltivava mandioca, che resta il principale prodotto agricolo anche oggi, e un po' di riso”. Quaranta chili di riso, dice ancora Jaciara, sfamavano una famiglia per un anno intero. Oggi il destino di Concôrdia, e di gran parte del Pará, sembra irrimediabilmente segnato. “L’agricoltura familiare non ha futuro…l’agro-business assorbe tutto, modifica lo stile di vita, avvelena le falde acquifere, impoverisce. Per gli agricoltori locali non ci sono benefici, le monocolture inaridiscono il terreno” si lamenta Jaciara. Crederle non è difficile, basta vedere le case fatiscenti, le fogne a cielo aperto, la povertà colpisce come uno schiaffo in pieno volto. A resistere sono in pochi, piccoli e coraggiosi che, con il contributo determinante di donne contadine come Jaciara, che lasciato il sindacato corre ad essiccare il pepe raccolto dal marito, continuano a portare avanti, tra mille difficoltà, le loro piccole coltivazioni tradizionali. (di Francesca Belloni)[FB]
Nessun commento:
Posta un commento
La moderazione dei commenti è stata attivata. Tutti i commenti devono essere approvati dall'autore del blog.
Non verranno presi in considerazione gli interventi non attinenti agli argomenti trattati nel post o di auto-promozione.
Grazie.