tratto da: www.rassegna.itLa graduatoria del World Economic Forum. Il nostro paese è dietro a Vietnam,
Ghana e Malawi, ultimo in Europa. Per differenze di salario tra uomini e donne scivoliamo addirittura al 121esimo posto. In vetta si confermano Islanda, Norvegia e Finlandia
Ghana e Malawi, ultimo in Europa. Per differenze di salario tra uomini e donne scivoliamo addirittura al 121esimo posto. In vetta si confermano Islanda, Norvegia e Finlandia
L'Italia è al 74esimo posto su 134 paesi nella classifica mondiale delle pari opportunità tra uomini e donne. Siamo ultimi in Europa. Tra i paesi avanzati, solo il Giappone è più indietro di noi, mentre ci precedono nazioni come Repubblica Domenicana, Vietnam, Ghana, Malawi, Romania e Tanzania. È quanto afferma il World Economic Forum nel suo rapporto pubblicato oggi (12 ottobre).
Nella graduatoria di quest'anno, afferma il Wef, l'Italia ha perso due posizioni rispetto al 2009. I primi quattro posti sono tutti dei paesi nordici, Islanda, Norvegia, Finlandia e Svezia nell'ordine, nazioni che continuano a lavorare per eliminare "le disparità di genere", afferma Klaus Schwab, fondatore e presidente del World Economic Forum. In fondo alla classifica troviamo Mali, Pakistan, Ciad e Yemen.
I problemi dell'Italia derivano dallo scarso indice di "partecipazione e opportunità nell'economia" (97mo posto), che emerge dalle differenze salariali (121mo posto) e dalla partecipazione alla forza lavoro (87mo) tra uomini e donne. Anche rispetto alla salute e all'aspettative di vita il nostro paese perde terreno: in un anno è sceso dall'88mo al 95mo posto a causa dell'aumento della disuguaglianza a danno delle donne.
"Le differenze tra i sessi - spiega Schwab - sono direttamente correlate con l'alta competitività economica: donne e ragazze vengono trattate in modo equo se un paese è in crescita e prospero. Abbiamo ancora bisogno di una vera rivoluzione per le pari opportunità, non soltanto mettendo insieme un largo gruppo di talenti sia in termini numerici che qualitativi, ma anche creando una maggiore sensibilità rispetto al problema nell'ambito delle nostre istituzioni", sottolinea il presidente del Wef, che organizza anche il forum di Davos.
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