da: www.greenme.it
Che mangiare da McDonald’s non sia salutare lo immaginiamo anche solo passando davanti ad uno qualsiasi dei fast food della catena del pagliaccio giallorosso. Le conferme arrivano da film e documentari, ma anche da esperimenti vari che ne testano "la longevità" e ne mettono in luce la dubbia consistenza del cibo servito nei famosi fast food.
L’ultima notizia in ordine di tempo che accusa McDonald’s riguarda i preoccupanti risultati di una serie di test condotti su un cospicuo numero di bicchieroni dati come gadget con l'Happy Meal oggetto del desiderio di migliaia di bambini perché recanti l’immagine di Shrek, l’orco più famoso del pianeta.
Ebbene, negli Stati Uniti ne erano stati ritirati la scorsa estate circa 12 milioni, perché contenenti livelli di cadmio superiori alla soglia di guardia.
Naturalmente, McDonald’s riteneva quel valore non pericoloso per la salute, ma non aveva affatto ragione. Il team di scienziati a cui sono state affidate le analisi, si è posto una semplice domanda: quanto cadmio viene ingerito da un bambino, anche solo toccando il bicchiere da cui beve?
La conclusione emersa elimina ogni dubbio: decisamente troppo.
E’ vero che si tratta di una sostanza contenuta nel fumo passivo, nelle pile, usato per produrre pigmenti e rivestimenti, quindi con cui un bambino entra facilmente in contatto ogni giorno senza che nessuno indaghi o si scaldi troppo.
Ma sappiamo che il cadmio può provocare seri danni alle ossa, ai polmoni, ai reni, e ne provoca ancora di più a ragazzini nell’età dello sviluppo. Qui parliamo di bicchieri, la portata del danno si amplifica.
A fornire i bicchieroni è stata la Arc International, che si è difesa sostenendo che il cadmio è assolutamente necessario per ottenere certe colorazioni e si è mostrata stupita del ritiro da parte di McDonald’s dei bicchieri sui quali aveva impresso ben quattro versioni della saga di Shrek.
D’altra parte, soltanto la categoria “toys” può presentare livelli di cadmio più alti. Forse pensavano che i bicchieroni potessero rientrarvi?
Anna Tita Gallo
Fonte: Chicago Tribune
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