Perforare fino a 4.000 metri di profondità i Campi Flegrei. Sondare le viscere del vulcano per raccogliere dati scientifici e per sfruttare un domani l’energia geotermica. L’inizio delle operazioni è previsto in questi giorni a Bagnoli, alla periferia di Napoli.
E’ un progetto internazionale guidato dall‘Ingv (Istituto nazionale di geofisica e vulcanologgia) ma in Italia se ne parla poco. Ne scrivono invece i siti scientifici americani, e lasciano trapelare non poca preoccupazione.
C’è la possibilità, dicono, di innescare terremoti ed addirittura eruzioni, e di rilasciare sostanze inquinanti nell’aria.
Le perforazioni nei Campi Flegrei costituiscono il “Campi Flegrei Deep Drilling Project”. L’Ingv lo definisce “probabilmente il più importante esperimento al mondo nel campo della vulcanologia”, e smentisce tramite agenzie di stampa l’esistenza dei rischi tratteggiati negli Stati Uniti.
Però Benedetto de Vivo, docente di Geochimica al’Università di Napoli, su un sito scientifico americano avverte: nessuno ha mai provato a titillare le viscere di un vulcano fino alla profondità prevista dal progetto. E secondo lui può essere pericoloso.
E’ un progetto internazionale guidato dall‘Ingv (Istituto nazionale di geofisica e vulcanologgia) ma in Italia se ne parla poco. Ne scrivono invece i siti scientifici americani, e lasciano trapelare non poca preoccupazione.
C’è la possibilità, dicono, di innescare terremoti ed addirittura eruzioni, e di rilasciare sostanze inquinanti nell’aria.
Le perforazioni nei Campi Flegrei costituiscono il “Campi Flegrei Deep Drilling Project”. L’Ingv lo definisce “probabilmente il più importante esperimento al mondo nel campo della vulcanologia”, e smentisce tramite agenzie di stampa l’esistenza dei rischi tratteggiati negli Stati Uniti.
Però Benedetto de Vivo, docente di Geochimica al’Università di Napoli, su un sito scientifico americano avverte: nessuno ha mai provato a titillare le viscere di un vulcano fino alla profondità prevista dal progetto. E secondo lui può essere pericoloso.
I Campi Flegrei sono una caldera. Ossia la bocca di un supervulcano che dorme o dormicchia anche per centinaia di migliaia di anni (tutto il tempo per costruirci su case e quant’altro) e poi si sveglia di botto. Un gran botto devastante: l’ultimo fu circa 39.000 anni fa.
Ovvia la necessità di raccogliere quanti più dati possibili, di spiare in ogni modo l’attività dei Campi Flegrei per raccogliere i segni di un possibile risveglio. Senza contare che dalle viscere del vulcano si potrebbe trarre energia geotermica.
In questa prospettiva si situa la ricerca. Fa capo al prestigioso Icdp (International Continental Scientific Drilling Program), che però nella pagina dedicata al progetti nei Campi Flegrei non fa cenno al “buco” di 4.000 metri a Bagnoli. Ne parla invece l’Ingv, in un comunicato stampa di marzo, dicendo di aver ricevuto l’approvazione dell’Icdp.
Il progetto è in due fasi. Ora si tratta di scavare un buco profondo 500 metri nell’ex area industriale di Bagnoli: inizio previsto in questi giorni, appunto. L’anno prossimo si trivellerà fino a 4.000 metri per misurare la temperatura delle rocce e installare sensori in grado di tenere d’occhio l’attività del vulcano.
Sotto i 3.000 metri gli scienziati si aspettano di trovare acqua caldissima, con temperatura superiore ai 100 gradi ma mantenuta allo stato liquido (anzichè di vapore) dalla pressione delle rocce. Potrebbe servire per azionare turbine e produrre energia geotermica con un’efficienza di decine di volte superiore rispetto ai metodi tradizionali.
L’anno scorso il New Scientist ha pubblicato un articolo piuttosto critico sul progetto. E’ firmato da Axel Bojanowski e può essere letto solo su abbonamento: ma è di libero accesso la recensione effettuata da PopSci, un altro prestigioso sito scientifico americano.
Il succo: le trivellazioni potrebbero innescare eruzioni più o meno forti. E addirittura catastrofiche se si imbattessero in una delle principali vene di magma.
Pochi giorni fa ci è tornato su nientemeno che Nature News, che fa capo alla prestigiosa rivista scientifica Nature, con un’intervista al professor de Vivo. Dice: se le trivelle si imbattessero nel magma potrebbe verificarsi un’esplosione nel pozzo o potrebbero innescarsi terremoti di piccola entità ma comunque dannosi in un’area così densamente popolata.
Inoltre secondo lui dallo scavo possono uscire metalli pesanti e sostanze tossiche.
L’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia non vede rischi. In un comunicato affidato all’agenzia Agi “ribadisce che qualunque notizia allarmistica sulle attività del Progetto Campi Flegrei è assolutamente priva di fondamento, e diffusa da persone non a conoscenza dei fatti”. Nature, PopSci e il docente di Geochimica prendano nota.
I Campi Flegrei su Wikipedia
sul sito dell’Icdp il progetto per la trivellazione ai Campi Flegrei
Sul sito dell’Ingv perforazione profonda ai Campi Flegrei
il comunicato stampa su “Campi Flegrei Deep Drilling Project” pubblicato sul sito dell’Istituto nazionale di Geofisica e Vulcanologia
Sul New Scientist il progetto per cercare il calore sotto un supervulcano
Su PopSci la trivellazione nel vulcano innescherà un’eruzione che distruggerà Napoli?
Su Nature News la trivellazione nel vulcano suscita dubbi sulla sicurezza
Su Agi l’Ingv smentisce che esistano rischi legati alla ricerca nei Campi Flegrei
Via Il Mattino
Foto Flickr
il comunicato stampa su “Campi Flegrei Deep Drilling Project” pubblicato sul sito dell’Istituto nazionale di Geofisica e Vulcanologia
Sul New Scientist il progetto per cercare il calore sotto un supervulcano
Su PopSci la trivellazione nel vulcano innescherà un’eruzione che distruggerà Napoli?
Su Nature News la trivellazione nel vulcano suscita dubbi sulla sicurezza
Su Agi l’Ingv smentisce che esistano rischi legati alla ricerca nei Campi Flegrei
Via Il Mattino
Foto Flickr
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