Luca Galassi
'Non possiamo fermare le migrazioni, questa è la sola evidenza dalla quale partire'
Scafisti che gettano migranti in acqua, alla vista delle motovedette italiane. E' successo al largo di Pantelleria, dove sono stati soccorsi quaranta cittadini tunisini. la notiza, strillata dalle agenzie, aveva fatto temere una nuova strage nel Mediterraneo. Un mare caro a Erri De Luca, che ha scritto Solo andata, righe che vanno troppo spesso a capo.
Un altro naufragio, un'altra migrazione interrotta dalla morte. Ciò che non possono le nostre motovedette può il mare. Perché oggi più che mai occorre costruire ponti, accogliere, incontrare i "naufraghi, migratori senz'ali, contadini d'Africa e di Oriente"?
L'Italia è geograficamente un pontile nel Mediterraneo. La illustrano a scuola sotto la forma dello stivale, ma la vedo piuttosto come un braccio che si stacca dalla spalla di Europa e si allunga verso sud e oriente. La Puglia sono quattro dita unite e la Calabria un pollice divaricato. La Sicilia un fazzoletto al vento che saluta. L'Italia è generosa di approdi, da qui il suo destino. La storia dipende dalla geografia. Noi che siamo stati terra di fuga, ora siamo terra di arrivo. Ogni volta che succede un naufragio lo commettiamo noi e non il mare. Non possiamo fermare le migrazioni, questa è la sola evidenza dalla quale partire
Cosa diresti a un migrante per convincerlo a non venire nel nostro Paese? Cosa invece per persuaderlo a farlo?
Lo convincerei a venire e poi a proseguire oltre. Mi farei contrabbandiere presso tutte le nostre frontiere aiutando il passaggio verso nord. L'Europa sarà così piu' unita.
Il Mediterraneo che ha nutrito questi popoli per anni oggi è crudele e inaccessibile. Cosa possiamo fare perché questo mare nostro diventi anche mare loro?
Il Mediterraneo oggi trasporta vite in viaggio. Le proibizioni, gli sbarramenti, impotenti a contenere hanno questo risultato: rendere lucroso il trasporto, fare del corpo umano la più pregiata merce di consegna. Non possiamo farci niente nello stato di incapacità di intendere e volere, nello stato di infermità mentale dei nostri rappresentanti pubblici.
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