martedì 7 dicembre 2010

Il leone e la gazzella

di Christian Elia
 
Un documentario racconta gli aleviti turchi, né sunniti né sciiti, stretta tra tradizione e repressione
 
In questo tempo obliquo, dove tutto si sfuma, la dicotomia tende a rendersi necessaria. Ecco che tutto si colora di bianco o nero, si racconta come buono o cattivo. L'arcipelago islamico non fa differenza. Un mondo intero viene ridotto alla cesura tra sunniti e sciiti, ignorando secoli e tradizioni altre, che sopravvivono come fiumi carsici.
Gli aleviti sono una di queste declinazioni che rifiutano di farsi imprigionare nelle declinazioni che altri scelgono per loro. Né sunniti, né sciiti. Punto e basta. Il leone e la gazzella, documentario di Fabio Salomoni e Davide Sighele, prodotto da Osservatorio sui Balcani, offre uno spazio a questa comunità. Un'autorappresentazione necessaria, un idea di sé, che trova uno dei suoi momenti di conferma nella celebrazioni che si tengono a Hacibektas, ogni anno ad agosto, nel cuore della Turchia.
Arrivano questi fedeli, per venerare e tener vivo il ricordo di Haci Bektas Vali, un derviscio e un viaggiatore, giunto in Anatolia dal Khorasan, la culla del misticismo sufista, nel cuore dell'Asia. Visse, predicò e morì in questo villaggio, nel XIII secolo d.c. La sua tomba non ha mai smesso di attirare i fedeli che hanno seguito i suoi insegnamenti, diffusi dalla confraternita sufi dei Bektashi. Un insegnamento di pace e tolleranza, di rispetto ed eguaglianza, in primis tra uomo e donna.
Ecco che gli aleviti non pregano in moschea, ma in uno spazio pubblico chiamato cemevi, dove il dede - leader spirituale - guida canti e balli di uomini e donne, fedeli alla tradizione che vede nelle danze un mezzo per alleggerire l'anima, avvicinandola a Dio. Una leggerezza intollerabile per i fanatici, in particolare sunniti. Mentre gli sciiti, pur non condividendone l'eterodossia, tendono a tollerare gli aleviti che condividono con loro l'adorazione dell'imam Alì, i sunniti li ritengono non musulmani (non hanno l'obbligo delle cinque preghiere) e spesso - in Turchia come altrove - li hanno perseguitati. Motivo per il quale è difficile stabilire quanti siano gli aleviti in Turchia. Dieci, forse quindici milioni. Tanti sono all'estero, ormai, tanti altri non sono turchi, ma curdi. Come se due corsi d'acqua carsici s'intrecciassero nella'indifferenza di Ankara, quando va bene. Quando male, come nel 1993, perdono la vita trenta persone. Sivas, nell'Anatolia centrale. Un raduno di intellettuali aleviti viene attaccato da fanatici che, nell'impotenza negligente della polizia, appiccano il fuoco all'albergo che ospitava il simposio.
Una strage, che indigna l'opinione pubblica internazionale. Oggi i diritti degli aleviti sono uno dei temi che la Turchia affronta nel suo cammino verso l'Unione Europea. Intanto, con orgoglio, si raccontano in questo documentario.

link http://it.peacereporter.net/articolo/25611/Il+leone+e+la+gazzella

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