di Matteo Dell'Aira
Abdullah è un anziano afgano ricoverato per una ferita all'ospedale di Emergency a Lashkargah. Ha vissuto gran parte della sua vita sfiorando la guerra: alla fine l'ha incontrata
Dice di avere ''almeno'' novant'anni.
Ha gli occhi buoni, Abdullah.
Ringrazia sempre tutti, quando gli si porta il cibo o quando gli si cambia la medicazione.
Non sa leggere né scrivere, è vissuto sempre a Musa Qala, un distretto a quattro ore di macchina a nord di Lashkagah.
All'inizio gli è stato spiegato che il tappo del succo di frutta va svitato, altrimenti non esce nulla.
E' la seconda volta in tutta la sua vita che arriva in questa città, la prima con alcuni dei suoi figli, ne ha undici, a portare il cotone da vendere.
La seconda è questa, per essere ricoverato nel nostro ospedale.
Non ha nemmeno mai visto Kabul in tutta la sua vita.
Si ricorda del tempo di re Zair Shah,''che voleva aprire molte scuole'' nel suo distretto. Ma si ricorda anche dei tempi precedenti. Si ricorda che sono almeno sessant'anni che sente e vede combattimenti e guerre nel suo paese.
Si ricorda che anche questa volta c'è stato un feroce combattimento, lui era nei campi ad aiutare i propri figli. Si ricorda di aver sentito un gran bruciore dietro. Poi, più nulla.
E' arrivato da noi in stato di shock. Il proiettile entrato dal suo gluteo è uscito dalla sua pancia.
E' stato operato e ora è un paziente modello.
I suoi occhi vivaci ma stanchi non smettono di ammirare tutto quello che gli capita intorno.
Continua a ringraziarci per tutto quello che facciamo, per la bellezza e l'utilità del nostro ospedale, che ''cura tutti gratuitamente'' e dove ''addirittura'' non deve pagare per il cibo che gli viene servito tre volte al giorno.
Probabilmente oggi andrà a casa e, come continua a ripetere, parlerà a tutti di come si è trovato bene all'ospedale di Emergency a Laskargah.
Alla sua memoria fatta di lavoro, fatica, povertà e guerra, si è aggiunto un nuovo ricordo da adesso in poi, un piccolo ma luminoso tassello di speranza.
Chissà se era scritto nel suo destino che avrebbe incontrato la guerra alla sua veneranda età, dopo aver trascorso un lungo pezzo di vita, sempre sfiorandola.
Matteo Dell'Aira*
(*Coordinatore medico dell'ospedale di Emergency a Lashkargah, Helmand)
link http://it.peacereporter.net/articolo/25721/Il+vecchio+e+la+guerra
Ha gli occhi buoni, Abdullah.
Ringrazia sempre tutti, quando gli si porta il cibo o quando gli si cambia la medicazione.
Non sa leggere né scrivere, è vissuto sempre a Musa Qala, un distretto a quattro ore di macchina a nord di Lashkagah.
All'inizio gli è stato spiegato che il tappo del succo di frutta va svitato, altrimenti non esce nulla.
E' la seconda volta in tutta la sua vita che arriva in questa città, la prima con alcuni dei suoi figli, ne ha undici, a portare il cotone da vendere.
La seconda è questa, per essere ricoverato nel nostro ospedale.
Non ha nemmeno mai visto Kabul in tutta la sua vita.
Si ricorda del tempo di re Zair Shah,''che voleva aprire molte scuole'' nel suo distretto. Ma si ricorda anche dei tempi precedenti. Si ricorda che sono almeno sessant'anni che sente e vede combattimenti e guerre nel suo paese.
Si ricorda che anche questa volta c'è stato un feroce combattimento, lui era nei campi ad aiutare i propri figli. Si ricorda di aver sentito un gran bruciore dietro. Poi, più nulla.
E' arrivato da noi in stato di shock. Il proiettile entrato dal suo gluteo è uscito dalla sua pancia.
E' stato operato e ora è un paziente modello.
I suoi occhi vivaci ma stanchi non smettono di ammirare tutto quello che gli capita intorno.
Continua a ringraziarci per tutto quello che facciamo, per la bellezza e l'utilità del nostro ospedale, che ''cura tutti gratuitamente'' e dove ''addirittura'' non deve pagare per il cibo che gli viene servito tre volte al giorno.
Probabilmente oggi andrà a casa e, come continua a ripetere, parlerà a tutti di come si è trovato bene all'ospedale di Emergency a Laskargah.
Alla sua memoria fatta di lavoro, fatica, povertà e guerra, si è aggiunto un nuovo ricordo da adesso in poi, un piccolo ma luminoso tassello di speranza.
Chissà se era scritto nel suo destino che avrebbe incontrato la guerra alla sua veneranda età, dopo aver trascorso un lungo pezzo di vita, sempre sfiorandola.
Matteo Dell'Aira*
(*Coordinatore medico dell'ospedale di Emergency a Lashkargah, Helmand)
link http://it.peacereporter.net/articolo/25721/Il+vecchio+e+la+guerra
Caro Abdullah,
RispondiEliminati chiedo scusa per quello che stanno facendo a te ed al tuo paese. Sappi che, forse, un pasto di quelli che hai consumato è stato offerto anche da me e da tanti altri italiani onesti e sensibili. Possa la Pace discendere su di te.
walter
Grazie Walter è un bel pensiero al quale mi associo.
RispondiEliminaUn abbraccio
Namastè