mercoledì 1 dicembre 2010

Lotta all'Aids, ottimismo e cautela

Le cifre della lotta al virus migliorano: in 10 anni i contagi calati di un quinto. Ma nel 2009 gli infettati restano 2,6 milioni, la maggior parte nei paesi più poveri. Le associazioni internazionali: "Il mondo faccia di più"

Con un prudente ottimismo si celebra oggi, primo dicembre, la giornata mondiale della lotta all'Aids. Esperti e associazioni fanno infatti sapere che dal 1999 a oggi i contagi sono calati di un quinto (il 19 per cento) raggiungendo i 2,6 milioni nel 2009 secondo l'agenzia Onusida (l'agenzia Onu che si occupa della malattia).

Un calo che testimonierebbe l'efficacia delle nuove cure e dei sistemi di prevenzione, ma l'emergenza resta comunque alta. L'anno scorso, sempre secondo i dati dell'Onusida, l'aids ha ucciso circa 2 milioni di persone in tutto il mondo. A fronte di questa cifra, ancora altissima, si riscontrano tuttavia alcuni successi. L'accesso alle cure si ampliato e oltre 5,2 milioni di abitanti dei paesi in via di sviluppo hanno avuto accesso alle cure retrovirali nel 2009 contro le 700.000 del 2004.


Nei paesi a basso e medio reddito, tra l'altro, il 53 per cento delle donne in gravidanza sieropositive nel 2009 ha ricevuto farmaci antiretrovirali per prevenire la trasmissione da madre a figlio dell'Hiv, rispetto al 45 per cento nel 2008. Uno dei progressi più significativi si è ottenuto in Africa orientale e meridionale, secondo l'Unicef, dove tale percentuale salita di 10 punti, dal 58 per cento del 2008 al 68 per cento del 2009.

Per ottenere l'obiettivo di una generazione libera dall'Aids, però, bisogna fare di più. "Dobbiamo raggiungere le comunità più colpite. Ogni giorno, circa 1.000 bambini in Africa sub-sahariana contraggono l'Hiv attraverso la trasmissione da madre a figlio", dice Anthony Lake, Direttore generale dell'Unicef.

Il virus, infatti, resta una delle maggiori cause di mortalità tra le donne in età riproduttiva a livello globale e una delle maggiori cause di mortalità materna nei paesi dove l'epidemia è generalizzata. Secondo i dati Unicef, in Africa Sub-sahariana, il 9 per cento della mortalità materna riconducibile all'Hiv e Aids. "Ogni anno circa 370.000 bambini nascono con l'Hiv. Ognuna di queste infezioni si può prevenire", afferma Michel Sidib, Direttore generale di Onusida. "Dobbiamo fermare le morti delle madri e i contagi dei bambini. Ecco perché ho posto l'obiettivo dell'eliminazione virtuale della trasmissione da madre a figlio dell'Hiv entro il 2015".

Secondo le Nazioni Unite, il 2010 sarebbe dovuto essere l'anno del raggiungimento dell'accesso universale alle cure. In realtà, ricorda Actionaid le persone sottoposte ai trattamenti anti-retrovirali sono solo un terzo di quante ne avrebbero urgentemente bisogno. La denuncia e' contenuta nel rapporto 'Ogni promessa e' debito: l'Italia e la lotta all'Aids', che analizza il ruolo dell'Italia nella lotta all'Aids rispetto a due elementi fondamentali: le risorse e il rafforzamento dei sistemi sanitari. I dati positivi non devono ingannare, ha sottolineato Marco Simonelli, curatore del rapporto, "sebbene le risorse impegnate dalla comunità internazionale dei donatori siano raddoppiate negli ultimi 4 anni, rimane ancora elevata la distanza tra le risorse disponibili e quelle necessarie per combattere la pandemia".

Liberarsi dall'Aids è dunque possibile, a condizione che la comunità internazionale aumenti gli interventi per fornire accesso universale alla prevenzione, ai trattamenti e alla protezione sociale per l'Hiv. E' quanto si legge nel documento 'Bambini e Aids: quinto rapporto di aggiornamento' realizzato da Unicef, Oms, Unfpa, Unesco e Unaids.

link http://www.rassegna.it/articoli/2010/12/01/69271/lotta-allaids-ottimismo-e-cautela

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