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Spesso definite come crociate valorose che sfidano la cultura sciovinista afghana, molte candidate di sesso femminile che concorrono alle elezioni parlamentari di domani, possono infatti essere proprio l’opposto e cioè potrebbero essere state delegate dai Signori della guerra. L’Independent, riporta la preoccupazione di numerose attiviste per i diritti delle donne sulla rivendicazione che a Kabul vi sia un numero record di candidate donne che hanno poco interesse nel portare avanti i propri programmi politici o la promozione delle donne e dei diritti umani.
di Teresa Scherillo
Il numero di partecipanti di sesso femminile alla tornata elettorale di domani appare un trionfo. In realtà potrebbe nascondere brutte sorprese.
Spesso definite come crociate valorose che sfidano la cultura sciovinista afghana, molte candidate di sesso femminile che concorrono alle elezioni parlamentari di domani, possono infatti essere proprio l’opposto e cioè potrebbero essere state delegate dai Signori della guerra. L’Independent, riporta la preoccupazione di numerose attiviste per i diritti delle donne sulla rivendicazione che a Kabul vi sia un numero record di candidate donne che hanno poco interesse nel portare avanti i propri programmi politici o la promozione delle donne e dei diritti umani.
BURATTINI DEI SIGNORI DELLA GUERRA - Invece, dicono le attiviste, molte candidate sono pedine in un gioco di patronato, con le vincitrici attese in primo luogo per tutelare gli interessi di qualsiasi uomo forte o mafioso che ha finanziato la loro campagna. E’solo uno dei problemi che circondano un voto che sarà quasi certamente segnato da un alto tasso di violenza. I talebani hanno lasciato lettere al di fuori centinaia di moschee, come monito ai residenti di non recarsi alle urne e hanno minacciato la violenza contro chiunque vi partecipi. Ci sono anche questioni di competenza fra la Commissione elettorale indipendente, l’organismo responsabile della gestione del voto e gli osservatori anti-brogli, le cui competenze sono state annacquate dopo le ultime elezioni presidenziali che hanno visto la vittoria di Hamid Karzai, ma anche l’invalidamento di quasi un milione di voti espressi per lui lo scorso anno.
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