tratto da: www.satya-yuga.net/
In India la natura è associata da sempre alla donna. Il concetto di SHAKTI rappresenta il principio creativo femminile, l’energia cosmica creatrice di vita che pervade l’universo.
SHAKTI è anche la compagna o la parte femminile di ogni divinità. Si dice che “Siva senza la sua Shakti è Shava, un cadavere.
SHAKTI si manifesta attraverso PRAKRTI, la NATURA. L’essenza della Natura comprende la rigenerazione, il nutrimento di ogni esistenza e attività dalle forme più semplici di vita a quelle più complesse.
Sono le donne che partecipano quotidianamente al principio vitale che governa la natura. Sono le donne , infatti, in India e in molti altri paesi, che da sempre svolgono le attività che servono da sostentamento per la famiglia e l’intera comunità. Come per es. la selezione e la preservazione dei cicli biologici della coltivazione.
L’albero, nella cultura indiana riveste una particolare importanza. Ricorre molto spesso nella simbologia della Sacre Scritture Vediche, ma anche nel Buddhismo dove l’illuminazione del Buddha avviene sotto un albero (l’albero della bodhi). L’immagine simbolica del ponte che unisce il cielo e la terra è rappresentata nello Yoga con la posizione dell’albero (VRKSHASANA).
Questa visione del mondo e della Natura è chiaramente in contrasto con la visione occidentale importata nelle colonie orientali del XIX secolo. In essa la NATURA è concepita come materia inerte e fonte di possibili guadagni. La NATURA deve essere governata, dominata dall’uomo, pensata come un elemento femminile da soggiogare.
Questo atteggiamento di tipo patriarcale e maschilista ha portato all’aggressione del patrimonio ambientale che diventa violenza verso le comunità che vivono nel rispetto della NATURA ed in simbiosi con essa.
Le foreste dell’India sono una risorsa fondamentale per la sussistenza delle popolazioni rurali e tribali e sono fonte di cibo, foraggio, combustibile, radici, frutti, fertilizzanti, erbe medicinali e sono essenziali per la stabilità del suolo e per le risorse di acqua.
Ma, sempre più spesso, le foreste vengono tagliate per fini commerciali e industriali, così, rendendosi conto degli enormi ed irreversibili danni provocati all’ambiente sono nati dei movimenti per la protezione e salvaguardia delle foreste inspirati alle forme di lotta non violente del Mahatma Gandhi.
Uno dei movimenti più famosi che lotta per la sopravvivenza degli ecosistemi delle foreste himalayane è il CHIPKO ANDOLAN (il movimento dell’abbraccio degli alberi).
Il CHIPKO ANDOLAN nasce negli anni ’40 quando alcuni discepoli di Gandhi che si trasferirono nella regione himalayana, cominciarono ad osservare le terribili alluvioni che riversavano nel Gange a causa della deforestazione continua e della coltivazione di pini commerciali al posto di alberi a foglia larga.
Il movimento si ispirò ad una storia vera avvenuta nel 1730 in Rajasthan, in un villaggio nel deserto del Thar, abitato dalla comunità BISHNOI, comunità ancora esistente che considera sacri animali, piante ed alberi.
A quell’epoca il maharaja Abhay Singh per poter costruire il suo nuovo palazzo, ordinò l’abbattimento di tutti gli alberi di khejri della zona.
Amrita Devi, madre di 3 figlie, si oppose abbracciandosi ad uno degli alberi considerati sacri e venne decapitata. Le figlie seguirono l’esempio della madre e così tante altre persone tra cui, uomini, donne e bambini, per un totale di 363 persone. Il Maharaja, impressionato dal coraggio di queste persone, per espiare la sua colpa e rendere onore a coloro che si erano sacrificati emise un decreto reale che proibiva il taglio di alberi verdi e l’uccisione di animali all’interno o nei pressi dei villaggi dei BISHNOI.
Ancora oggi queste comunità vivono in perfetta simbiosi con la natura allevando il bestiame che curano con infinito amore e praticando l’agricoltura. Sono riusciti ad ottenere un particolare modo per la conservazione e il mantenimento dell’habitat naturale di numerose specie assicurandosi allo stesso tempo raccolti migliori rispetto alle altre comunità rurali.
Negli anni ’70 in India ci furono molte manifestazioni popolari contro il taglio selvaggio e lo sfruttamento ad opera di appaltatori stranieri. Le donne cominciarono a lottare abbracciandosi agli alberi e urlando come slogan la poesia della poetessa attivista del CHIPKO ANDOLAN Ganshyam Raturi
ABBRACCIA I NOSTRI ALBERI
SALVALI DALL’ABBATTIMENTO
LA PROPRIETA’ DELLE NOSTRE COLLINE
SALVALA DAL SACCHEGGIO
Nel 1973 Sarala Bahin, una donna che pascolava le mucche, appena vide degli uomini avvicinarsi con delle scure, chiamò a raccolta le compagne urlando:
QUESTA FORESTA E’ LA NOSTRA MADRE
QUANDO C’E’ POCO CIBO VENIAMO QUI
A RACCOGLIERE ERBE E FRUTTA SECCA
PER NUTRIRE I NOSTRI BAMBINI
TROVIAMO PIANTE E FUNGHI
NON POTETE TOCCARE QUESTI ALBERI
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