EOLICO: Anche la Procura di Crotone, dopo quella di Trapani, indaga sugli interessi delle cosche nel business delle pale. Il fisico Silvestrini: «è nelle pieghe di un sistema in affanno che si infilano i soggetti mafiosi»
Il giorno successivo al maxisequestro, per oltre un miliardo e mezzo di euro, dei beni del “signore del vento”, l’imprenditore trapanese Vito Nicastri, ecco che la Procura di Crotone lancia un segnale chiaro in sostegno ai colleghi siciliani. I magistrati calabresi hanno infatti ordinato una serie di perquisizioni tra i Comuni di Melissa e Strongoli per accertare la presenza della ‘ndrangheta nella costruzione del parco eolico della zona. Realizzato dall’Edison di Bologna, il complesso si è meritato l’attenzione degli inquirenti che indagano a tutto campo per verificare una serie di presunti reati: dal mancato rispetto dei vincoli paesaggistici e ambientali, a presunti atti di corruzione interna all’amministrazione regionale fino all’infiltrazione nella gestione dei lavori di ditte legate alla criminalità organizzata locale. Ma l’acquisizione di nuovi elementi di prova, seguita alle perquisizioni di ieri, mira soprattutto a chiarire quanto in profondità si sia spinto l’interesse della ‘ndrangheta nell’affare eolico.
Era stato il direttore centrale della Dia Antonio Gironecstanno accertando come in molti settori dell’energia alternativa ci siano chiari inserimenti della criminalità organizzata».
Con l’attrattiva degli incentivi, le difficili procedure di aggiudicazione e la grande redditività della produzione dell’energia finale, l’investimento nell’eolico attira gli interessi delle cosche. Un megawatt di energia prodotta viene venduto a circa 2 milioni di euro, cui va aggiunta la componente di guadagno data dagli incentivi (in media 11 cen tesimi a chilowattora) tra i più alti in Europa. Il sistema che corrisponde le somme a lavoro finito «è saggio», come valuta il fisico e direttore di Kyoto Club Gianni Silvestrini, «perché risponde all’interesse che gli impianti vengano completati e funzionino bene. Ma il problema resta che gli incentivi ora sono troppo alti mentre le procedure autorizzatorie eccessivamente complesse».Era stato il direttore centrale della Dia Antonio Gironecstanno accertando come in molti settori dell’energia alternativa ci siano chiari inserimenti della criminalità organizzata».
La «melassa» in cui si è finiti, continua l’esperto, «ha originato l’attenzione della criminalità organizzata. Se ci vogliono due o tre anni prima che la Regione esprima il proprio parere su un progetto, il mercato si paralizza e si favorisce la corruzione». Dal controllo del territorio, passando per la disponibilità di capitali fino ad arrivare alla mediazione con gli enti locali, tutto sembra giocare in favore dei clan. Ma non solo. Vito Nicastri è finito nel mirino della magistratura perché svolgeva l’attività di “sviluppatore”: acquisendo il diritto di superficie, realizzava gli impianti curando tutti gli aspetti burocratici e poi li rivendeva, chiavi in mano, all’imprenditore straniero o del Nord Italia con ingenti guadagni. Se l’energia del vento si sta inquinando nel vasto bacino dell’interesse mafioso, insomma, occorre agire in favore di procedure più lineari e trasparenti. è uno degli obiettivi principali della proposta di legge popolare avanzata dal comitato “Sì alle rinnovabili, no al nucleare” , per la quale si stanno raccogliendo in questi giorni le firme. Dalle fonti alternative si deve continuare a produrre ricchezza. Questa volta pulita.
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