Quella dei fruttariani è una scelta radicale, sostenuta da motivazioni etiche e salutistiche. Ma c'è anche chi avanza qualche dubbio.
La dieta dei nostri antenati
Come suggerisce la parola, i fruttariani aderiscono al fruttarismo, al tempo stesso una dieta e uno stile di vita. Scelgono di mangiare solo o prevalentemente frutta, magari accompagnata da ortaggi a frutto (pomodori, cetrioli…) e da verdure a foglia. Qualcuno integra la dieta con cereali e legumi germogliati e con semi oleosi. «Non esiste uno standard preciso con cui definirsi fruttariano, e comunque esiste una certa elasticità, senza cadere quindi nel fanatismo» sottolinea Luciano Gianazza, traduttore dei libri di Arnold Ehret e fondatore del sito www.arnoldehret.it. Dietro queste scelte varie motivazioni: la volontà di rispettare la natura e di non usare violenza su animali e piante, la ricerca di un benessere totale.
Come suggerisce la parola, i fruttariani aderiscono al fruttarismo, al tempo stesso una dieta e uno stile di vita. Scelgono di mangiare solo o prevalentemente frutta, magari accompagnata da ortaggi a frutto (pomodori, cetrioli…) e da verdure a foglia. Qualcuno integra la dieta con cereali e legumi germogliati e con semi oleosi. «Non esiste uno standard preciso con cui definirsi fruttariano, e comunque esiste una certa elasticità, senza cadere quindi nel fanatismo» sottolinea Luciano Gianazza, traduttore dei libri di Arnold Ehret e fondatore del sito www.arnoldehret.it. Dietro queste scelte varie motivazioni: la volontà di rispettare la natura e di non usare violenza su animali e piante, la ricerca di un benessere totale.
«Una dieta ricca di frutta maturata al sole porta nel corpo i raggi del sole, rende l’animo più felice e dissolve con il tempo sentimenti negativi come l’odio e il risentimento» spiega Gianazza. Decisiva anche la convinzione che la frutta sia il cibo più adatto per l’uomo. «I nostri antichi progenitori non erano carnivori, non erano erbivori, non erano onnivori, erano semplicemente dei fruttariani e lo furono per moltissimi anni, i primi della loro esistenza. Essi, non ancora bipedi, vivevano sugli alberi della foresta, che dava loro l’unico cibo al quale la specie umana è biologicamente adatta, cioè la frutta succosa e dolce, che ancora oggi istintivamente appetiamo e cerchiamo da piccoli finché conserviamo i nostri sani istinti alimentari....
Quindi noi tuttora nasciamo fruttariani, non ci sono dubbi, non ce ne possono essere, da bambini desideriamo e rubiamo la frutta, non la carne, non la verdura, essendo attirati unicamente dal cibo più confacente alla nostra struttura fisiopsichica e quindi nutrizionalmente ottimale” riporta il sito citando il professor Armando D’Elia, pioniere del vegetarianismo, scomparso nel 1992.
Secondo lui, i cereali non sono adatti per l’uomo perché richiedono molto impegno per essere digeriti, cioè sostanzialmente l’organismo li deve scindere per trasformarli in zuccheri semplici . Questi invece sono già presenti nella frutta, che infatti è ben digeribile tranne, come sappiamo, quando lo stomaco è già ingombro di altri cibi, cioè a fine pasto.
Un altro motivo che farebbe propendere per la frutta è la scarsità di proteine, nutrienti che nella dieta attuale sono in eccesso. L’unico problema, dice d’Elia, riguarda però la nature della frutta odierna, artefatta per venire incontro alle esigenze di mercato. In particolare risulta più ricca di zuccheri. Perciò, afferma, al momento è bene integrare la dieta con ortaggi; ma in futuro, con gli sviluppi dell’agricoltura biologica e il recupero della frutta tradizionale, si potrà tornare a mangiare solo questo alimento, proprio come i nostri progenitori.
“In realtà i nostri progenitori non erano frugivori assoluti, si nutrivano anche di cereali e semi” afferma il dottor Paolo Pigozzi, medico nutrizionista, autore di vari libri (tra cui La dieta del cuore, ADV 2010). Il nutrizionista riconosce comunque a ortaggi e frutti un ruolo fondamentale per il nostro benessere e per l’attivazione del nostro metabolismo da cui la necessità di consumarne in grandi quantità. A suo parere, però, una dieta di sola frutta sarebbe problematica per più motivi, a cominciare dalla scarsità di proteine.
Insomma, le proteine vegetali di semi oleosi, cereale e legumi sono indispensabili, eventualmente sotto forma di germogli se si intende seguire una dieta crudista, molto vantaggiosa dal punto di vista della digestione e del profilo nutrizionale. Anche i fruttariani preferiscono il crudismo. “Tutto senza cottura, quindi vengono mangiati solo quei frutti che sono gradevoli al palato, non c’è alcuna forzatura. Se le melanzane non hanno un gusto piacevole non vengono mangiate. In pratica viene dato ascolto ai sensi, se qualcosa non è piacevole come sapore o come odore senza manipolarlo con delle spezie e condimenti, probabilmente non è adatto all’alimentazione umana” spiega Luciano.
La frutta deve essere di qualità
Secondo Gianazza, se affrontiamo il fruttarismo con gradualità e con qualche attenzione, non ci sono rischi di carenze. “La frutta e la verdura crude sono ricche di enzimi che permettono la digestione l’assimilazione di minerali e vitamine. Le sole carenze che potrebbero esserci sono quelle derivanti dal consumare frutta raccolta prematuramente e coltivata su suoli impoveriti, con il risultato che tale frutta è povera di elementi nutritivi e spesso di poco gusto per il palato.
Solo frutta ma ogni tanto
Pigozzi è favorevole a una dieta a base di sola frutta per pochi giorni, soprattutto quando fa molto caldo o in primavera, quando maggiore è il bisogno di disintossicarsi, o ancora in un periodo di convalescenza. In tutti questi casi, conclude Pigozzi, è bene mangiare un solo tipo di frutta per volta.
Anche il professore Sergio Chiesa, presidente dell’associazione Cibo è salute, sottolinea l’importanza di questo alimento: “ E’ importante consumare frutta tutti i giorni, a partire dalla colazione , uno dei momenti migliori per assumerla. La frutta è importante, ma meno essenziale degli ortaggi. Evitiamo di consumarne troppa: 150-250 g di frutta al giorno potrebbero essere un consumo ragionevole. Meglio mangiarla a colazione e tra i pasti, bisogna evitare di consumarla dopo i pasti, per non incorrere in fermentazioni intestinali”.
Un ‘altra voce autorevole a favore della frutta, sempre di stagione, fuori pasto e con moderazione, è quella della dottoressa Anna Villarini, biologa nutrizionista dell’Istituto dei Tumori di Milano. Con qualche avvertenza, però. “Mangiare frutta di stagione fa bene a tutte le persone sane” scrive l’esperta nel suo Prevenire i tumori mangiando con gusto. “Ma poiché molti tipi di frutta contengono sostanze che stimolano la proliferazione cellulare, un consumo elevato potrebbe essere sbagliato per i malati di tumore”. Sono privi di queste sostanze i frutti di bosco e l’uva sultanina.
Giuliana Lomazzi
Ottobre 2010 di Terra Nuova.
Quindi noi tuttora nasciamo fruttariani, non ci sono dubbi, non ce ne possono essere, da bambini desideriamo e rubiamo la frutta, non la carne, non la verdura, essendo attirati unicamente dal cibo più confacente alla nostra struttura fisiopsichica e quindi nutrizionalmente ottimale” riporta il sito citando il professor Armando D’Elia, pioniere del vegetarianismo, scomparso nel 1992.
Secondo lui, i cereali non sono adatti per l’uomo perché richiedono molto impegno per essere digeriti, cioè sostanzialmente l’organismo li deve scindere per trasformarli in zuccheri semplici . Questi invece sono già presenti nella frutta, che infatti è ben digeribile tranne, come sappiamo, quando lo stomaco è già ingombro di altri cibi, cioè a fine pasto.
“In realtà i nostri progenitori non erano frugivori assoluti, si nutrivano anche di cereali e semi” afferma il dottor Paolo Pigozzi, medico nutrizionista, autore di vari libri (tra cui La dieta del cuore, ADV 2010). Il nutrizionista riconosce comunque a ortaggi e frutti un ruolo fondamentale per il nostro benessere e per l’attivazione del nostro metabolismo da cui la necessità di consumarne in grandi quantità. A suo parere, però, una dieta di sola frutta sarebbe problematica per più motivi, a cominciare dalla scarsità di proteine.
Insomma, le proteine vegetali di semi oleosi, cereale e legumi sono indispensabili, eventualmente sotto forma di germogli se si intende seguire una dieta crudista, molto vantaggiosa dal punto di vista della digestione e del profilo nutrizionale. Anche i fruttariani preferiscono il crudismo. “Tutto senza cottura, quindi vengono mangiati solo quei frutti che sono gradevoli al palato, non c’è alcuna forzatura. Se le melanzane non hanno un gusto piacevole non vengono mangiate. In pratica viene dato ascolto ai sensi, se qualcosa non è piacevole come sapore o come odore senza manipolarlo con delle spezie e condimenti, probabilmente non è adatto all’alimentazione umana” spiega Luciano.
La frutta deve essere di qualità
Secondo Gianazza, se affrontiamo il fruttarismo con gradualità e con qualche attenzione, non ci sono rischi di carenze. “La frutta e la verdura crude sono ricche di enzimi che permettono la digestione l’assimilazione di minerali e vitamine. Le sole carenze che potrebbero esserci sono quelle derivanti dal consumare frutta raccolta prematuramente e coltivata su suoli impoveriti, con il risultato che tale frutta è povera di elementi nutritivi e spesso di poco gusto per il palato.
E’ necessario quindi nutrirsi di frutta bio o provenienti da orti di cui si conosce il metodo di coltivazione. Ogni tanto incontro la controversia sulla carenza di B12, ma chi ritiene sia un’ eventualità, può prendere degli integratori e sentirsi quindi sicuro”.
Indubbiamente, la frutta che viene colta ancora acerba per restare più a lungo in vendita, non fa in tempo a sviluppare zuccheri e aroma, e nemmeno a sviluppare pienamente tutte le proprietà nutritive. Ma anche scegliendo solo frutta maturata in modo ottimale e coltivata con tutti i crismi si potrebbero presentare dei problemi. “ Le conseguenze di un consumo eccessivo sono fermentazioni, gonfiori addominali e feci sfatte” afferma Pigozzi. Il problema delle fermentazioni intestinali si pone soprattutto con la frutta zuccherina come i fichi e l’uva. Tra l’altro il fruttosio in eccesso aumenta gli acidi urici, causando poi problemi articolari.Solo frutta ma ogni tanto
Pigozzi è favorevole a una dieta a base di sola frutta per pochi giorni, soprattutto quando fa molto caldo o in primavera, quando maggiore è il bisogno di disintossicarsi, o ancora in un periodo di convalescenza. In tutti questi casi, conclude Pigozzi, è bene mangiare un solo tipo di frutta per volta.
Anche il professore Sergio Chiesa, presidente dell’associazione Cibo è salute, sottolinea l’importanza di questo alimento: “ E’ importante consumare frutta tutti i giorni, a partire dalla colazione , uno dei momenti migliori per assumerla. La frutta è importante, ma meno essenziale degli ortaggi. Evitiamo di consumarne troppa: 150-250 g di frutta al giorno potrebbero essere un consumo ragionevole. Meglio mangiarla a colazione e tra i pasti, bisogna evitare di consumarla dopo i pasti, per non incorrere in fermentazioni intestinali”.
Un ‘altra voce autorevole a favore della frutta, sempre di stagione, fuori pasto e con moderazione, è quella della dottoressa Anna Villarini, biologa nutrizionista dell’Istituto dei Tumori di Milano. Con qualche avvertenza, però. “Mangiare frutta di stagione fa bene a tutte le persone sane” scrive l’esperta nel suo Prevenire i tumori mangiando con gusto. “Ma poiché molti tipi di frutta contengono sostanze che stimolano la proliferazione cellulare, un consumo elevato potrebbe essere sbagliato per i malati di tumore”. Sono privi di queste sostanze i frutti di bosco e l’uva sultanina.
Giuliana Lomazzi
Ottobre 2010 di Terra Nuova.
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