Dolo il 21 gennaio 2010, quando Evo Morale fu riconosciuto, dal movimento indigeno di molti paesi di America, come capo spirituale e politico, speranza per il futuro della Madre Terra e per l’intera umanità, ha continuato con le sue riforme poste in cantiere all’inizio di questa sua seconda legislatura e, con a fianco il suo insuperabile vice, Alvaro Garcia Linera, ha posto le basi per far applicare la Nuova Costituzione politica dello Stato, e per la creazione dello Stato plurinazionale. A partire dal grande impegno per estirpare la corruzione arrivata fino ai vertici dello stato e dell’esercito, alla lotta contro il narcotraffico, dall’adozione di misure nei campi della socialità e dei diritti umani, dall’espropriazione delle terre incolte dei latifondisti, alle nazionalizzazioni di imprese miniere di idrocarburi, litio, gas, ecc. favorendo la partecipazione popolare e sindacale alla loro gestione e, soprattutto, a partire dal mese di aprile dopo la “Cumbre climatica di Cochabamba”, ha iniziato la sua missione (ultimamente anche in Europa) per la difesa dei diritti di Madre Terra e dell’uguaglianza tra i popoli. PERCHE UN POLITICO INDIGENO È DIVERSO?
Un indigeno è diverso perché ha inculcato nel suo DNA il senso di appartenenza alla Terra (Pachamama) e all’intero Cosmo. La cosiddetta “cosmo-visione” andina, che vede l’uomo immerso nel fluire della vita, sotto gl’influssi delle costellazioni, condotto dal susseguirsi delle stagioni che nei vari momenti dell’anno segnano i tempi della semina e quelli del raccolto, tempi di festa celebrati con danze e rituali. Anche gli elementi della natura (fuoco, acqua, aria, terra), portatori di energie differenziate sono personificati come se fossero esseri viventi. Gli “amauti” (sacerdoti andini) praticano cerimonie connettendosi con le 4 direzioni e chiamando gli elementi “abuelos” (nonni) e soprattutto chiedendo permesso o offrendo alla terra la grande Pachamama ogni loro atto. I grandi “Achacilla” (spiriti custodi delle montagne), vigilano sul popolo come pure gli antenati son per loro sempre presenti con tutti gli esseri della natura. Tutto è spirito, in differente forma ed energia e tutto avvolge. Ho sentito spesso Evo dire la frase “io sento che…” invece che, come direbbe un politico da noi, “io penso che..,”, un sentire che gli deriva da questa complesso senso di appartenenza.
L’UNIONE DEI POPOLI ORIGINARI
Sta nascendo un’alleanza dei popoli originari indigeni di tutto il mondo animati dall’intenzione di battersi per un nuovo modello di vita e di sviluppo per l’intera umanità. L’ideologia del mercato mondiale, della crescita economica illimitata, del corporativismo, del capitalismo e del consumismo, prodotti dal paradigma occidentale, sono la causa della grande crisi sociale, economica, politica e morale.
FOTO : III CURCULO ABUELOS PLANETARIO - BOLIVIA 2008 NELLA FOTO AL CENTRO DUE DONNE INDIGENE MAPUCHE-CILE
I POPOLI DELL’ABYA YALA E LA CULTURA DEL “BIEN VIVIR”
Di fronte alla crisi generale dell’umanità, le differenti comunità dei popoli originari dell’Abya Yala, così si chiamava la terra che accomunava gli abitanti dei popoli originari del Cile, nord Argentina, Bolivia, Perù, Ecuador, Colombia, fino al Venezuela, prima che fossero segnati gli attuali confini geografici, ripropongono il modello ancestrale del “Vivir bien” o “Bien vivir”, una proposta filosofica, politica e strategica, appoggiata tuttora ufficialmente da diverse nazioni (Venezuela, Ecuador e Bolivia in particolare). In Bolivia, il 70% della popolazione è indigena, e conserva i valori di questa cultura chiamata del “Bien vivir”, una “CULTURA PER LA VITA”. “ Il paradigma dominante - scrive Fernando Huanacuni nel suo libro “Vivir Bien”- concepisce l’individuo come unico soggetto che ha diritti e obblighi, istituendolo come unico referente della vita. Pertanto il sistema giuridico, educativo, politico, economico e sociale, si accorda con questi paradigmi e risponde a diritti e obblighi meramente individuali. La visione del capitale, come valore fondamentale del pensiero occidentale, ha generato enormi spaccature tra ricchi e poveri. Questi referenti di vita, hanno propiziato uno scenario di separazione e hanno creato sempre più un abisso tra gli esseri umani e tutto ciò che li circonda, portando l’umanità ha un alto grado di insensibilità. Ben lungi dall’ottenere una miglior qualità di vita, come fu la promessa della modernità, l’umanità avanza ogni giorno di più verso l’infelicità, la solitudine, la discriminazione, la malattia, la fame e, oltre l’umano, verso la distruzione della madre terra. Di fronte a questa realtà, sorge come risposta la “Cultura della vita”, che risponde ad un paradigma non individualista, ma comunitario, che chiama a ricostruire la visione di comunità delle culture ancestrali. Questa eredità delle prime nazioni dell’umanità, considera la comunità come struttura e unità di vita, vale a dire, costituita da tutte le forme di esistenza e non solo come struttura sociale conforme ai soli esseri umani, ma, in un processo di complementarietà, con altri esseri della natura. In questi tempi di individualismo e di crisi generale è importante ascoltare e praticare l’eredità dei nostri nonni, questa cosmo-visione emergente che pretende ricostituire l’armonia e il “ bien vivir”, quale equilibrio della vita, come la vivevano gli antenati, ed ora questa è la risposta strutturale dei popoli indigeni originari, che si palesa all’orizzonte ed è la cultura della comunità e dell’incontro, non solo tra esseri umani, ma anche con la natura e il cosmo. Sotto l’influenza di questo momento storico, tutta la società è coinvolta in un tempo di cambiamento e tutti sono responsabili di coadiuvare questi cambiamenti e di riconsiderare l’applicazione di nuovi (anche se allo stesso tempo antichi), paradigmi di vita invece di quelli individualisti e omogeneizzanti, che stanno causando tanto danno alle relazioni umane e sociali.Dal nord al sud, i popoli originari, nonostante le avversità della vita, hanno sempre mantenuto fermi e vigenti questi valori e hanno sempre saputo mantenersi in armonia e in equilibrio, riconoscendosi come parte della madre terra. Oggi, grazie alla fermezza dei popoli ancestrali, si ricostituisce un’identità all’orizzonte del “bien vivir”, un antico e nuovo paradigma, che rilancia la filosofia della vita, anche come proposta politica e strategica”.
I VALORI DEL BUEN VIVIR - SUMA QAMANA – TREDICI PRINCIPI CUSTODITI DAL POPOLO AYMARA PER VIVIRE CON PIENEZZA
1. Suma Manq’ana - Saper mangiare
2. Suma Umana – Saper bere
3. Suma Thokona – Saper danzare
4. Suma Ikina – Saper dormire
5. Suma Irnakana – Saper lavorare
6. Suma lupina - Saper meditare
7. Suma Amuyana – Saper pensare
8. Suma Munana Munayasina – Saper amare ed essere amato
9. Suma Ist’ana – Saper ascoltare
10. Suma Aruskipana – Saper parlare
11. Suma Samkasina – Saper sognare
12. Suma Sarnaqana – Saper camminare
13 . Suma Churana, suma Katukana – Saper dare e saper ricevere
FOTO: APTAPI, PASTO COLLETTIVO, PORTATO DA OGNUNO
Che questi valori siano sempre stati presenti in questa cultura, e che diventino oggi una proposta politica- strategica, assunta da alcuni governi latino americani, risulta sorprendente!
LA CERIMONIA ANCESTRALE DI PRESA DEL POTERE DI EVO MORALES
Tiwanaku, 21 gennaio 2010“ Segnali della natura si manifestarono in quel giorno. La Pachamama si espresse con un radiante cielo azzurro mentre si realizzava la cerimonia, dipingendo i sette colori dell’arcobaleno sopra Tiwanaku, spazio sacro della cultura della vita, della pace, dell’armonia.La storia orale racconta che per arrivare in questo tempio sacro, le persone dovevano essere invitate, ragion per cui, molti non raggiungevano la meta, ma la osservavano dalla collina, quando Tiwanaku brillava ancora, come il Padre Sole, con i suoi templi rivestiti di oro.Alcuni giorni prima di questo evento, i vecchi saggi si posizionarono sulle colline attorno a Tiwanaku, facendo le loro orazioni e preparandosi affinché tutto scorresse in maniera armonica, il giorno della cerimonia.
FOTO: ARCOBALENO APPARSO IL GIORNO DELLA POSSESSIONE DI EVO La notte del 20 gennaio, Tiwanaku e tutto l’altipiano furono coperti di “urphu”, la nebbia purificatrice che, dicono gli anziani, è il segnale che molti esseri discendono dall’alaxpacha (dimensioni superiori), purificando, equilibrando e armonizzando lo spazio. Alle sei della mattina gli anziani ingressarono al tempio e nella parte superiore della piramide Akapana, si posero in orazione, facendo i loro canti, mentre in alto volavano gruppi di uccelli formando circoli che avvolgevano la piramide. Alle 10.30 Evo Morales arriva a Tiwanaku e la gente della comunità lo accompagna al santuario con suoni di tamburi e corna, dandogli il benvenuto con musica sacra. Migliaia di persone di differenti nazioni aspettavano l’arrivo dell’“hermano” presidente che viene accompagnato al tempio dal gruppo di “amauti” (sacerdoti andini) della comunità di Tiwanaku. In una tenda, i principali attori della cerimonia si vestono con abiti tradizionali. Per Evo fu confezionato un abito e un copricapo, molto curato nei dettagli, consultando l’Inalmama, lo spirito della coca.
FOTO : ENTRATA DELLA COMUNITÀ DI TIWANAKU AL TEMPIO Intanto al tempio di Kalasasaya, le migliaia di persone che giunsero da molti paesi, Argentina, Ecuador, Perù, Colombia, Guatemala, Canadà, Cile, ecc., aspettavano il presidente, con le loro wipala (bandiere di sette colori), o con i simboli dei loro paesi, intonando orazioni e canti.Ai piedi della piramide Akapana, prima di salire, avvenne la prima cerimonia di purificazione e armonizzazione con piante, per poi salire ad effettuare le 4 cerimonie in direzione dei quattro punti cardinali, con il proposito di creare una connessione con le forze, espressione della complementarietà della vita. Evo si commuove e gli cadono alcune lacrime, quando gli anziani iniziano ad esprimere dei messaggi ancestrali e a dargli dei consigli. Anche la gente più vicina si commuove e insieme salgono in alto alla piramide Akapana.
FOTO: PIRAMIDE AKAPANAIn alto all’Akapana, la prima cerimonia è orientata ad est, ed è di ringraziamento per tutto quello che ha ricevuto, per l’allegria e la tristezza, per le conquiste ottenute e per i cari compagni che l’hanno accompagnato nella prima gestione. La seconda, è orientata a sud, dove nel cielo si situa la costellazione della croce del sud chiamata “chakana”, ponte che unisce il cielo e la terra. Questa costellazione delle 4 stelle, dicono gli ancestri, rappresenta il linguaggio della comunità, che è importante ristabilire in questi tempi in cui l’individualismo ha lasciato un segno di profondo disequilibrio con la vita. In questo senso, la cerimonia ha il proposito di chiedere un orientamento in funzione del paradigma comunitario della nuova gestione. La terza cerimonia, si realizza in direzione dell’est, dove ogni mattina il Padre Sole dispiega i suoi radianti raggi, trasmettendo la forza per camminare. L’ultima cerimonia, in direzione del nord, rappresenta l’equilibrio delle forze, ed è per chiedere IL RISVEGLIO DI TUTTI I POPOLI ORIGINARI. In tutto questo tragitto il compagno Evo é accompagnato da un’anziana di 102 anni e, al suono di strumenti ancestrali si dirigono al tempio di Kalasasaya, dove Evo colloca per qualche minuto la sua testa nella pietra centrale. Li, rimangono per qualche tempo a pregare e a comunicare con gli ancestri, per un momento privato e di silenzio. A poco a poco nel cielo si forma un arcobaleno e il fratello presidente, in quel momento non rappresenta solo un simbolo politico ma anche spirituale.
FOTO ALLA PIETRA CENTRALEAvviene così nel cuore di molti, un tacito riconoscimento (formalizzato poi un mese dopo in Messico) di Evo come capo spirituale di tutti i popoli originari non solo dell’Abya Yala, ma di tutto il continente. Si passa poi all’atto del giuramento, quando l’amauta Lucas Coque, di Tiwanaku, in lingua Aymara gli suggerisce: “ Vai a compiere, non essere debole, non essere ladro, compi con la Madre Terra, compi con il tuo popolo”. Evo asserisce umilmente, movendo la testa e giura ponendosi la mano destra sul cuore, che simbolizza che tutte le azioni devono essere compiute con sentimento e con coscienza. Al termine di questa promessa, accompagnato da tutta la concentrazione degli anziani si comincia a percepire tutta l’emozione dei presenti e si apre un circolo nel cielo come per accompagnare il Presidente nel suo impegno con la Vita. E i simboli dicono molto, nelle cerimonie!. In seguito Evo riceve due scettri di comando, uno da un bimbo e l’altro da una bimba, simboli ancestrali che rappresentano uno, l’unione della forza maschile e femminile, l’altro il politico sociale. I bimbi gli dicono di non dimenticarsi del suo popolo, che non è solo una nazione, ma speranza di molta gente, affinché tutti possano avere cibo, vestiti, casa e realizzare i loro sogni. Quando Evo alza quindi i due scettri, e comincia l’intonazione dell’inno nazionale”.Tratto dalla rivista Sariri dell’aprile 2010
IL NUOVO TEMPO E IL GRAN TIWANAKU
FOTO: TEMPIO KALASASAYA
Il santuario di Tiwanaku (recuperato solo al 10%) è il centro rituale-spirituale più importante riconosciuto dalle razze indigene, uno dei principali osservatori astronomici, asse planetario trascendentale, custode della vera saggezza che, più di tutto l’oro del mondo porta al risveglio della coscienza, l’unica cosa che può salvare l’umanità dal suo stato di caduta; così è descritto il gran Tiahuanacu (Tiwanaku in lingua aymara) che presenta come parti importanti del suo contesto:- la piramide Akapana che di recente è stata stappata e dalla quale, il mese di agosto dell’anno scorso, furono estratte delle mummie di tre metri di altezza (conferma di un’epoca in cui gli “uomini” erano giganti) si trovarono pure capelli, resti di coca e di tabacco; esse sono state paragonate alle mummie d’Egitto nelle quali si son trovate le stesse vestigia - la leggendaria Porta del sole, con al suo centro il dio Wiracocha, con esseri alati attorno, si suppone fosse stato un calendario, anche se, a tutt’oggi risulta un enigma indecifrabile .
FOTO PORTA DEL SOLE A DESTRA - gl’incalcolabili monoliti e pezzi litici con innumerevoli segni rappresentativi. I mistici dicono che, quando saranno svelati, meraviglieranno il mondo intero!
- incontriamo pure il tempio di Kalasasaya, il tempietto semi sotterraneo
FOTO: PUMA
- e la costruzione di Puma Punku, tra i più importanti.
IL TRASFERIMENTO DERLLE ENERGIE SPIRITUALI DAL TIBET A TIWANAKU E AL LAGO TITICACA
“Per il movimento dell’asse del pianeta, l’arrivo del nuovo tempo e il compimento delle leggi trascendentali dello spazio e dell’evoluzione, le energie spirituali che sempre rimasero in Tibet, iniziarono a spostarsi nell’altro lato del globo, esattamente a Tiwanaku e al lago sacro Titicaca. A partire da qui comincerà una nuova epoca per l’umanità, un’epoca d’oro, la migliore fino ad oggi vissuta. Questa iniziò a partire dal 1992 e, dopo il 2012, essendo questa la data più importante menzionata nella maggiore parte dei testi spirituali e profetici, molti avvenimenti trascendentali succederanno, perché tutto assolutamente sarà trasformato e molto velocemente poiché già non ci sarà tempo terrestre, dicono le scritture: “e qui come il raggio risplendente da un estremo oriente, a un estremo dell’occidente, quindi, da un estremo dell’occidente verso l’altro estremo di oriente”.
FOTO. MONTE LLAMPU
La concentrazione di energia planetaria che sempre rimase in Tibet, nelle Ande di oriente, nell’Himalaya e nei monti sacri Meru, Himavat, Kailash e il nel suo lago sacro Manaswar. Kailash è il monte a cui anelano tutti i mistici, yogi, asceti, saggi discepoli, devoti e pellegrini,è l’origine delle dottrine vediche, tantriche, islamiche, buddiche e delle maggiori scuole filosofiche trascendentali; da lì l’energia planetaria realizzerà la sua traslazione verso le ande antiche dell’occidente, dove vi sono le montagne Illimani e Llampu, sentinelle di tiwanacu e del lago sacro titicaca, per ampliare la comprensione verso una coscienza cosmica, con una visione universale e infinita e per elevare la percezione spirituale verso una spiritualità pura, poiché il futuro della terra si caratterizzerà con concetti più avanzati, lasciando dogmatismi e settarismi religiosi per raggiungere una più autentica espressione della deità, aumentando la fraternità fra gli uomini, come base di apertura mentale e coscienziale”. (di Arnold Carrasco)
CHI E VERAMENTE EVO MORALES? DALLE PROFEZIE
Da uno studio comparato sulle profezie, effettuato da Arnold Carrasco, e pubblicato nel suo libro dal titolo “Evo - Bolivia- Latinoamerica e Nuovo Millennio” (novembre 2009) emerge il ruolo di Evo Morales in Bolivia, in America latina e nel mondo. Perché Evo Morales riceve il bastone di comando a Tiwanacu ? Dietro al nome del presidente, secondo l’autore che ha effettuato un studio semantico- cabalistico, vi sono le chiavi della sua missione, quindi Juan Evo Morales Ayma, dà il seguente risultato: Juan = colui che prepara il cammino come Giovanni Battista preparò quello di Gesù.Evo = primo uomo come Eva fu la prima donna Moreals = virtù moraliAyma = nome di una delle razze più antiche. Ma anche: ay= esiste ma= madre ritorno al riconoscimento della madre Pachamama (attuale missione di Evo per salvare la Madre Terra.) Evo-lucion - evo nuevo revolucion La profezia di Nostradamus datata del 1773 come pure quella di Giovanni XXIII, scritta da Pier Carpi, fanno riferimento al ruolo di un uomo forte nella lotta contro il colonialismo, l’imperialismo e per l’uguaglianza tra i popoli, il quale instaurerà un regno di bontà e farà rinasce il sangue dei suoi antenati, trasformando in epoca d’oro quella di bronzo. Le profezie fanno pure riferimento ai vari complotti e tentativi per eliminalo, come pure alla nascita di un grande movimento popolare in America latina. Arnold Carrasco, sottolinea primariamente l’importanza del risorgere della razza indigena nel nuovo millennio e l’emergere un leader forte che tiene nelle mani la direzione di questo processo, per affrontare, perlomeno, le difficoltà iniziali. Il compito di questo politico, sarebbe quello di preparare e ripulire il cammino, da “tanta densità”, corruzione, negatività, affinché si compia la futura Era spirituale. Egli dovrebbe realizzare i primi cambiamenti strutturali, cambiare il sistema alla radice, tanto politico che economico e sociale, ma anche produttivo, educativo, industriale, ecc. Il potere di questo uomo forte, non può essere distrutto. Nell’individuare in questi processi la figura di Evo Morales, Carrasco aggiunge che il suo potere non può essere distrutto, in quanto egli riceve il bastone di comando a TIWANKU, che rappresenta il risorgimento di tutte le razze indigene e la forza della Pachamama, del tempo e dello spazio. Sarà il massimo leader che la Bolivia non abbia mai avuto, effettuerà cambiamenti imprevedibili e il popolo non vorrà destituirlo. Ma i cambiamenti non saranno solo per la Bolivia, ma per tutto il latino America e parte del mondo. Da una rivoluzione solitaria iniziata a Cuba negli anni 60, seguita poi dal Venezuela, che prese il modello di Fidel, combinandolo con l’insegnamento e la filosofia di Simon Bolivar, seguì poi Rafael Carrea dell’Ecuador, leader deciso e intelligente; ma a resistere all’imperialismo nord americano, vi sono pure: l’Honduras (colpito da un colpo di stato lo scorso anno, ma recentemente riammesso nell’OEA)), Nicaragua, e ora Bolivia con la sua rivoluzione democratica e culturale. Si consolida così l’unione degli stati bolivariani promossa da Chavez. Agli inizi di quest’anno si è pure costituita la Comunità degli stati del Latino America e Caraibi (vedi un mio precedente articolo), che vede oramai tutti presenti, anche quelli che non fanno parte dell’unione bolivariana.
FOTO : NIVES RIVA CON TITO (SEDUTI) E ARNOLD CARRASCO ALL’ISOLA DEL SOLE Vi sono due forze contrastanti nel modo che si trovano in forte collisione, scrive Carrasco: una risorgimentale (quella del bene) e l’altra, quella del male, che sta decadendo. ANCHE SE LA LOTTA SARÀ DURA LA VITTORIA DEL BENE SAREBBE GARANTITA. La sfida di Evo Morales è dunque di vitale importanza perché è incaricato di iniziare un “processo di cambio” per il nuovo millennio, per il quale incontrerà feroci oppositori che fomenteranno complotti, al fine di destabilizzare il sistema e il processo di cambiamento e, addirittura, attentare direttamente alla vita del presidente, come già avvenuto in questi anni di suo governo. I grandi potenti del mondo, ridotti a poche caste e famiglie, non accettano che un “indio” quindi un ignorante, sia al potere e, soprattutto, che porti avanti una rivoluzione per popoli oppressi. L’elevazione di Evo a leader spirituale, rappresenta l’assunzione di un potere ancestrale, il “ritorno dell’Inca redivivo”, dopo l’ultimo Inca Atahuallpa, il previsto inizio di un nuovo Pachacuty, (periodo di tempo di 500 anni) . Ma dagli avversari viene ritenuta una “religione vuota, che sa di paganesimo e di despotismo, che non ha nessun valore e contenuto, che non ha più senso di esistere,, se non quello di essere un’arma politica per distruggere l’ancien regime”.
MA EVO, PROTETTO DALLE FORZE POSITIVE DELL’UNIVERSO AVRÀ UN RUOLO PER LE FORZE POSITIVE DEL MONDO INTERO. La profezia dice anche che: “ verrà il Duca Forte, figlio della nobile razza che rimase fedele per secoli alla religione dei propri padri e che fu ridotta al servilismo… Le mani, di questo duca forte saranno mirabilmente rafforzate e il suo braccio vendicherà la religione, la patria e la legge. Saranno impiegate tutte le misure possibili per sconfiggere lui e i suoi alleati, tuttavia egli vincerà una battaglia che coinvolgerà sia l’oriente che l’occidente. Sarà fatta vendetta ai traditori che si erano appropriati di stati e regioni degli antepassati del Duca. Essi dovranno ridare il centuplo di ciò che avevano preso ed egli non deporrà la spada fino a che non abbia ottenuto una riparazione sufficiente per la patria oltraggiata. farà nuove leggi e darà una nuova costituzione alla società”. Nella citazione della profezia del 1773, l’autore suppone che quando Nostradamus previde tempi in cui il mondo “andrà verso la catastrofe”, alludesse a questi nostri tempi, al 2012 e, come dicono anche i Veda, quando il bene decade, verrà un aiuto dall’alto. Morales avrebbe quindi solo il compito di favorire la transizione, poi ci sarà la venuta di un nuovo leader, meramente spirituale. LASCIO AL LETTORE CONSIDERARE L’IPOTESI CHE CARRASCO FA CHE QUESTO DUCA SIA EVO MORALES.
EVO MORALES IN EUROPABOLIVIA E INDIGENI “SAMI”SI UNISCONO PER DIFENDERE LA TERRA.
Il parlamento “Sami”, un popolo indigeno che abita in Norvegia, Finlandia, Russia e Svezia, si accorda per difendere la risoluzione della conferenza mondiale dei popoli sopra il cambio climatico e la difesa dei diritti della Madre Terra, approvata il 22 aprile, a Tiquipaya-. L’accordo fu approvato in forma pubblica in una sessione straordinaria del parlamento Sami, a Karasjok al nord della Norvegia.Nel suo discorso Evo Morales ha detto che questo incontro non è solo per ricordare il passato, ma per costruire il futuro, affinché in maniera congiunta tra i due popoli,si difendano i diritti della madre terra e la si salvi dalla distruzione. E aggiunse ” stiamo lottando per il riconoscimento dei popoli indigeni di tutto il mondo. Questo incontro sarà indimenticabile perché stiamo lottando per difendere i nostri diritti e quelli degli abitanti di tutto il pianeta. Reiterò che il colonialismo, il neoliberismo e soprattutto, l’imperialismo sono la prima minaccia contro i diritti della madre terra e che la Bolivia é riuscita a dirottare questo pericolo grazie all’unità del suo popolo”. Riferendosi alla relazione diplomatica con gli Stati Uniti ha detto che, con il mandatario Obama i rapporti sono peggiorati e spiegò che il nuovo mandatario chiuse il mercato dei prodotti boliviani e tolse i fondi d’inversione e il conto millenario. MANIFESTANO GLI INDIGENI IN ARGENTINA, IL 20 APRILE 2010 Anche in Argentina il popolo indigeno ha manifestato la sua esistenza, il 20 aprile di quest’anno. Si incontrarono a Quilme, quelli che venivano dal nord, con la carovana del sud, integrata da mapuche e huarpes. Per la prima volta in 200 anni, i visi “moreni” di migliaia di popoli originari, che vivevano nascosti e dimenticati, si sono riuniti nella famosa piazza di maggio di fronte al palazzo del governo, a Buenos Aires; una realtà che molti argentini non conoscevano. Finalmente i passi della dignità, verso popoli che vivono in questo continente da 15000 anni, sono stati compiuti e il dialogo con il potere centrale di Cristina Fernandez Kircner, è iniziato…
PATRIA O MUERTE VENCEREMOS!
Ero allo stadio, il giorno dell’inaugurazione della “conferenza mondiale dei popoli sopra il cambio climatico e la difesa dei diritti della Madre Terra”, il 20 aprile scorso, e mi si accapponò la pelle quando sentii Evo incitare i militari, al grido: “Patria o muerte venceremos!” come pure quando vidi gli stands delle Forze Armate presenti, non potei contenere la mia diffidenza, come se l’esercito dovesse essere per forza impopolare, reazionario, violento, dimenticando che l’esperienza storica insegna che è importante che l’esercito sia, invece, egemonico con lo Stato di adesso, come lo fu con gli stati dittatoriali e fascisti. Penso al massacro del presidente Alliende in Cile ma penso pure all’astuto Chavez che a Morales, in questo, può far da maestro.Ora l’esercito boliviano ha sulla sua nuova divisa il simbolo della whipala, la bandiera dei 7 colori dell’arcobaleno, simbolo dell’unione tra i popoli e, ai militari, vengono impartiti corsi di cosmvisione, di cultura indigena, di umanesimo e di etica. Evo insorse con questo motto, per la prima volta, quando l’estrema destra in Santa Cruz stava dividendo il paese, con una scalata di violenza innescata dal gruppo mercenario di Rozsa, con l’intento di organizzare militarmente un colpo di stato, portando il paese al limite della guerra civile. Ma la pazienza e la saggezza indigena del presidente e la lealtà delle forze armate e dei loro comandanti che avevano appoggiato questo disegno politico audace, permisero al processo di cambio di continuare evitando di cadere in un empasse catastrofico. In seguito, con le elezioni del 6 dicembre 2009 e la vittoria di Evo con uno storico 64 %, permise di rifondare il paese con un accresciuta forza che gli permise di intraprendere il cammino del processo rivoluzionario, rafforzato dall’approvazione della nuova Costituzione politica dello Stato, che generò una nuova egemonia politica.
Le istruzioni del capitano generale delle forze armate, Evo Morale, di incorporare quindi il motto “Patria o muerte venceremos! “ nel cerimoniale militare, ha quindi l’intento di riaffermare il valore della patria e dell’esercito al servizio del popolo, e visti come unità indivisibile”. La destra reazionaria e gli elementi dell’esercito che tendevano a destabilizzare lo stato plurinazionale furono ben presto allontanati, qualcuno di essi è ora in politica, in partiti di destra. “E ora, si tratta di affrontare il dibattito sul nuovo carattere delle Forze Armate e della dottrina militare, nel contesto del nuovo Stato plurinazionale. Le Forze Armate, sono dunque parte fondamentale dell’organo esecutivo, parte costitutiva dello Stato, come lo furono nelle precedenti repubbliche neoliberali. Ma il nuovo corso necessita rifondarli, cambiar dottrina, tattica, strategia, quadri. Nel nuovo mandato costituzionale la Bolivia “respinge tutte le guerre come strumento di aggressione e di soluzione dei differenti conflitti tra gli Stati, e si riserva il diritto alla legittima difesa in caso di aggressione che comprometta l’indipendenza e l’integrità dello stato (CPE art. 10.II” Tratto dal quotidiano”Il Cambio”
WILLKAKUTI (RITORNO DEL SOLE) 21 GIUGNO 2010, CAPODANNO AYMARA, ANNO 5518.
FOTO: ATTESA DELL’ALBA AL TEMPIO DI TIAHUANACU NIVES RIVA TIAHUANACU 23 GIUGNO
2010“ Vedere il sito www.cmpcc.org per la continuazione a Cancun (Messico), in dicembre, della “conferenza mondiale dei popoli sopra il cambio climatico e la difesa dei diritti della Madre Terra”.
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