Mapuche della Patagonia cilena -
Foto patagoniasenzadighe
tratto da: Unimondo.org
Un attivista della ong russa Ecodefense, Vladimir Slyviak, e un indio Mapuche, Jorge Eladio Hueque Catriquir, hanno posto le domande più pressanti all’assemblea degli azionisti dell’Enel, tenutasi venerdì scorso a Roma. Hanno infatti chiesto all’amministratore delegato, Fulvio Conti, di spiegare la partecipazione del colosso italiano nei progetti per la centrale nucleare di Kaliningrad e nelle dighe della Patagonia cilena.
“E’ dal 2008 che Rosatom, la compagnia statale del nucleare, promuove la costruzione del Baltic Nuclear Power Plant a Kaliningrad” - ha spiegato Slivyak a ilfattoquotidiano.it. “Le autorità russe hanno chiesto ripetutamente alle corporation europee di partecipare al progetto, offrendo il 49% delle azioni. Hanno speso milioni di euro per far pubblicità all’impianto in tutta Europa. Alla fine non è arrivato nessun investimento estero. Solo Enel ha manifestato interesse, ed è per questo che oggi sono qui”.
La delegazione cilena ha denunciato le devastazioni che le cinque dighe in progetto recherebbero al meraviglioso territorio della Patagonia cilena. Il rappresentante Mapuche Jorge Hueque “ha rammentando all’azienda che costruire sbarramenti in una zona come quella dove vive lui, altamente sismica e ritenuta patrimonio mondiale dall’Unesco, è una cosa sbagliata e ad alto rischio reputazionale” – riporta Luca Manes della CRBM.
La loro presenza è stata facilitata dalla Fondazione culturale responsabilità etica e da Campagna per la riforma della Banca mondiale/Mani Tese nell’ambito delle loro attività di azionariato critico, iniziate quattro anni fa. All’assemblea dei soci dell’Enel, sempre per iniziativa della Fondazione culturale di Banca Etica, lo scorso anno era intervenuto mons. Luis Infanti De La Mora, vescovo dell'Aysén (Cile), che aveva chiesto all’'Enel di restituire i diritti di sfruttamento dell'acqua acquisiti attraverso Endesa che li ha avuti durante la dittatura di Pinochet con la privatizzazione dei fiumi.
A differenza dell’anno scorso, però, il tempo per gli interventi degli azionisti è stato dimezzato a cinque minuti, comprensivi della traduzione consecutiva: ovvero agli attivisti stranieri sono stati concessi interventi solo di due minuti e mezzo. Ma sono bastati per far sentire il fiato sul collo e mettere in apprensione l’imponente macchina organizzativa della multinazionale italiana. Tanto che – come riporta il a ilfattoquotidiano.it – la preparazione della replica ha richiesto all’amministratore delegato, Fulvio Conti, quasi un’ora di pausa durante la quale è stata messa a punto la strategia difensiva. Tanto da minacciare – come sottolinea Luca Manes a Carta – “possibili ritorsioni legali” qualora si insistesse a denunciare gli impatti delle dighe nel territorio mapuche. Conti ha difeso a spada tratta il nucleare all’estero ribadendo la sua posizione “attendista” in Italia.
“L’ENEL – spiega Mariateresa Ruggiero, direttore della Fondazione culturale responsabilità etica – continua a essere molto attiva nell'Est europeo, in particolare in Romania, Russia e Slovacchia con la centrale di Mochovce, di cui la nostra Fondazione si è già occupata nel 2008 con il primo intervento in assemblea degli azionisti critici”. “La Fondazione, che ha aderito al comitato promotore del referendum per fermare il nucleare in Italia, continua a lavorare con le organizzazioni e le reti della società civile e con le popolazioni direttamente impattate dai progetti delle nostre multinazionali, nella speranza di contribuire a una loro maggiore sostenibilità. L'obiettivo è anche quello di sensibilizzare i piccoli risparmiatori sul ruolo e le responsabilità degli azionisti nella vita dell'impresa”.
“Nella realtà dei fatti, però, tutte le decisioni di rilievo non si prendono all’assemblea degli azionisti” – spiega ancora Luca Manes. “Ci ha già pensato il ministero dell’Economia e delle Finanze, che infatti all’assemblea ha mandato una ‘delegata’ che ha parlato letteralmente 30 secondi per dire “a noi va tutto bene, grazie del lavoro fatto - e del dividendo che ci date, aggiungiamo noi - e tanti saluti”. D’altronde se via XX Settembre ha quasi il 31% delle azioni dell’Enel e conta per più della metà del 49% delle quote rappresentate all’Assemblea annuale, si fa presto a comprendere che di margini d’azione in assemblea ce ne siano ben pochi”.
Venerdì 5 maggio la voce dell’azionariato critico sostenuta dalla CRBM e dalla Fondazione Culturale Responsabilità Etica.si farà sentire anche all’assemblea degli azionisti dell’ENI: interverrà tra gli altri Osayande Omokaro di Environmental Right Action – Nigeria che denuncerà gli impatti socio-ambientali dello sfruttamento petrolifero da parte delle multinazionali occidentali, tra cui appunto l’italiana ENI, nella regione nigeriana del delta del Niger.
Osayande Omokaro insieme con Chimennma Hessington Okolo (Comunità Delta del Niger - Nigeria) terranno oggi un incontro pubblico alla Città dell’Utopia di viale Valeriano a Roma sul tema “L’Italia in Nigeria: tra petrolio e violazioni dei diritti umani” nel quale presenteranno le loro testimonianze dirette sugli impatti socio-ambientali dello sfruttamento petrolifero nel Delta del Niger. [GB]
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