via: I Lupi di Einstein
fonte: European Phoenix 
di Enrico Galoppini 
Quando ho saputo della “tromba d’aria” che ha investito gli impianti dell’Ilva di Taranto, mi è corso immediatamente un brivido lungo la schiena.
Non è infatti nell’ordine delle probabilità delle cosiddette “cose normali” che un “fenomeno atmosferico” così devastante vada a colpire, con una precisione millimetrica ed una tempistica cronometrica, proprio la fabbrica che in questi giorni sta al centro delle cronache politiche ed economiche italiane.
Ma andiamo per ordine.
L’Ilva è il principale polo 
siderurgico italiano, ed uno dei principali d’Europa, tanto che l’Italia
 è seconda solo alla Germania per produzione di acciaio. E quando si 
parla di acciaio ci si riferisce ad una di quelle “produzioni 
strategiche” che fanno di una nazione una “potenza”. Una potenza è 
sovrana, per definizione, se detiene la proprietà e la gestione di 
settori-chiave quali la moneta,
 l’esercito, le produzioni strategiche, le comunicazioni e le principali
 infrastrutture. 
Per quanto riguarda l’Italia, la parte più rilevante di
 tutto questo è andata perduta: per prima cosa è andata persa la sovranità territoriale,
 con l’invasione, prima, e l’insediamento di una rete capillare di basi 
militari statunitensi, dopo; ma anche la moneta è andata completamente 
fuori controllo, sin dall’arrivo dei “liberatori” che imposero le loro 
AM-lire, con l’euro che rappresenta solo il decesso d’un malato 
terminale; stessa cosa dicasi per le Forze armate, depurate, in una 
prima fase, degli elementi “patriottici” e riluttanti ad una 
qualsivoglia “collaborazione”, e progressivamente impiegate per scopi 
diversi da quelli della “difesa nazionale”, fino alle “missioni di 
pace”. Per il resto, si tratta di una storia di tentativi di resistere 
al saccheggio della nazione da parte di uomini dotati del senso dello 
Stato, contro una nutrita schiera di venduti e felloni che ne han 
tentate di tutti i colori per svendere, con le scuse più cretine e 
pretestuose, i “gioielli di famiglia”: l’ultima di queste è il 
cosiddetto “debito pubblico”, che – si faccia attenzione – anziché 
diminuire, sta aumentando inesorabilmente, perché questo è il compito di un governo incaricato di trasformare l’Italia in una Repubblica delle banane. Con l’indegno e deprimente vulnus
 portato ad un altro pilastro della nostra sovranità, quello 
all’amministrazione della giustizia, poiché non può essere una 
coincidenza il fatto che, appena qualcheduno ha un timido sussulto di 
orgoglio nazionale, o quando ci viene imposto lo smantellamento di un 
settore strategico, le ‘danze’ cominciano sempre col tintinnio di 
manette…
In molti hanno scritto che 
dopo la prima devastante fase di “Mani pulite”, questa “Terza 
Repubblica”, avviata col golpe “tecnico” che ha tolto di mezzo 
Berlusconi, ha ripreso alla grande il programma di smobilitazione di 
tutto il patrimonio pubblico dello Stato. È proprio così: un mercato 
delle vacche, dove al grido di “fare cassa”, e con l’immancabile 
sostegno degli ideologi da strapazzo del “laissez-faire”, gli 
uomini giusti stanno ai posti giusti, dalla politica alla magistratura, 
cosicché ogni fase del ‘banchetto’ è immancabilmente preceduta da 
“inchieste ad orologeria”, come quella che ha investito i vertici di Finmeccanica
 prima dell’assalto al colosso industrial-militare italiano. 
Finmeccanica, Eni, Enel e Ilva, sono difatti i piatti succulenti che gli
 omuncoli al servizio dell’usura devono prima screditare agli occhi di 
una “opinione pubblica” per sua natura disinformata e distratta, e poi 
squartare e regalare ai propri committenti, che in cambio garantiscono 
laute ricompense ai loro commessi incaricati di dare veste “legale” ad 
una rapina.
A contorno di questo triste 
spettacolo, che reclama l’intervento di una specie di Gengis Khan capace
 d’innalzare cumuli di teste, vi è l’azione o meno in buona fede dei 
cosiddetti “ambientalisti”, ai quali è demandato il compito di 
convincere una massa beota con argomenti di facile presa.
Intendiamoci, i disastri 
ambientali esistono. Ma usiamo la testa. La BP ha combinato un 
pandemonio di dimensioni colossali nel Golfo del Messico, ma mica per 
questo smette di lavorare, o meglio non per questo il governo britannico
 inscena una pantomima, col contorno degli “ambientalisti”, per 
chiederne la chiusura. Loro i loro interessi li sanno curare. Ma è a noi
 che impongono di chiudere settori cruciali “per il nostro bene”.
Le tecnologie per rendere 
“sicure” e meno inquinanti anche le produzioni più a rischio esistono, 
ma non le si vogliono applicare, tanto si sa che prima o poi si deve 
chiudere baracca perché così vuole il Badrone. E, come se ciò non 
bastasse, vi è già pronto chi, dal “dopo” - quando finalmente i… pesci 
guizzeranno fuori dall’acqua e gli usignoli canteranno alle finestre dei
 tarantini (!) - trarrà enormi benefici: è più di una diceria la notizia
 che al posto dell’Ilva sorgerà un’importantissima base navale Usa/Nato,
 tanto per cambiare.
Ma in questo teatrino che 
preclude alla chiusura dell’Ilva e all’ulteriore retrocessione 
dell’Italia tra le ex “potenze industriali”, l’unica preoccupazione pare
 essere diventata “la tutela dell’ambiente”. Davvero strano, quando i 
medesimi paladini della vita bucolica non trovano nulla da ridire al 
riguardo della fonte prima d’inquinamento e delle conseguenti patologie,
 che è il traffico automobilistico urbano, per tacere della sistematica e capillare irrorazione dei cieli italiani,
 in specie quelli urbani, con sostanze le più nocive, da parte di aerei 
senza contrassegno che nessuna “autorità” ha il coraggio di denunciare, 
fosse solo per il fatto di non farsi identificare dai normali radar!
E così, mentre una nutrita 
rappresentanza di chi, più prima che poi, si ritroverà senza lavoro (per
 vedersi “ri-assunto” a condizioni da fame?) si stava mettendo in 
partenza per Roma, ecco arrivare dal mare un tornado dritto dritto sullo
 stabilimento tarantino. Risultato: un operaio morto, alcuni feriti, 
danni ingenti e… manifestazione a Roma annullata!
“Maledizione sull’Ilva”, commentano i soliti “media”.
O c’è, invece, dell’altro che non si può dire?
 Un sacco di cose non si possono dire quando non hai più uno straccio di
 sovranità e stanno per darti il colpo di grazia. Si può dire che nel 
1945 non siamo stati “liberati”? No, tant’è vero che ogni anno viene 
inscenata la pantomima della “Liberazione”, e per 365 giorni è un 
martellamento a senso unico per ammonirci sui “danni” che potremmo fare 
se solo osassimo rialzare la testa. Si può dire che “si stava meglio 
quando si stava peggio”? quando bastava uno stipendio solo per far 
campare dignitosamente  una famiglia? Eh no, bisogna solo “guardare 
avanti”, essere fiduciosi verso questi traghettatori verso il nulla. Si 
può dire che la moneta-debito è la più grande truffa mai architettata ai
 danni di ignare “pecore da tosare”? No, anche quando vi danno 
l’impressione di concedervi uno spazio: guardate come saltano addosso, tutti uniti appassionatamente (ma “divisi” altrimenti), a chi afferma una verità lapalissiana.
 Si può dire che le “missioni di pace all’estero” costano una cifra 
esagerata che non possiamo sostenere e che è semplicemente scandaloso 
veder morire un sacco di gente per questa follia? Figuriamoci, c’è da 
combattere “il terrorismo”!
Si può dire, infine, che saremo presumibilmente costretti a declinare le offerte dei cinesi,
 i quali vedono nel porto di Taranto il principale sbocco commerciale 
nel Mediterraneo, per destinarlo invece a sede della Sesta flotta a 
stelle e strisce?
Insomma, siamo ingannati su tutta la linea, senza alcuna eccezione.
Quindi non sorprende 
constatare che nessun “autorevole media” abbia sollevato il minimo 
dubbio sul “devastante fenomeno atmosferico” che ha investito l’Ilva di 
Taranto in un frangente così delicato. Che strano, eppure quando 
l’uragano “Sandy” ha colpito la costa nord-occidentale degli Stati 
Uniti, c’è chi ha avanzato l’ipotesi di un “attacco iraniano”…
La “geoingegneria”
 a scopi militari – quando per “militare”, lo si dovrebbe aver compreso,
 non è più da intendersi uno mero scontro tra eserciti – non me la 
invento io, ma ne parlano fior di alti ufficiali di ogni Paese ed esperti certo non sospetti di simpatie per ipotesi più o meno “folli” (il cosiddetto “complottismo”).
E può essere sempre una “maledizione” o una “coincidenza”?
Ricordiamoci di cosa è successo a Genova
 in un momento molto delicato per l’Italia, a livello politico. 
Riflettiamo sulla nevicata dello scorso inverno, mai vista prima per 
durata ed intensità, esattamente prima che i “Forconi” e il movimento 
degli autotrasportatori siciliani attraversasse lo Stretto per risalire 
verso Roma. Ed infine, ogni tanto, diamo credito alle ammissioni stesse di chi parla di “controllo del tempo atmosferico”.
Alla luce di questa, come di altre “ammissioni”, non è peregrino porsi domande inquietanti sullo “tsunami” che investì l’Indonesia e il Sud-est asiatico nel 2004.
 E anche qualche altro interrogativo sul terremoto ad Haiti, e, perché 
no, su quello dell’Aquila: il primo subitamente sfruttato dagli Usa per 
occupare di fatto l’isola, il secondo per mettere in seria difficoltà un
 governo che, al di là di tutto quel che si può dire del Cavaliere e 
della sua “squadra”, stava oggettivamente dando fastidio per la sua 
“spregiudicatezza” in politica estera ed energetica (ricordiamoci anche 
come venne trattato Bertolaso dalla Clinton in occasione del terremoto 
nell’isola caraibica… un Bertolaso poi “fatto fuori” dalla solita 
‘storiella a luci rosse’…). Non è lecito inoltre porsi qualche dubbio 
sugli incendi che devastarono la Grecia, che mentre stipulava un 
mega-accordo coi cinesi sul porto del Pireo si vedeva piombare sul collo
 i vampiri dell’usura (i cosiddetti “aiuti”)?
Tutte domande che hanno bisogno di “risposte”, ma non da parte dei “complottisti”, che di queste cose scrivono e parecchio
 (e vengono pure letti, pensate un po’!), ma da quelle “autorità” e da 
quelle “istituzioni”, nonché da quegli “enti” preposti a tutelare la 
salute e l’incolumità dei cittadini, che anche di fronte all’evidenza 
più solare fanno le classiche orecchie da mercante.
Quindi, prima di parlare di 
“maledizioni” si pensi bene a cosa ci si riferisce. Perché la vera 
“maledizione” che ci è toccata è quella di essere governati da una massa
 di cialtroni, farabutti, traditori e quanto di peggio può esprimere una
 nazione quando la sua sovranità è solo un pallido ricordo.

Ciao Rosa, sei tornata nel mondo dei blogger dormienti? hahahahahha
RispondiEliminascherzo, forse siamo i soli svegli. O forse nemmeno questi quindici euro alle compagnie dovremo dare però sai, per coerenza e risultati che otterremo, insieme.
Sono felice di rivederti, anche se poi non commento sempre, a giorni non ciò voglia, faccio altre cose ... sto aspettando il tempo di scappare in montagna, quando il popolo o si incazzerà o li friggeranno tutti, me compreso ovviamente!
Ti rendi conto che ancora qualcuno crede che le tasse siano cosa giusta?
Stai sicura che li trovi, non so dove, ma ci sono di sicuro ...
Come stai tu invece? Io sono frizzante in questo periodo, come lo spumante, non dico champagne io!
Ciao, e stammi bene, che il mondo ti doni quello che meriti, la miglior cosa sempre
Grazie Dioniso, sempre gentile e carino. Sì, ogni tanto faccio capolino e ci riprovo...non che ci creda più di tanto, ma ci riprovo :))
EliminaMi auguro che tu riesca presto a "fuggire" in montagna, ma sai temo che ci tocchi, anche dagli eremi prendere atto di quello che ci stanno facendo.
Per ora, per quanto sia anch'essa controllata, la rete è l'unico luogo in cui si trovi un poco di gente ri-svegliata. Purtroppo hai ragione le persone "dormienti" sono ancora tantissime e il potere ci sguazza, facendo le peggio cose e molto spesso nemmeno ce ne rendiamo conto...o quantomeno ce ne rendiamo conto in pochi.
Belle cose anche a te ....e tutto ciò che ti necessita :)) ....un abbraccio.
Namastè
Non può non essere diverso da quanto scrive Galoppini. Anche perché le smentite non sono razionalmente credibili. Di fronte a tutto questo, come dicevano gli antichi, si perde il senso delle cose e bisogna rifletterci sù. Solo che a rifletterci ciascuno per proprio conto non tira acqua al mulino di nessuno. Occorre altro...
RispondiEliminaSì, purtroppo, hai ragione Riverinflood, l'auto-coscienza non basta, anche se è indispensabile, deve diventare coscienza diffusa e condivisa, ma l'impressione è che si continui a fermarsi alla superficie, senza mai entrare davvero nel merito. Evitando i risvolti più difficili da credere, per paura che possano essere veri. Intanto chi non ha scrupoli fa e dispone le cose più turpi...fidando che l'incredulità e la manipolazione lavorino per lui, impedendoci di vedere realmente quello che altrimenti sarebbe evidente.
EliminaUn abbraccio.
Namastè