lunedì 28 febbraio 2011

Osho

 
"Il mio lavoro qui è quello di eliminare tutti i tuoi puntelli, tutte le convinzioni, Osho incluso

Prima faccio finta di aiutarti... perché questo è il linguaggio che comprendi! 
E poi a poco a poco comincio a tirarmi indietro. 

Prima ti allontano dagli altri tuoi desideri e ti aiuto ad appassionarti al nirvana, alla liberazione, alla verità. 
Poi quando vedo che tutti i desideri sono scomparsi, e ne è rimasto solo uno, comincio a martellare su quel desiderio, a dire: "Lascialo perdere, perché ora questa è l'unica barriera". 

Allora ti porto via anche l'ultimo desiderio; quando esso è scomparso, sei illuminato.  

Allora Osho sei tu." 

La Guerra è un Racket

tratto da: Ilupidieinstein
 
Even if only two percent of those assigned to perform military service should announce their refusal to fight, as well as urge means other than war of settling international disputes, governments would be powerless, they would not dare send such a large number of people to jail. (Albert Einstein On conscientious objection - Two percent speech, New York, 1930)-Dakota Jones
 
"War uber alles": il Pentagono ha bisogno di altre guerre

di Paul Craig Roberts Global Research
Il governo degli Stati Uniti non ne ha mai abbastanza della guerra. Mentre il regime libico del dittatore Muammar Gheddafi sta cedendo ad una popolazione in rivolta, la CNN riferisce che un portavoce del Pentagono ha affermato che gli Stati Uniti stanno esaminando tutte le opzioni dal punto di vista militare.
Presumibilmente, il Pentagono, che è responsabile di un milione di morti iracheni e di un numero imprecisato di morti afghani e pakistani, è preoccupato per la morte di 1.000 manifestanti libici.
Mentre il Pentagono cerca di capire come partecipare alla rivolta libica, il comandante delle forze Usa nel Pacifico sta sviluppando nuovi piani di battaglia per prevalere sulla Cina nel suo territorio nazionale. L'ammiraglio a quattro stelle Robert Willard pensa che gli Stati Uniti dovrebbero essere in grado di colpire la Cina nelle sue stesse acque costiere.

Colombia, morte e distruzione a peso d'oro

Stella Spinelli

Una multinazionale vuole trasformare in miniera un ecosistema tipico latinoamericano, che regge l'intera offerta idrica di due milioni di persone. Che si oppongono al progetto.
 

Il Páramo è un ecosistema neotropicale, situato in altura, tra le foreste che si formano a oltre tremila metri di altitudine e le cime innevate dei cinquemila metri. A costituirlo sono vallate e pianure con una gran quantità di laghi, torbiere e praterie umide, punteggiate da arbusti e macchie di foresta. Circa il 57 percento di questo particolare ecosistema si trova concentrato in Colombia. Fra questi, c'è il Páramo di Santurbán, che produce e regola l'offerta idrica per due milioni di esseri umani delle aree urbane di Bucaramanga e Cùcuta e di altri 21 comuni, tutti situati nei dipartimenti di Santander e Norte de Santander. Un vero tesoro ecologico, sul quale sta posando gli artigli una multinazionale mineraria che già sta pregustando di estrarre l'immane ricchezza che nasconde, a cominciare dall'oro. Si tratta della Greystar Resources  che ha già ricevuto il benestare del governo Santos per il suo progetto minerario di Angostura.
Ma le migliaia di abitanti che ne subiranno le devastanti conseguenze non ci stanno, e sono scese in piazza a Bogotà, di fronte al ministero dell'Ambiente per urlare in faccia ai governanti il proprio dissenso.

Quirra, trovato uranio in un deposito. Svolta dopo il blitz nel Poligono

tratto da: Megachip

Cinque cassette in cui è stata riscontrata la presenza di uranio impoverito sono state rinvenute sabato 26 febbraio 2011 in un deposito all'interno del poligono militare.

da unionesarda.it - Segue: articolo da corriere.it.

C'è l'uranio a Quirra. Isotopo 238, in gergo uranio arricchito . E c'è chissà da quanto tempo. Lo hanno scoperto ieri gli esperti inviati dalla Procura di Lanusei per un'ispezione nel poligono. Lo hanno trovato all'interno di alcune cassette metalliche, cinque per l'esattezza, sistemate in un deposito di materiali speciali, compreso il munizionamento rimasto inesploso dopo le esercitazioni e in attesa di una futura distruzione. Magazzino senza nessuna misura di protezione o di sicurezza, senza nessun cartello di pericolo, dove l'accesso era libero per chiunque lavori all'interno della base.
Il deposito si trova a Capo San Lorenzo, a due passi dalla spiaggia e dalla zona dove, secondo i veterinari delle Asl di Lanusei e Cagliari, si sono ammalati di leucemia 10 dei 18 pastori.
LA SVOLTA - È un autentico colpo di scena nell'inchiesta del procuratore Domenico Fiordalisi. Il deposito di Quirra è stato sequestrato e sigillato, le cinque cassette metalliche altamente radioattive (sono stati registrati valori cinque volte superiori alla norma) sono state consegnate al professor Paolo Randaccio, fisico nucleare dell'Università di Cagliari, che nel bunker dell'Ateneo le aprirà per sapere dove l'uranio 238 è contenuto. Si tratta di particolari proiettili in grado di perforare qualsiasi corazza? Oppure di pezzi di radar o di barre stabilizzatrici di missili?

Ogm: la moratoria della melanzana in India

Manifestazione in India - Foto: oggiscienza

La questione degli organismi geneticamente modificati (OGM) rappresenta una cartina di tornasole decisiva per capire l’evoluzione dell’agricoltura globale. E non solo.
Il 2010 ha segnato il quindicesimo anniversario dell’inizio della commercializzazione dei prodotti biotech. In questo periodo, secondo le stime fornite della ISAAA (un istituto internazionale di ricerca, moderatamente favorevole agli OGM), la superficie coltivata è cresciuta del 87%: nel solo 2010 si sono raggiunti i 148 milioni di ettari coltivati (più 10% rispetto all’anno precedente), in 29 diverse nazioni (nell’anno si sono aggiunti Pakistan, Myanmar e Svezia, mentre la Germania ha ripreso le coltivazioni). A questi 29 paesi se ne aggiungono altri 30 che importano i prodotti OGM: in queste 59 nazioni vive il 75% della popolazione mondiale.
È impressionante notare come i prodotti biotech siano diffusi soprattutto negli Stati poveri o in via di sviluppo. Il 90% dei circa 1,54 milioni di contadini biotech sono poveri agricoltori residenti in paesi ancora poco sviluppati o emergenti, nei quali la coltivazione degli OGM è cresciuta nel 2010 del 48%. Gli Stati maggiormente convinti nell’investire in questo tipo di agricoltura tecnologica sono Cina, India, Brasile, Argentina, Sudafrica. I dati si potrebbero moltiplicare: in Myanmar ormai il 75% del cotone prodotto è transgenico (il famoso o famigerato Bt cotton, brevettato dalla Monsanto) e in India lo stesso tipo di cotone viene coltivato sul 9,4 milioni di ettari, con un continuo incremento negli ultimi 10 anni.

domenica 27 febbraio 2011

Mangimi permissivi

di Marinella Correggia


La Commissione Europea sembra voler reintrodurre scarti di carne e farine ossee nell'alimentazione animale. Un uso vietato dalla fine degli anni 1990 per l'esplodere della crisi della Bse (encefalopatia spongiforme bovina, detta anche «morbo della mucca pazza»). A perorare il balzo verso il passato è stato il ministro dell'agricoltura della Polonia, che dal prossimo giugno sarà presidente di turno dell'Ue.  Scarti carnei e farine di ossa contengono quelle proteine che adesso gli allevatori europei prendono dalla soia extracomunitaria. L'Ue importa annualmente (dati 2008-2009) 33 milioni di tonnellate di soia e 4 milioni di tonnellate di mais, in gran parte dalle Americhe, per i mangimi. 
 L'Unione europea ha intanto approvato una bozza di regolamento sulla presenza di Ogm non autorizzati nei mangimi, in modo da consentire l'importazione di soia e mais anche in presenza di tracce di materiale geneticamente modificato non autorizzato, se non superiori allo 0,1%. «Occorre salvaguardare gli approvvigionamenti da paesi terzi, vitali per le stalle europee», hanno spiegato i rappresentanti dell'associazione dei mangimisti europei (Fefac) - che peraltro continua a lottare per ottenere soglie più elevate, come lo 0,5% ammesso dalla non comunitaria Svizzera.

sabato 26 febbraio 2011

Radio Vaticana, la Corte conferma la condanna

tratto da: Terra
Rossella Anitori

ELETTROSMOG. I giudici della Cassazione hanno respinto la richiesta di assoluzione obbligando l’emittente a risarcire gli abitanti di Cesano e delle zone limitrofe. I comitati: ora un nuovo dossier.

Il “peccato” è stato commesso: non c’è dubbio. La IV sezione penale della Cassazione ha confermato la condanna a Radio Vaticana. L’emittente della Santa sede è stata accusata di “getto pericoloso di cose” per l’emissione nociva di onde elettromagnetiche in relazione agli impianti a nord di Roma. I giudici hanno respinto la richiesta di assoluzione obbligando l’emittente a risarcire gli abitanti di Cesano e delle zone limitrofe, a cui la radio che veicola il messaggio evangelico nel mondo ha causato non pochi problemi.

Tripoli, avamposto dell'Inferno

Immagine di Bernhard Heisig: 
'Men, War and Old Painter' 
Nicola Sessa
 
Gheddafi ha ancora la forza di apparire in strada e di arringare la folla. E' davvero così vicina la fine del dittatore libico?

Quella cui stiamo assistendo è una rivoluzione con il condizionale: i rivoluzionari avrebbero preso il controllo di questa o di quell'altra città; l'aeroporto sarebbe nelle mani dei ribelli; alcuni reparti dell'esercito e della polizia sarebbero passati con i manifestanti; e, purtroppo, i morti sarebbero non si sa ancora quanti. Non sappiamo ancora se è Tripoli che assedia il Colonnello Gheddafi, oppure il contrario. L'unica cosa certa è la follia di un uomo che ha spalancato le porte dell'inferno sulla capitale libica. Chi non lo ama non merita la vita, chi non lo ama deve precipitare nell'inferno. Alla vertiginosa escalation della sua spietata retorica, Muammar Gheddafi affianca l'insana decisione di aprire gli arsenali militari: ogni libico devoto alla Rivoluzione, alla sua Rivoluzione, dovrà armarsi per uccidere i ribelli, i sostenitori della rivoluzione con la erre minuscola.

venerdì 25 febbraio 2011

L’ultima vittoria di Mauro Rostagno

tratto da: Terra
Marco Boato

Si sta celebrando in Corte d’assise di Trapani il processo per l’omicidio del giornalista ed ex leader del ‘68. Imputati il boss mafioso Vincenzo Virga e il killer Vito Mazzara. La storia di due decenni di depistaggi e infamie
Dal 2 febbraio 2011, a distanza di 22 anni e mezzo da quell’orribile crimine mafioso, si sta celebrando di fronte alla Corte d’assise di Trapani il processo per l’omicidio di Mauro Rostagno, che vede imputati il mandante Vincenzo Virga ed il killer Vito Mazzara, e come parti civili la figlia Maddalena e la compagna Chicca Roveri, insieme ad altri familiari e ad enti ed associazioni. Nella primavera 2010 la regista Adriana Castellucci di Torino (città natale di Mauro) aveva messo in scena una pièce teatrale “Un uomo vestito di bianco” dedicata alla figura di Rostagno nelle varie fasi della sua vita, mentre nel settembre 2010 Nico Blunda, Marco Rizzo e Giuseppe Lo Bocchiaro hanno pubblicato (editore Becco Giallo) un volume a più voci, intitolato “Mauro Rostagno.

Prove tecniche per un mondo migliore”, con una splendida prefazione di Adriano Sofri. Altri libri su di lui erano stati del resto pubblicati a partire dagli anni ’90 (qualcuno di questi però da dimenticare, per aver avallato i più terribili depistaggi sul suo omicidio). Mauro Rostagno ha cominciato a ricevere giustizia soltanto a 21 anni dal suo omicidio per mano di mafia, avvenuto alle 20:10 del 26 settembre 1988, mentre rientrava nella comunità “Saman” di Lenzi di Valderice dopo aver realizzato il suo ultimo servizio televisivo a Rtc, una emittente locale di Trapani.

Osho

 
"Non sono qui per dare sostegno ai tuoi pregiudizi, non sono qui per sostenere le tue tradizioni, i tuoi condizionamenti. 


Il mio lavoro consiste nel demolirti completamente, perché solo quando sei completamente raso al suolo, il nuovo può nascere." 


Carne rossa: una bomba ad orologeria

fonte: BenessereBlog.it

Se i vegetariani lo sostenevano da tempo, adesso c’e’ anche la conferma scientifica: la carne rossa fa davvero male. Questa settimana infatti il governo britannico annuncerà i risultati di una ricerca compiuta dallo Scientific Advisory Committee on Nutrition che sicuramente non renderanno molto felici i carnivori convinti.

Un esauriente studio ha appena concluso che la carne rossa, così come i suoi derivati, se consumata in dosi maggiori ai 500gr. a settimana, non solo potrebbe potenzialmente aumentare le probabilità di contrarre il cancro, ma il rischio è così alto da spingere il governo ad emettere un comunicato ufficiale in proposito.
Il World Cancer Research Fund gia’ nel 2007 aveva detto che per ridurre drasticamente il rischio di tumore all’intestino, stomaco, ovaie, seno e vescica sarebbe stato opportuno, per quanto riguarda i bambini, evitare totalmente il consumo di ‘processed meat’ – ovvero insaccati, salsicce, carne in scatola e simili – mentre agli adulti veniva consigliato di non superare i 70gr. giornalieri.
La nuova ricerca invece include anche la carne rossa non trattata, confermando che questo tipo di alimento contiene un pigmento capace di danneggiare il DNA delle cellule del sistema digestivo.

Arizona, dalla padella nella brace

di Luca Galassi
 
Dopo la legge anti-immigrazione dello scorso anno, lo Stato propone misure ancor più restrittive per i clandestini.

I legislatori dello Stato dell'Arizona hanno proposto un nuovo pacchetto di leggi sull'immigrazione così restrittive che, se approvate, rischierebbero di far apparire addirittura moderata la controversa riforma varata lo scorso anno, contro cui peraltro l'amministrazione del presidente Usa, Barack Obama, aveva presentato ricorso. Secondo il nuovo disegno di legge, agli immigrati senza documenti sarebbe vietato guidare nel territorio dello Stato, avere accesso all'istruzione e ricevere sussidi sociali. I loro bambini riceverebbero certificati di nascita nei quali è esplicitato che non potranno mai diventare cittadini dell'Arizona.

giovedì 24 febbraio 2011

La condanna di Simone Righi

Simone Righi condannato a 4 anni e 6 mesi in Spagna
 
L’avventura spagnola di Simone Righi e Jo Fiori è finita nel modo peggiore possibile. Il tribunale di Cadice ha emesso il verdetto condannando Simone Righi a 4 anni e sei mesi di carcere, al pagamento di varie multe per danni e alla metà delle spese legali sostenute dal Comune di Cadice.
Dalla lettura della sentenza si evince chiaramente che le testimonianze a suo favore non sono state prese in considerazione mentre sono state acquisite tutte quelle rilasciate dai testimoni a favore del Sindaco di Cadice Teofila Martinez e dalle forze dell’ordine.
La storia inizia il 13 settembre 2007 quando Simone Righi e Jo Fiori, turisti in Spagna, lasciano i loro tre cani in un dog hotel a pagamento di Puerto Real, cittadina della provincia di Cadice così come concordato con il veterinario della struttura, Roberto Alfredo Parodi.
Dopo tre giorni quando vanno a recuperare i loro cani si trovano davanti una situazione inaspettatata e agghiacciante. I loro tre cani sono stati eliminati per errore, due già inceneriti e la terza già uccisa e congelata.
Jo e Simone hanno denunciato i responsabili della struttura per “omicidio volontario continuato” dei tre cani di proprietà con Passaporto Internazionale e iscrizione all’anagrafe canina, membri della famiglia, per “falsa testimonianza” e “falsa documentazione“.

Nulla si distrugge. Il futuro è fai da te

da: Terra
Pierpaolo De Lauro

RICICLO. Dal sito che offre i manuali per riparare i gioielli Apple, fino ai designer che giocano con i cartoni da imballaggio. Il recupero è ormai una necessità per il Pianeta, con tanto di manifesto.

Riparare fa bene alla Terra. Fa risparmiare denaro; fa imparare l’ingegneria. Il miglior modo per capire come funziona una cosa è smontarla! Se non lo aggiusti non lo possiedi». Sono solo alcuni passaggi del “Self-repair manifesto”, la campagna lanciata dal sito iFixit per incentivare e diffondere la pratica dell’autoriparazione. Bastano pochi minuti, una dose di pazienza e un po’ di pratica per donare nuova vita a tutti i nostri oggetti. Un tempo il recupero era la prassi: non si buttava via nulla, tutto rientrava in un percorso virtuoso che donava nuova vita agli oggetti. Poi il consumismo sfrenato ha schiacciato tutto.

Sostanze tossiche nei cosmetici: quali rischi per la salute?

tratto da : Informasalus.it

 
Ogni giorno milioni di persone, donne in particolare, anche se il numero di uomini è in costante aumento, usano prodotti cosmetici sotto varie forme: saponi, dentifrici, shampoos, balsami, lozioni, creme (idratanti, da corpo, per le mani, anticellulite, antismagliature, antirughe, antietà, depilanti, ecc.), deodoranti, deodoranti intimi, oli da corpo, oli e sali da bagno, oli da massaggio, oli abbronzanti o protettivi, oli doposole, smalti per le unghie e loro solventi, mascara, profumi, talco, fondotinta, matite, ombretti, rossetti, lucidalabbra, coloranti e tonici per capelli, lacche e spray per capelli, dopobarba, oli per bambini etc.
Molte altre sostanze chimiche tossiche o potenzialmente tossiche sono poi presenti nell'ambiente casalingo, lavorativo, o per le nostre strade.
Milioni di tonnellate di sostanze chimiche vengono riversate direttamente o indirettamente, attraverso gli scarichi successivi alle lavorazioni industriali o risciacquate dai nostri corpi, nell'ambiente con gravi effetti inquinanti, dovuti anche alla loro scarsa biodegradabilità.
A parte il loro impatto ambientale, il fine di questo ricerca è di valutare le conseguenze del loro uso sulla nostra pelle e attraverso di essa, sui nostri corpi.

mercoledì 23 febbraio 2011

Un testimone da Tripoli: “Ci stanno ammazzando tutti! Rapiscono anche i bambini”


La minaccia delle armi chimiche, i morti per le strade e le truppe di mercenari africani che si aggirano per la città. Il racconto che Diritto di Critica ha ricevuto via Skype da una ragazza libica è drammatico: “Ci stanno ammazzando tutti! Stasera siamo sicuri che finiranno di ammazzarci -- esclama -- I mercenari entrano nelle case e rapiscono uomini e bambini che poi vengono fatti sparire. Gheddafi lo sa che queste sono le sue ore finali ma vuole che tutti muoiano con lui, la sua è una vendetta contro l’intero popolo libico”. E a rischio sarebbero anche gli oleodotti: «potrebbe bombardarli».
A farle rabbia però è l’immobilismo della comunità internazionale e degli Stati Uniti: «Se bombardassero le basi militari come già hanno fatto negli anni Ottanta, sarebbe la fine di Gheddafi. In tutto -- racconta -- si tratta di una ventina di persone al potere, il resto del lavoro lo fanno i mercenari». Per un eventuale intervento militare, prosegue, «non vogliamo la Nato, non ci fidiamo perché andrebbe a proteggere solo gli oleodotti e il petrolio». Nel discorso di ieri, inoltre, Gheddafi ha chiesto ai suoi fedelissimi di scendere in piazza per dimostrare «ma oggi -- spiega la ragazza -- per strada non c’è nessuno, tutto il Paese è deserto. La gente adesso è nascosta perché teme i mercenari: non abbiamo il telefono, internet, la tv né la radio. Si deve essere fortunatissimi per riuscire a comunicare con l’esterno. I mercenari, invece, adesso entrano nelle case, uccidono la gente, prendono i nostri uomini e i bambini poi distruggono ogni evidenza: i corpi non so dove li portino ma scompaiono. Allo stesso modo cancellano le frasi scritte sui muri dai manifestanti, fidando nel fatto che oggi nessuno è sceso in strada». Glaciale il giudizio sull’Italia: “È il peggior Paese d’Europa”.


Lo stupro come arma politica


la repressione a Khartoum
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Sempre più numerosi i casi in Sudan di abusi sessuali da parte della Security nei confronti di donne e giovani “colpevoli” di aver partecipato alle manifestazioni di piazza. La denuncia di Sudan democracy first group.

Stupri e violenze sessuali come strumenti di lotta politica e di repressione. È quello che sta accadendo in queste ore a Khartoum, in Sudan. Violenze contro donne e ragazze colpevoli solo di aver partecipato, in alcuni casi neppure quello, a manifestazioni di piazza contro il regime che governa il paese dal 1989.

La denuncia, prima apparsa su alcuni siti sudanesi e su youtube, è stata poi ripresa da un'organizzazione locale a difesa dei diritti civili e democratici, Sudan democracy first group, che ha elaborato un documento in cui cita almeno sei casi molto documentati di abusi sessuali, molestie fisiche e verbali nei confronti di donne sudanesi, avvenuti tra il 30 gennaio scorso e il 16 febbraio.

Essere pace - Thich Nhat Hanh

 
Nel protestare contro una guerra, possiamo credere di essere una persona pacifica, un vero rappresentante della pace, ma questa nostra presunzione non sempre corrisponde alla realtà.  

Osservando in profondità ci accorgiamo che le radici della guerra sono presenti nel nostro stile di vita privo di consapevolezza. 


Se noi non siamo in pace, non possiamo fare niente per la pace.
 
tratto da Pomodoro Zen

Un senatore vorrebbe testare proiettili all’uranio nei poligoni sardi


“Le dichiarazioni del senatore Gallo del Pdl che prospetta la incredibile, demenziale ed assurda idea di testare proiettili all’uranio nei poligoni sardi ci impongono di rivolgere ai suoi colleghi un pressante invito affinchè lo invitino ad un atto di dignità politica: dimettersi e la stessa dignità dovrebbe far chiedere ai parlamentari sardi del suo stesso partito che un rappresentante, anche lui nominato e non eletto l’ espulsione da tale partito”. Lo afferma Gianfranco Scalas, presidente del partito Fortza Paris Sardegna. Scalas, che è stato addetto stampa dell’Esercito, ora in pensione afferma che “stiamo aspettando ormai da troppi giorni una parola di chiarezza sulla situazione dei poligoni al fine di dare una volta per tutte una risposta ai troppi interrogativi che stano creando allarmismo per chi opera nei poligoni e per le popolazioni”. “Fino ad ora ogni illazione – afferma Scalas -, ogni voce pro o contro ha avuto il silenzio di autorità competenti. Ci aspettiamo dalla Regione Sardegna e dal governo una parola di chiarezza. È forse chiedere troppo o qualcosa di impossibile o pretestuosa? La Sardegna ha bisogno di un nuovo rapporto con lo Stato e questo lo può realizzare solo chi per prima cosa ha a cuore la propria terra, e dopo, ma solo dopo le appartenenze politiche. No ai silenzi – conclude Scalas – ma verità e sopratutto serenità per le popolazioni militari e civili”.

L'Adecco nel mirino della Giustizia per lavoro in schiavitù

da PeaceReporter 
Stella Spinelli

L'Amministrazione federale delle entrate pubbliche argentine (Afip) ha perquisito lunedì la multinazionale di lavoro interinale Adecco che si occupa in particolare di trovare lavoratori agricoli a tempo determinato. Un'azione scattata dopo che l'azienda è stata denunciata il mese scorso per aver impiegato in modo illegale 140 persone poi costrette con la forza a lavorare in condizioni disumane. Le perquisizioni sono scattate in tre differenti sedi dell'azienda. Un operativo lanciato per ordine del giudice di Cordoba, Ricardo Bustos Fierro, che ha dato mandato di acquisire tutta la documentazione relativa al reclutamento di ogni singolo lavoratore. E come volevasi dimostrare sono saltate all'occhio molte irregolarità. "Sono stati trovai contratti in bianco, senza date, o remunerazioni prestabilite, né luogo di lavoro, eppure regolarmente sottoscritti dai lavoratori impiegati in compiti agricoli", ha spiegato Bustos.

martedì 22 febbraio 2011

Rivolta, il riscatto degli ex schiavi: la profezia di Sankara

tratto da: Libre

Tra i preziosi servigi che nel corso della sua lunghissima e controversa carriera Muhammar Gheddafi avrebbe reso all’Occidente, c’è chi aggiunge un omicidio particolarmente eccellente: quello del capitano Thomas Sankara, presidente rivoluzionario del Burkina Faso, assassinato a freddo il 15 ottobre 1987 nel suo ufficio nella capitale Ouagadougu dopo che tre mesi prima aveva coraggiosamente ribadito, alla Conferenza panafricana di Addis Abeba, la volontà di guidare la lotta nonviolenta dell’Africa per la cancellazione del debito. «Non dobbiamo restituire proprio niente», disse Sankara: «Abbiamo già dato tutto, anche il sangue». Mancava, appunto, il suo. «Se resterò solo in questa richiesta – aggiunse, con una battuta tragicamente profetica  – l’anno prossimo non sarò più qui a questa conferenza».
Una commissione internazionale di inchiesta ha indicato la Libia di Gheddafi come  organizzatrice degli esecutori dell’omicidio, miliziani africani probabilmente agli ordini del signore della guerra Charles Taylor. Primo beneficiario dell’assassinio, l’attuale presidente del Burkina Faso, Blaise Compaoré, già braccio destro di Sankara e ora uomo di fiducia di Sarkozy nel continente nero. L’operazione sarebbe stata commissionata direttamente dalla Francia d’intesa con gli Stati Uniti, e affidata – per i dettagli logistici della macelleria – all’intelligence del Colonnello.

E’ ingannevole. Bloccato lo spot del Forum Nucleare Italiano

tratto da: Blogeko.it

Lo spot nucleare diffuso in dicembre dal Forum Nucleare Italiano è ingannevole e non deve essere più trasmesso. Lo dice il Giurì dell’Istituto per l’autodisciplina della pubblicità.
Lo spot simulava una partita a scacchi fra un giocatore favorevole ed uno contrario al nucleare. Era apparentemente neutrale. In realtà il giocatore antinucleare non appariva, diciamo, brillante come l’altro. Non è stato ancora diffuso il motivo per cui il Giurì ha giudicato ingannevole lo spot.
L’Istituto per l’autodisciplina della pubblicità è formato da operatori ed imprese della comunicazione e della pubblicità: non da attivisti anti-atomo. La sintesi del pronunciamento del Giurì resa pubblica su internet recita:
La pubblicità contestata non è conforme all’art. 2 del Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale, letto ed applicato alla luce delle ‘Norme preliminari e generali’ e integrato dal disposto dell’art. 46, e ne ordina la cessazione nei sensi di cui in motivazione.”

Gheddafi accende la guerra civile

 
Gheddafi rimane 'fino alla morte'.
 
Muammar Gheddafi non lascia. "Io sono il leader di una rivoluzione, non sono un presidente. Non ho un mandato da cui dimettermi", e perciò morirà da martire, come un combattente che resiste fino all'ultima goccia di sangue.
 
Per settantacinque minuti il leader libico ha urlato rabbioso contro i "ratti che hanno invaso le strade", contro le "bande di giovani drogati e ubriachi" che assaltano le caserme e le stazioni di polizia. Il Colonnello si è rivolto ai suoi sostenitori che lo ascoltavano nella Piazza Verde di Tripoli: "Uscite dalle vostre case, scendete in strada. Cacciate i nemici, andate a prenderli fin dentro le loro tane". Gheddafi prospetta il fantasma della guerra civile, ma di fatto la dichiara con il suo discorso. Mettendo libici contro libici, civili contro civili: "Indossate una fascia verde come riconoscimento, a partire da domani andate e combattete, ripulite la Libia casa per casa!". "Liberate Bengasi!" È il vero punto di non ritorno, è il momento dello scontro finale e, presumibilmente, il sangue scorrerà a fiumi.

Libia, l'appello di Emergency

 
L'organizzazione di Gino Strada condanna la repressione e chiede al governo italiano il rispetto della Costituzione
 
Emergency assiste con viva preoccupazione alla dura repressione che negli ultimi giorni sta insanguinando la Libia.

Le notizie che circolano in queste ore riferiscono di bombardamenti aerei sui civili e di manifestanti attaccati con proiettili anticarro: si tratterebbe di gravissimi crimini di guerra, davanti ai quali l'Italia deve prendere una posizione di netta condanna.

Notiamo anche che il nostro Paese è, ad oggi, il principale esportatore di armi dall'Europa verso la Libia, e questo nonostante la legge 185/90 del Parlamento Italiano vieti di esportare armamenti in Stati che non garantiscono il rispetto dei diritti umani.

Chiediamo con forza il rispetto della legge italiana, chiediamo il rispetto della nostra Costituzione: l'Italia ripudia la guerra, anche quella fatta da altri con le nostre armi.

Milano, 22 febbraio 2011

http://it.peacereporter.net/articolo/27015/Libia%2C+l%27appello+di+Emergency

«Ci stanno uccidendo con machete e coltelli»: il grido d’aiuto dei profughi africani bloccati in Libia

Scambiati per mercenari al soldo del regime oppure bloccati nelle carceri libiche: il destino dei profughi respinti a suo tempo dall'Italia in nome del Trattato d'Amicizia con Gheddafi
Scritto da Erica Balduzzi 


«Ci stanno uccidendo con coltelli e machete»: questo l’sms ricevuto ieri da Don Mussie Zerai, presidente dell’Agenzia Habeshia. Una richiesta d’aiuto disperata che svela un retroscena delle rivolte in Libia: la sorte di tutti quei profughi somali, eritrei, etiopi e in generale africani presenti sul territorio libico, molti dei quali respinti a suo tempo dall’Italia grazie al Trattato di Amicizia stipulato tra il premier Silvio Berlusconi e il colonnello Gheddafi.
Zerai, che da mesi segue le vicende dei profughi in fuga dal Corno d’Africa, sottolinea la drammatica situazione in cui queste persone, bloccate in Libia, si sono venute a trovare all’indomani dell’esplosione delle rivolte. Gheddafi infatti pare aver arruolato negli ultimi giorni mercenari dal Ciad e dall’Uganda per reprimere le ribellioni di piazza che intendono dare la ‘spallata decisiva’ al regime: decisione che avrebbe portato i manifestanti libici, nel clima di violenza collettiva in atto in queste ore, a temere qualunque persona di colore scambiandola per un mercenario al soldo del regime. «Queste persone – dice Zerai – continuano a chiedere aiuto». Secondo quanto comunicato dai profughi che sono in contatto con lui, infatti, i libici in rivolta vanno a cercarli nelle case e negli appartamenti e li attaccano con machete e coltelli perché, in quanto africani, li considerano soldati prezzolati da Gheddafi e quindi nemici pericolosi.

Osho

"Voglio vedere la forza e la pace nella loro perfezione. 

Voglio una sintesi, un'armonia tra religione e scienza. 

Questo darà vita all'individuo perfetto, alla cultura perfetta, a persone ricche di valori interiori e di successi nel mondo esterno. 

L'individuo non è né il corpo né l'anima ma una combinazione dei due. 

Perciò qualsiasi cosa basata su solo uno dei due rimane incompleta." 

Osho

Bolivia, la Central Obrera scenda in piazza: 'Aumentiamo gli stipendi'

I prezzi degli alimentari aumentano. I prezzi dei salari non salgono e l'inflazione vola. La popolazione manifesta e chiede riforme economiche.
 
da PeaceReporter
di Alessandro Grandi

I prezzi troppo alti, i salari bassi e l'inflazione che tende a salire sempre più, sono solo alcuni degli aspetti che hanno caratterizzato le manifestazioni dei giorni scorsi in Bolivia.
Scese in strada dopo l'invito della Cob (Central Obrera de Bolivia) migliaia di persone, fra loro molti fedelissimi dell'amministrazione di Evo Morales, hanno scandito slogan contro il neoliberismo e contro l'aumento indiscriminato dei prezzi.Già nei mesi scorsi la volontà di aumentare la pressione fiscale sui combustibili fece scatenare nel paese violente proteste. Gli scontri fra polizia e manifestanti furono durissimi e la protesta sociale tanto ampia da far fare al governo Morales un passo indietro. Ma la situazione è evidentemente ancora poco tranquilla.
tratto da Megachip
di Giacomo La Franca 

Nel momento delle liberazioni e delle tragedie lungo la sponda sud del Mare Nostrum dobbiamo già guadare in avanti. Ci sta per raggiungere in casa una fiumana apocalittica di persone che avranno bisogno di tutto. Il governo italiano dovrebbe iniziare ora - visto che ancora non l’ha fatto né ha pensato di farlo - ad organizzarsi lungo le coste per accogliere in modo umano la massa che sta per arrivare dall’Africa. Com’è possibile continuare a cullarsi nel “Silvio sì, Silvio no”? Questa immobilità delle istituzioni fa pensare alla volontà di organizzare lo scontro tra poveri: poveri italiani, contro poveri nordafricani e, poi, contro poveri europei, a tutto vantaggio delle classi più ricche di ogni sponda. Cosa fa l’Europa? Quali aiuti può offrire a breve, medio e lungo termine? Maroni che combina? Il nostro esercito è pronto? Cosa serve e chi può fornire quel che serve?

lunedì 21 febbraio 2011

USA e UK sopravviveranno alla Cina?

tratto da Megachip
di Giulietto Chiesa.

Trovo davvero strano che nessuno parli di guerra.
E’ come si fosse in atto una rimozione collettiva, come se nessuno volesse guardare in faccia la realtà. Comprensibile che questa rimozione ci sia a destra, se non altro per ragioni storiche e per cattiva coscienza pregressa. Incomprensibile a sinistra. Incluso il campo ecologista, incluso il campo alterglobalista.
Allora pongo due domande. A tutti. Di destra, di sinistra. E anche, mi voglio rovinare, di centro.
Chi di voi è sicuro che questo o il prossimo presidente degli Stati Uniti dirà la verità ai 300 milioni di suoi concittadini, e cioè che toccherà loro ridurre il loro tenore di vita nel corso della prossima generazione? (Lo stesso discorso vale per la Merkel, per Sarkozy, per chi verrà dopo Berlusconi, etc, ma conta meno, perchè tutti questi non sono armati come l’America e non sono stati Impero negli ultimi 60 anni).

I bambini soldato delle Farc


di Paolo Borrello

I guerriglieri colombiani delle Farc addestrano bambini per farli combattere nella vera e propria guerra che contrappone da anni le Farc al governo colombiano. Le famiglie, spesso, sono costrette a “cedere” i propri figli ai guerriglieri. Tutto ciò viene sostenuto in un articolo pubblicato su www.giornalettismo.com:
“I guerriglieri delle Farc addestrano ragazzini da mandare a farsi ammazzare perché sono facili da sostituire. Quelli che si vedono in questo video girato da Elmundo.es (http://www.elmundo.es/america/2011/02/16/colombia/1297878903.html) sono soldati delle FARC, le Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia, che ballano spensierati. Guardandolo viene da pensare che la guerriglia possa avere i suoi lati positivi, possa essere dotata di una sua poesia. Ma non è proprio così.

Secondo Unicef, Amnesty International e altre organizzazioni umanitarie la poesia proprio non c’è. Infatti le Farc continuano imperterriti a reclutare bambini tra i loro ranghi e si calcola che almeno un terzo della truppa non abbia ancora raggiunto la maggiore età. Un dato già di per sé agghiacciante, ma c’è molto altro. In parecchi distretti agricoli colombiani, come le regioni del Pato e di Huila che sono sotto il controllo dei guerriglieri, le famiglie di campesinos sono costrette a cedere un figlio alle Farc affinché sia educato alla guerra.

Il ruggito di Gheddafi

Gheddafi minaccia l'Europa: niente interferenze o stop alla cooperazione per la gestione dei flussi migratori
 
di Nicola Sessa

La fiera non gradisce essere disturbata mentre consuma il suo pasto. Muammar Gheddafi, come Saturno, sta divorando centinaia dei suoi figli e ruggisce per mettere a tacere le lamentele mosse da Francia e Ue (per bocca della signora Ashton) perché si ponga fine alle violenze. Il messaggio fatto recapitare a Bruxelles è chiaro: se l'Unione Europea non cesserà di sostenere le rivolte in Libia, Tripoli smetterà di fare il poliziotto di frontiera per Bruxelles.
Il Colonello sa dove colpire, conosce le ipocrisie della politica: sa che ciò che si teme di più da questa sponda del Mediterraneo è l'incubo dell'invasione dei migranti, la paura dei barbari. Basta un colpo di frusta, basta che Gheddafi decida di allargare le maglie dei controlli, per far sì che l'Europa sia sommersa e vada in tilt.

Il governo italiano non ha fatto misteri: la più grande preoccupazione non deriva dalla frustrazione dei diritti umani e della legittima aspirazione di libertà, ma dalla possibilità che questa rivolta, come quella tunisina ed egiziana possa fare aumentare il numero degli sbarchi sulle coste d'Italia. Di un'Italia pavida ché forse si è resa conto in ritardo di aver firmato più di un patto con il diavolo: difatti, il capogruppo Pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto, ha affermato che bisogna "evitare ingerenze per tutelare i nostri interessi economici; nella vicenda libica occorre un grande senso dell'equilibrio".

domenica 20 febbraio 2011

Se attacca i Guardiani della Costituzione

di Domenico Gallo

Costituzione repubblicana, nata dalla resistenza?  Nel programma di guerra di Berlusconi alle istituzioni dello Stato di diritto, al primo posto c'è il regolamento dei conti con l'indipendenza della giurisdizione. Le aggressioni (e le intimidazioni) di Berlusconi contro i magistrati, che per la natura della loro funzione devono esercitare il fastidioso compito di controllare il rispetto delle regole da parte di tutti, sono una costante da 17 anni, da quando l'eroe è “sceso in campo” per liberare l'Italia dal giogo dei comunisti che – com'è noto – specialmente dopo il 1989 era diventato soffocante per il nostro paese.
Poiché nel nostro ordinamento esiste anche un giudice delle leggi, neppure la Corte Costituzionale è stata risparmiata da aggressioni furiose che l'hanno additata al disprezzo dell'opinione pubblica, persino nell'ambito di consessi internazionali, nei quali il nostro uomo non ha avuto vergogna di attaccare a testa bassa tutte le istituzioni di garanzia del Paese da lui rappresentato.

sabato 19 febbraio 2011

Libia, la rivolta criptata (e la Farnesina, è muta)

Sale a 84 il bilancio delle vittime nelle rivolte contro il regime di Tripoli

I quarantuno anni di regime in Libia dicono una cosa: che il Colonnello Gheddafi sa fare bene il suo mestiere, quello di dittatore. Se in Egitto, grazie ai collegamenti satellitari di tv come Al-Jazeera o Al-Arabyia, la rivoluzione di piazza Tahrir è stata vissuta attimo per attimo, in Libia tutto si svolge sotto la cupola plumbea della censura mediatica e della repressione. Nessun giornalista straniero a coprire i fatti sul campo. Le tv di stato trasmettono solo le manifestazioni organizzate dai Comitati rivoluzionari in favore del padre-padrone. Quello che sappiamo, arriva a pezzi, in un mosaico informativo disordinato. È grazie ai video realizzati con i telefonini dalla gente in strada se sappiamo qual è la reale misura degli eventi in Libia: le lotte in strada, la morte di molti manifestanti, gli scontri con i battaglioni dell'esercito guidati dal figlio di Gheddafi. Le notizie arrivano così, di seconda o terza mano. Il più delle volte con la sponda degli oppositori in esilio.
Human Rights Watch (Hrw) ha fatto due conti: dall'inizio dei tumulti, almeno 84 persone hanno perso la vita. Solo a Bengasi - la città più rivoluzionaria di Libia - sono stati uccisi 55 manifestanti, per lo più giovani.

Anche donne fra le vittime del traffico di organi in Kosovo


Vi furono anche donne e non solo prigionieri di guerra serbi nel macabro traffico di organi umani messo in atto alla fine degli anni novanta in Kosovo e Albania. E non è escluso che gli espianti avvenissero non solo da cadaveri ma anche da persone ancora vive, che morivano successivamente agli interventi attuati nelle apposite “cliniche” degli orrori. Sono alcuni dei nuovi particolari che i media serbi hanno diffuso su una vicenda già tristemente nota da anni, ma che sta nuovamente scuotendo gli ambienti politici e diplomatici dei Balcani dopo l’adozione il mese scorso del rapporto dello svizzero Dick Marty da parte dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa. Basandosi su un rapporto dell’Unmik (missione dell’Onu in Kosovo) del dicembre 2003, i media di Belgrado hanno fornito ulteriori elementi sulla vicenda, che aveva come vittime principali prigionieri serbi degli indipendenstisti dell’Esercito di liberazione del Kosovo (Uck) e che vede coinvolto fra gli altri l’attuale premier kosovaro Hashim Thaci, allora tra i leader dell’Uck. Il trasporto dei prigionieri serbi nel nord dell’Albania, dove venivano uccisi e i loro organi prelevati e venduti, cominciò alla metà del 1999 quando tra cento e 300 persone furono rapite, si legge nel rapporto che Unmik consegnò alla fine del 2003 al Tribunale penale internazionale dell’Aja per i crimini nella ex Jugoslavia (Tpi). Stando ai media di Belgrado, un’inchiesta ufficiale tuttavia non fu mai avviata.

Veleni italiani in Andalusia

Andrea Palladino

Il portolano dei grandi broker dei rifiuti italiani è in fase di aggiornamento. Cambiano le rotte, si rinnovano gli accordi, ma i metodi sono gli stessi da un tempo ormai immemorabile. La nuova rotta delle navi dei veleni porta verso la Spagna: attraversa il mediterraneo, supera Gibilterra, per poi risalire il fiume Guadalquivir, fino al porto di Siviglia. Un percorso utilizzato in queste ore dalle navi che trasportano 80.000 tonnellate di terre di bonifica arrivate dalla ex Sisas di Pioltello, sito industriale alle porte di Milano, la cui bonifica è coordinata direttamente dal ministero dell'Ambiente. Un'operazione da fare in fretta, perché tra pochi giorni arriverà la commissione europea con in tasca pronta l'ennesima multa milionaria per l'Italia, se l'area non sarà stata ripulita.