mercoledì 2 febbraio 2011

L’acqua? C’è! Basterebbe cooperare

Un punto d'acqua nel deserto in Mali - 
Foto: ©T.Murtagh/UNESCO
Emma Mitrotta

Gran parte delle risorse idriche globali scorre sotto la crosta terrestre, esse costituiscono una fonte alternativa importante per fronteggiare i problemi, presenti e futuri, di disponibilità d’acqua potabile, soprattutto in quei Paesi naturalmente poco dotati di risorse idriche superficiali. Questa ricchezza nascosta è stata a lungo trascurata proprio per il suo carattere occulto ed è stata sfruttata troppo o troppo poco per mancanza di norme adeguate (a livello locale, nazionale e internazionale) che ne preservassero il buono stato ecologico e ne regolamentassero l’uso.
Tale tema è oggi al centro dell’agenda politica internazionale che presta particolare attenzione alle falde acquifere transfrontaliere soggette, non solo, a pressioni concorrenti per usi diversi a livello nazionale, ma anche, a giurisdizioni differenti. L’Africa, per esempio, tradizionalmente considerata come un continente arido e desertico per la maggior parte della sua estensione, conta ben 38 falde acquifere, tutte condivise fra due o più Stati.

Nelle regioni aride e semi-aride, l’accesso a fonti d’acqua potabile rappresenta una questione di sopravvivenza e quindi motivo di scontro, anche violento, fra i Paesi che concorrono nel suo utilizzo. Spesso poi, gli Stati con maggiori capacità tecniche ed economiche si assicurano l’accesso alle riserve sotterranee e vantano diritti esclusivi di utilizzo a discapito di tutti gli altri, come nel caso del Nilo.
Nel dicembre del 2008 l’Assemblea Generale della Nazioni Unite ha adottato una risoluzione contenente i principi guida, elaborati dalla Commissione di Diritto Internazionale, per un’adeguata protezione e gestione delle falde acquifere transfrontaliere. Anche questa convenzione non è giuridicamente vincolante ma gli Stati che condividono risorse sotterranee vengono esortati a negoziare accordi specifici, sulla scorta dei suddetti principi, al fine di cooperare e realizzare una gestione congiunta.
I Paesi che condividono risorse idriche sotterranee sono solitamente riluttanti a collaborare tra di loro e a firmare Convenzioni internazionali in materia di sovranità di risorse naturali. Tra l’altro, ci sono numerose difficoltà tecniche giacché mancano spesso informazioni precise relativamente all’estensione e alla qualità delle riserve sotterranee, risorse economiche e strumenti tecnologici per realizzare le suddette valutazioni e scarsa conoscenza delle peculiarità delle acque sotterranee rispetto a quelle superficiali.
A tal fine, nel 2000, il Programma Idrologico Internazionale dell’UNESCO (UNESCO IHP) ha lanciato il progetto ISARM (International Shared Aquifer Resources Management) volto a realizzare un inventario globale delle falde acquifere transfrontaliere e sviluppare buone pratiche e strumenti guida per l’adeguata gestione delle risorse sotterranee. I progressi nella raccolta dei dati e nella realizzazione dell’inventario sono stati presentati a Parigi, lo scorso dicembre, in occasione della Conferenza Internazionale ISARM 2010Transboundary Aquifers: Challenges and new directions” e sono ora raccolti nell’Atlante delle Falde acquifere, che verrà progressivamente arricchito di dati nuovi e più precisi.
La Conferenza ha raccolto non solo giuristi e diplomatici, ma anche idrologi, geologi, ingegneri ambientali, geografi e altri esperti che, data la trasversalità della tematica trattata, possono dare un contributo importante allo sviluppo di un quadro normativo appropriato e misure d’intervento efficaci a proteggere le falde acquifere.
Tale questione deve essere affrontata in tempi piuttosto brevi visto che le risorse idriche, in generale, stanno subendo il forte impatto dei cambiamenti climatici, della crescita di popolazione e conseguente aumento della domanda d’acqua e sono troppo spesso sottoposte ad uno sfruttamento eccessivo e inadeguato. Gli investimenti in termini economici e tecnici sono ingenti e lo sviluppo di soluzioni appropriate richiede la partecipazione di esperti di diversi settori, ma è uno sforzo necessario visto che l’acqua è un bene comune, è la risorsa vitale per eccellenza e va protetta e rispettata.
Le esperienze di collaborazione e gestione congiunta di falde acquifere transfrontaliere, come è stato ipotizzato da la Carta di Trento per una cooperazione verde, si stanno realizzando in varie aree del mondo. Esse hanno dimostrato che preservare la quantità e qualità delle acque sotterranee e cooperare apporta benefici maggiori ed equamente distribuiti tra gli Stati che partecipano nella gestione delle risorse condivise, come nel caso dell’Acquifero Guaranì, rispetto ad azioni nazionali indipendenti e contrastanti tra di loro.
Emma Mitrotta

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