sabato 19 febbraio 2011

Libia, la rivolta criptata (e la Farnesina, è muta)

Sale a 84 il bilancio delle vittime nelle rivolte contro il regime di Tripoli

I quarantuno anni di regime in Libia dicono una cosa: che il Colonnello Gheddafi sa fare bene il suo mestiere, quello di dittatore. Se in Egitto, grazie ai collegamenti satellitari di tv come Al-Jazeera o Al-Arabyia, la rivoluzione di piazza Tahrir è stata vissuta attimo per attimo, in Libia tutto si svolge sotto la cupola plumbea della censura mediatica e della repressione. Nessun giornalista straniero a coprire i fatti sul campo. Le tv di stato trasmettono solo le manifestazioni organizzate dai Comitati rivoluzionari in favore del padre-padrone. Quello che sappiamo, arriva a pezzi, in un mosaico informativo disordinato. È grazie ai video realizzati con i telefonini dalla gente in strada se sappiamo qual è la reale misura degli eventi in Libia: le lotte in strada, la morte di molti manifestanti, gli scontri con i battaglioni dell'esercito guidati dal figlio di Gheddafi. Le notizie arrivano così, di seconda o terza mano. Il più delle volte con la sponda degli oppositori in esilio.
Human Rights Watch (Hrw) ha fatto due conti: dall'inizio dei tumulti, almeno 84 persone hanno perso la vita. Solo a Bengasi - la città più rivoluzionaria di Libia - sono stati uccisi 55 manifestanti, per lo più giovani.

La Cirenaica - la zona orientale del paese - è in fiamme. Ma la delimitazione geografica non è sufficiente per poter liquidare le proteste in atto come un fenomeno circoscritto. È stata dichiarata a guerra a Gheddafi che, di rimando, sta rispondendo secondo la grammatica della guerra. Dalla propaganda mediatica, all'uso di volantini minacciosi lanciati dagli elicotteri: "Chiunque supera il limite, compie un suicidio", si legge sui manifestini piovuti dal cielo. E poi la repressione dura dell'esercito, gli assassinii e gli arresti indiscriminati.
Il regime non ha limiti: l'ultimo lo ha superato - credevamo che non si potesse mai arrivare a un punto simile - assoldando e armando contro la protesta, eserciti di disperati, di profughi, di migranti sub-sahariani che giungono in Libia in cerca del ponte per l'Europa trasformando così la battaglia in una lotta tra "ultimi", tra chi cerca una vita scappando dalla morte e chi lotta per una dignità sequestrata dalle mani rapaci del clan Gheddafi.
Da stamattina, anche internet è fuori uso. E sulla rivolta in Libia è calato il buio.
L'Italia - prima che l'Europa - è complice. Sta zitta, fa finta di nulla per proteggere interessi economici, nefandi accordi bilaterali sulle migrazioni e umilianti amicizie professate. Non ci sono scusanti: ma Silvio Berlusconi non chiama Gheddafi: "non voglio disturbarlo adesso", asserisce il presidente del consiglio; l'amministratore dell'Eni, Paolo Scaroni, dice: "in Libia? Tutto normale, continuiamo a lavorare regolarmente [...] non si tratta di tensioni particolarmente forti [...] Bengasi ha una tradizione di città molto attiva e certe cose possono succedere"; il sottosegretario Stefania Craxi, afferma: "le critiche al governo di Tripoli sembrano non scalfire il forte rapporto che esiste tra Gheddafi e il suo popolo [..] non bisognare compiere l'errore di giudicare con il nostro metro occidentale".
E la Farnesina? Sul sito viaggiaresicuri.it, a differenza del bollettino riguardante il Bahrein dove si "consiglia di evitare viaggi se non strettamente necessari", quello sulla Libia è ordinario. Il ministero degli Esteri italiano avverte di manifestazioni di piazza in diverse località della Cirenaica (dove si sconsiglia, il 19 febbraio, di vaiggiare): "si raccomanda di evitare gli assembramenti di folla, di allontanasi immediatamente dalle zone dove siano in corso manifestazioni e, in generale, di rimanere sempre aggiornati sull'attualità internazionale e regionale". Magari guardando la tv di stato che mostra Gheddafi in un bagno di folla

4 commenti:

  1. Mi sembra molto peggio dell'egitto, più repressione eppure se ne parla poco, forse perchè è amicone dello psiconano?

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  2. Eh sì Zak, sembra molto peggio, anche perchè Gheddafi è molto esperto nel triste mestiere del dittatore. Il nostro premier ha già dichiarato che non vuole disturbarlo...e purtroppo anche per questo noi ne sappiamo così poco...

    Un abbraccio
    Namastè

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  3. ..."L'AMICONE" DELLO PSICONANO,L'ANNO SCORSO E' STATO ACCOLTO A ROMA,COME UN TRIONFATORE CON IL SUO STUOLO DI "ESCORT" AL SEGUITO..RICORDATE..??
    CREDO VERAMENTE CHE ABBIANO PIANIFICATO, DEFINITO E PATTEGGIATO TUTTO IN QUELL'INCONTRO..E FORSE E' PER QUESTO MOTIVO CHE LO PSICO...NON VUOLE DISTURBARLO PROPRIO ADESSO..!!
    ..E NEL MENTRE,LA GENTE COMUNE CHE GIUSTAMENTE PROTESTA CONTRO IL REGIME...VIENE GIUSTIZIATA BARBARAMENTE PER STRADA..ALTRO CHE PALLOTTOLE DI GOMMA E GAS LACRIMOGENI..!!
    Un caro saluto

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  4. @ Doriano54
    Non so dirti se i due davvero abbiano avuto tanta lungimiranza e tanta visione.
    Credo che il Rais non si aspettasse questo stravolgimento...i dittatori in genere sono convinti di essere eterni. Quello che so di sicuro che una frase come "non voglio disturbarlo" mi sembra grottesca e terribile...ingiustificabile visto quello che sta succedendo in Libia...:-(

    Un abbraccione
    Namastè

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