venerdì 4 febbraio 2011

Zone umide, i bacini di vita del pianeta blu

da Terra
Alessio Nannini
 
AMBIENTE. Le ragioni della tutela e le minacce a un ecosistema prezioso. Un bilancio della Giornata mondiale dedicata dalle Nazioni Unite all’habitat più importante e fragile della Terra.

Due coincidenze rendono il 2011 un anno particolare per l’ecosistema più importante e allo stesso tempo più fragile del pianeta: l’anno internazionale che l’Onu dedica alle foreste e i quarant’anni della Convenzione internazionale di Ramsar, sottoscritta da 160 Paesi e con cui nel 1971 si determinò la definizione e la tutela delle zone umide, vale a dire: laghi, torbiere, fiumi, foci, stagni, lagune, valli da pesca, litorali con acque marine costiere. A tutte queste aree che identificano il “pianeta blu” è dedicata la Giornata delle zone umide, ieri celebrata in tutto il mondo, e che si tradurrà in questi giorni in una serie di eventi organizzati dal Wwf nelle oasi italiane.


Nel nostro Paese sono 52 i siti Ramsar, ma dei circa 3 milioni di ettari originari, all’inizio del ventesimo secolo ne restavano 1.300.000, fino a precipitare ai 300mila del 1991 e al magro 0,2 per cento attuale. Un inabissamento che riguarda i 12 per cento delle specie animali totali, il 40 aggiungendo quelle vegetali, la metà degli uccelli presenti in Italia e altri due miliardi di specie che migrano sul nostro territorio in primavera. Considerando la Terra, ammontano a 1.912 le aree umide tutelate, per un totale di 187 milioni di ettari, ma è ben del 90 per cento la fetta europea che è stata cancellata dall’uomo nel corso degli ultimi cento anni. E' importante in quest’occasione enumerare la serie di ragioni che  determinano il valore vitale, per la natura e per gli stessi esseri umani, delle zone umide.

Come primo fattore, le paludi, i delta dei fiumi e le torbiere sono tra gli ambienti a maggiore diversità biologica e, allo stesso tempo, il terzo tipo di habitat ad essere minacciato: per fare un esempio, tra gli uccelli a rischio estinzione, 146 specie vivono in questi ambienti. Le aree umide svolgono poi un’importante funzione idrogeologica, contenendo le falde acquifere e regolando i flussi d’acqua durante le piene. Inoltre, mitigano gli impatti dei cambiamenti climatici, immagazzinando il 35 per cento del carbonio terrestre globale e offrono, infine, possibilità all’agire umano che sono precluse altrove, in ambito produttivo, culturale, scientifico e didattico, come mostrano i momenti di educazione e divulgazione, tra birdwatching e attività in natura, che organizzazioni come Wwf e Lipu moltiplicano proprio in questo weekend.

Infine, la triste conta dei modi in cui gli uomini massacrano questi ambienti acquatici: la cementificazione selvaggia, il prelievo d’acqua, l’agricoltura invasiva, la caccia, con le tonnellate di pallini di piombo lasciati sul campo, l’immissione di specie alloctone e l’inquinamento industriale.

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