domenica 12 dicembre 2010

Charta 08. Il manifesto dei dissidenti cinesi

di Paolo Borrello

In queste ultime settimane si è parlato molto di Liu Xiabo, il dissidente cinese vincitore del premio Nobel per la pace, soprattutto perché gli è stato impedito di ricevere il premio e, come avvenuto durante il periodo in cui nella Germania trionfava il nazismo, nel 1935, nessuno, nemmeno un parente del vincitore, ha potuto ricevere il premio. Pochi però conoscono i contenuti di Charta 08, il manifesto dei dissidenti cinesi, il cui primo firmatario è stato proprio Liu (anche per questo motivo è stato arrestato). Ne riporto una sintesi dei contenuti, utilizzando quanto scrive Wikipedia:

“Charta 08 è un manifesto sottoscritto il 10 dicembre 2008, anniversario della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, e pubblicato on line da 303 intellettuali ed attivisti per i diritti umani cinesi, allo scopo di promuovere una serie di riforme politiche volte alla democratizzazione della Repubblica popolare cinese. Il nome è tratto dalla famosa Charta 77, documento redatto dai dissidenti cecoslovacchi negli anni Settanta. Promotore e coordinatore è stato lo scrittore Liu Xiabo.
Dopo la sua pubblicazione, più di 8.100 persone, di varie estrazioni sociali ed origini etniche, hanno firmato la carta. I primi firmatari del documento sono state 303 persone, che hanno sfidato il rischio di essere immediatamente arrestate. I firmatari erano note personalità della cultura, tra cui avvocati, un blogger tibetano e Bao Tong, ex funzionario del partito comunista cinese.
La Carta contiene la richiesta di 19 riforme, da attuarsi per migliorare il rispetto dei diritti umani in Cina, che vanno dal funzionamento della giustizia alla libertà di associazione, all’introduzione del pluripartitismo. Nel documento si legge: ‘I conflitti sociali di tutti i tipi si vanno accumulando e il malcontento è sensibilmente aumentato’. E ancora: ‘Il potere si è ripiegato su se stesso al punto che il cambiamento non può più essere evitato’. ‘La Cina oggi rimane l’unico grande paese guidato da un regime autoritario, responsabile di numerose violazioni dei diritti umani’. ‘La situazione deve cambiare! Le riforme politiche democratiche non possono più aspettare’.
Le richieste specifiche riguardano:

1. Modifiche in senso democratico alla Costituzione della Repubblica popolare cinese;  2. Separazione dei poteri; 3. Democratizzazione del potere legislativo; 4. Indipendenza del potere giudiziario; 5. Possibilità per i cittadini di controllare l’operato degli amministratori; 6. Rispetto dei diritti umani; 7. Elezione (dal basso) e non più nomina (dall’alto) dei funzionari pubblici; 8. Equilibrio tra ambiente urbano ed ambiente rurale; 9. Libertà di associazione; 10. Liberta di riunione; 11. Libertà di espressione; 12. Libertà di religione; 13. Educazione civica; 14. Tutela della proprietà privata; 15. Riforma del sistema fiscale e tributario; 16. Sicurezza sociale; 17. Protezione dell’ambiente; 18. Passaggio alla repubblica federale; 19. Istituzione di una commissione della verità e della riconciliazione”.

I vari punti della Charta sono, io credo, ampiamente condivisibili, e spero che i suoi promotori abbiano in futuro il successo dei promotori di Charta 77, molti dei quali riuscirono a diventare la classe dirigente della Cecoslovacchia, una volta sconfitto il regime comunista. Certo non sarà facile perché attualmente chi detiene il potere in Cina appare, almeno nel breve periodo, molto forte e non certo agevolmente sostituibile. Ma questo dipende anche dal fatto che i governi dei paesi occidentali si disinteressano dei diritti umani in Cina, della necessità che il sistema politico di quel paese diventi realmente democratico. Ancora una volta prevalgono gli interessi economici. Quindi i popoli dei paesi occidentali si devono sostituire ai loro governi o quanto meno esercitare forti pressioni su di essi. Non c’è altra strada possibile.

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