domenica 11 maggio 2014

Non ci sto

Rosa Bruno

Non ci sto, non mi interessa, anzi, mi contraria ed infastidisce la contesa gratuita, la lotta per bande, le fazioni mediatiche che si verificano sui social.
Non mi interessano, non mi appartengono. Ho da tempo scelto di essere altro dalla competizione quotidiana, dal gioco ad intreccio delle piccole invidie, dello sparlarsi addosso, dell'essere da una parte o dall'altra di confini del tutto immaginari su discussioni e contese del tutto arbitrarie … oltre che virtuali.
Sono stanca delle conseguenze che queste sciocche contese creano, delle inimicizie gratuite, basate su non conoscenze.
La dualità non mi appartiene, ho impiegato anni ed anni di pratiche meditative per comprendere come tutti noi siamo parte di un tutto. Ad uniformarmi alla universalità della nostra anima. Ad accettare il mio e l'altrui karma e l'intrecciarsi delle reciproche strade. Non sono disposta, mi dispiace, a ricominciare daccapo ogni volta che qualcuno mi obblighi, con ricatti morali ed affettivi, a fare mia una posizione che non sento, per emettere un giudizio che non voglio emettere.
Sono profondamente contraria ai giudici, ai censori, a coloro che sanno e conoscono tutto ed hanno certezze assolute.
A coloro che emettono con estrema facilità giudizi di merito ed assoluti. Condannando e deridendo, ironizzando ed isolando, quando non addirittura attaccando duramente il malcapitato di turno.
Applico alla lettera come, dove ed ovunque posso il detto evangelico del non giudicare. Anche perchè l'ho ritrovato in ogni conoscenza sapienziale io abbia avvicinato.
Queste contese si estendono a macchia d'olio, pur essendo basate, molto spesso, su di un grande nulla, eppure assumono toni apocalittici, estremi e definitivi, con momenti di ironia tagliente e cattiveria gratuita. A volte esistono ragioni da una parte e dall'altra, ma più spesso no.
Il più delle volte si parte da un equivoco, da una cattiva comprensione. Eppure si pretende che ci si organizzi per bande, che questo rancore viaggi in rete bannando i reciproci amici, che si estenda, alle normali attività in rete del presunto avversario, ritagliando giudizi … anche importanti senza nemmeno conoscere realmente la persona che sta dall'altra parte della tastiera … senza sapere nulla della sua vita vera.
Questo è, ovviamente reciproco, nemmeno in questo caso voglio prendere posizione, nel dualismo, come nelle guerre non esiste una parte che ha ragione ed una che ha torto...così come nelle separazioni e nei litigi fra amanti in guerra non ci sono mai vincitori, perdono tutti.
Sono, una persona che non ama queste cose, ho già detto che non giudico e non voglio essere giudicata, amo la pace e cerco di praticare la compassione. Soffro, a prescindere, nelle situazioni competitive. Cerco sempre di non fare del male a nessuno, evito i conflitti, mi prendo la responsabilità dei miei limiti e cerco di evitare, come posso e come so, gli equivoci. Non voglio avere nemici e spero che sia chiaro che voglio mantenere una posizione di equidistanza nei conflitti, che non per mia volontà avvengono, perché nel momento in cui accetto l'amicizia di qualcuno lo faccio senza riserve e senza giudizio.

16 commenti:

  1. Parole sagge, Rosa. "Le inimicizie gratuite, basate su non conoscenze" denotano scarso intelletto e pochezza di contenuti. Grettezza mentale insomma.
    Un carissimo saluto.

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    1. Assolutamente sì mr.Hyde … l'astensione dal giudizio è il primissimo indice di intelligenza...o quantomeno di quella forma di intelletto che permette l'empatia. Se non concediamo spazio alla possibilità di empatizzare … è inutile cercarla, soprattutto su un mezzo complesso e così facile all'equivoco come la rete.
      Un abbraccio.

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  2. Concordo su ogni singola frase Ogni singolo pensiero espresso Aggiungerei altro , capisco che è questione di sensibilità Ciao Rosa :)

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    1. Di sensibilità e di intelligenza ... che dovrebbero andare a braccetto.
      Buona serata Gabry :)

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  3. Non avevo dubbi amica mia ...
    Namastè

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    1. E tu mi conosci meglio di tutti, amico mio :)
      Namastè

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  4. Certe situazioni mettono davvero in difficoltà... perchè ci viene chiesto di schierarci e per il senso di delusione che si prova verso quella persona che ci vorrebbe costringere a prendere posizione. Bel post, dà di che pensare...
    Ciao.

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    1. Concordo è proprio l'idea dello schierarsi che mi infastidisce e l'essere in qualche modo spinta a farlo, tirata per la giacchetta... Però, in qualche modo chi ti chiede di farlo non ti conosce, come pretenderebbe, quanto meno non conosce me. Sì badi io, normalmente difendo le persone a cui tengo ... come tutti, ma non comprendo, le bande ... non mi piacevano nemmeno da bambina...
      Ciao Sari, un abbraccio.

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  5. Ciao Rosa, questa mattina non sono ingrando di riposnderti come farei in altro momento,ti dico solo che condivido perchè ti comprendo.
    Buona giornata.

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  6. Condivido il tuo pensiero, non trovo regione nel dover essere necessariamente ingranaggi del dualismo......in questo tratto di vita non ho neanche voglia di dire "no", trovo che buona parte (se non completamente) di questo "vuoto" si origini dall'ignoranza....... nel senso più pulito del termine. trovai in un libro questa frase: " se verso un bicchiere di ottimo vino in un recipiente pieno di spazzatura, avrò sempre spazzatura".Questo penso al momento e so bene che tutto è transitorio, anche le idee................apprezzo molto il tuo pensiero.

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    1. Assolutamente, infatti io credo che la presa di coscienza passi per il rifiuto, unito alla compassione. Non voglio esser parte del gioco ma non giudico , non condanno e non smetto di praticare e di amare.
      Grazie Mao P

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  7. La meschinità unita alla solitudine genera una miscela esplosiva di istinti promordiali che provoca tribù. Ma queste tribù non sono come quelle dei nostri antichissimi antenati perché la gente che ne fa parte non si conosce di persona. E quindi non sono formate da persone ma da maschere che si spacciano per quello che non sono (e vorrebbero essere). Io qui conosco parecchi di persona e quindi non potrei far parte di queste tribù.

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    1. Splendido intervento Alberto, sono d'accordo. La rete finisce con il produrre tribù, io le definirei tifoserie, del tutto inventate e basate sul poco, se non sul nulla. Ho difficoltà, lo confesso, ad appartenere a qualunque gruppo e non per il mio individualismo o per il mio ego, ma semmai per quella che amo chiamare discrezione o libertà di pensiero. Confido nei rapporti, sull'empatia e sulla sua profondità ... pur essendo essa presente virtualmente in alcuni è, soprattutto on line, cosa rara. Non foss'altro per questo non mi affido a greggi e sette.
      Buona serata ... e grazie.

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  8. Per litigare bastavano le mani e gli sputi, la parola ci fu data per capire e per capirci. Anche a voler dire che la parola fu costruita da noi stessi nel percorso evolutivo, il fine ultimo della parola non cambia. Ho paura dell'uso improprio della parola, fatto per rappresentare appartenenze, per aizzare verso guerre o inutili contese. Eppure in quell'uso improprio ci cascano in tanti, e se ripercorro la mia vita ci sono cascato anch'io qualche volta. Non è facile costruire equilibrio, accettazione, comprensione, compassione, benevolenza. Queste parole sembrano vuote, risapute. Si cercano effetti. Il terreno del web poi è lastricato di due metodi di uso delle parole: sperticate condivisioni, o offensivi disappunti. Le vie di mezzo, che dovrebbero portare a una sana dialettica sono rarissime. Ti auguro buona prosecuzione nella ricerca di equilibrio e ti invio un caro saluto.
    ps. ho fatto un trasferimento del mio blog lacrisi2009, sto lentamente ricostruendo il blogscroll - il nuovo indirizzo è http://crisidopolacrisi.blogspot.it/

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    1. Ciao caro Francesco, nulla è realmente risaputo, la strada della saggezza appare ovvia allo stolto ... Anche io, temo l'uso improprio delle parole, ho avuto la fortuna, nella mia vita, di conoscere persone che sapevano pesarle e di imparare ch'esse non possono dire tutto quel che c'è da dire. Che molto, molto di più è quel che c'è dietro ... E' chiaro, quindi, che a supportarle ci deve essere qualche cosa e qualcuno. Molti, troppi, parlano quasi senza sapere quel che dicono. Esse ci servono per trasmettere emozioni, sarebbe assurdo non sfruttare questo loro potere. Sono d'accordo con te anche quando parli di via mediana come strada della dialettica e della "condivisione", ma aggiungerei l'apertura del cuore .... se il cuore è chiuso l'equivoco è quasi un'ovvietà. Io cerco da sempre, lo sai ... ma ogni tanto, pare, sia necessario dirlo... un poco a voce alta.
      Grazie per il nuovo link. Ti abbraccio forte.

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