mercoledì 3 agosto 2011

Israele in rivolta: vogliamo futuro, non guerra e crisi

tratto da: Libre

«Siamo sempre in guerra con qualcuno, ma ora scopriamo che non arriviamo alla fine del mese, non possiamo pagarci gli studi, né comprare casa: è assurdo». Dilaga in Israele la protesta degli “indignados”, partita da Tel Aviv ed estesasi in tutte le maggiori città, compresa Gerusalemme: «Qui, alloggi e affitti hanno prezzi inavvicinabili: il nostro paese non ha più welfare». Una donna: «L’unico posto con assistenza e facilitazioni sono i nuovi insediamenti», le colonie abusive sorte nei territori palestinesi: «Non è giusto». E un ragazzo, reduce dal servizio di leva: «Ho servito nell’esercito per anni, e una volta tornato a casa ho scoperto di non avere abbastanza soldi per iscrivermi all’università».
Dopo anni di plumbeo silenzio, coi disagi sociali coperti dal perenne stato di belligeranza coi “vicini” palestinesi e i loro sostenutori – da Hamas a Gaza agli Hezbollah libanesi – la società civile istraeliana è esplosa:
«Sembra di essere negli anni ’70, è bellissimo», ripetono giovani e famiglie nelle piazze dove sono scesi in marcia in centinaia di migliaia, delusi dal governo Netanyahu ma anche dall’opposizione, appiattita su una linea di “unità nazionale”, quasi da stato d’assedio contro nemici reali, attestati alle frontiere, ma anche immaginari, evocati e dilatati dal potere come eterno alibi per una costosissima militarizzazione permanente. Se Israele è riluttante a fare i conti con la storia – dopo lo spietato genocidio dei palestinesi di Gaza – ora il governo è costretto a vedersela col proprio popolo: stanco di slogan ed esasperato da una crisi che mette in pericolo il futuro delle famiglie.
Molto efficace il video girato da Cosimo Caridi e Andreas Mazzia, editato dal “Fatto Quotidiano”: microfono aperto tra i 150.000 dimostranti che nell’ultimo weekend si sono dati appuntamento in undici città israeliane, a partire da Tel Aviv, Gerusalemme e Beersheva. «La protesta cresce tra le tende che i manifestanti hanno piazzato nel centro delle maggiori città», racconta Caridi, giovane videoreporter torinese. «Gerusalemme è uno dei luoghi più cari al mondo, accusano i manifestanti. Gli studenti affittano piccole stanze a prezzi esorbitanti e le giovani coppie non possono permettersi di acquistare un appartamento». Netanyahu ha lanciato un piano per la costruzione di diecimila alloggi per studenti in tutto Israele, ma non basta: i dimostranti pretendono «giustizia sociale, non carità».



8 commenti:

  1. «giustizia sociale, non carità».
    e' il solito problema in tutto il mondo
    a volte ho la sensazione che non cambi mai!
    ciao Michele

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  2. ...un tempo era scopo del governo tutelare il popolo...ora il popolo chiede la dignità dello studio..di una casa..di una decorosa esistenza...nel lavoro. i governo sono ciechi e sordi...i loro scopi non coincidono con i bisogni del popolo...terribile realtà...i dimostranti in strada...speriamo sia un inizio...serene ore Rosa...un raggio di Sole giunga a Te in Luce e calore..
    dandelìon

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  3. Alla fine non vi sono differenze tra i popoli della terra (magari sono diverse le forme di controllo sociale) in quanto tutti si rivoltano solo quando sono finiti i soldi (o il cibo) e non è più possibile fare una "dignitosa" vita da schiavo ... troppo tardi.
    La domanda da porsi è però un'altra: poichè basterebbe dare alla massa soldi sufficienti (con 500 euro in più a testa al mese tutti sarebbero più tranquilli e LORO continuerebbero a guadagnare montagne di soldi) per continuare a farle fare la vita da gregge di pecore (esempio anni '60 e '80) per gestire il potere all'infinito, qual'è lo scopo ultimo di questa infinita crisi economica?
    Fino a che il lavoro finalizzato al guadagno rimarrà il metro del nostro vivere non potremo canbiare l'attuale società ... abbiamo bisogno di nuove prospettive.
    Ciao Rosa

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  4. La crisi e il fastidio contro la classe politica in generale sta raggiungendo in tutto il mondo livelli altissimi... Chissà se siamo alle porte di un nuovo rinascimento o di una catastrofe globale?

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  5. @Michele
    Trovo che questi ragazzi siano meravigliosi ed anche nel pieno diritto di lamentarsi ed arrabbiarsi, ma non mi sembra che queste "rivolte" siano sostanziali.
    Occorre una vera presa di coscienza collettiva...che purtroppo, ancora non si vede.

    Un saluto e un abbraccio ^^
    Namastè

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  6. Dandelìon, sì, l'esigenza assoluta di un cambamento si misura nell'aria. Il fatto che siano i giovani a ribellarsi è giusto ed anche io dico finalmente.
    Si stanno mangiando tutti i dirittti, in Italia, ma nache nel mondo, con la scusa della crisi ci preparano un futuro di divisione medioevale, con i ricchissimi e pochi "signori" da una parte ed i "poverissimi" dall'altra...

    Sereno giorno anche per te ^_^
    Namastè

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  7. @Anonimo
    Poni una giusta domanda, queste rivolte, per quanto "interessanti" e "giuste" non mi sembra vadano nella sostanza, sono la reazione a quello che tu definisci l'impossibilità di fare una "degna" vita da schiavo. Oserei dire che sotto certi aspetti sono persino congeniali perchè "distraggono" l'attenzione dal gioco "sporco" che si svolge a livello globale. Traumi in serie, la sensazione che il mondo come lo conosciamo stia crollando, questo serve al potere elitario per instaurare l'NWO... e la mia sensazione è che queste cose rientrino nel mazzo.

    Una giornata buona a te ^__^
    Namastè

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  8. E' una bella domanda Giulio, a cui temo non ci sia risposta se non la speranza che qualcosa cambi davvero ed in meglio.

    Abbraccio ^^
    Namastè

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