lunedì 9 gennaio 2012

Alimentare la fame nel mondo: come l'industria globale dei biocarburanti sta creando distruzione di massa

di Jean Ziegler e Siv O'Neall
Global Research
Axis of Logic


L'espansione globale dell'industria dei biocarburanti - in cui vengono utilizzati terreni agricoli e colture per produrre carburante per i veicoli da trasporto, piuttosto che cibo per gli esseri umani - è un fattore fondamentale per la drammatica escalation dei prezzi alimentari in tutto il mondo. [1]
In un nuovo libro, Massive Destruction [2], l'autore francese Jean Ziegler [3] mostra come l'industria dei biocarburanti e la più vasta agroindustria minacciano di provocare la fame nel mondo su una scala senza precedenti.
Non è un incidente involontario, dice Ziegler. E' il risultato intenzionale delle politiche attuate dai governi legati a potenti corporazioni agro-alimentari nella loro ricerca del profitto privato. In questo modo, il conseguente aumento dei livelli della fame nel mondo può essere descritto come una forma di "omicidio calcolato".

Ironia della sorte, l'industria dei biocarburanti viene promossa da società e governi come sostenibile, un'alternativa ai combustibili fossili "sicura per l'ambiente". In realtà, è solo un'altra forma dello sfruttamento sconsiderato di risorse che deriva dall'insaziabile profitto privato dell'elite nella produzione economica capitalista. L'industria dei biocarburanti nasce da un connubio delle multinazionali dell'agrobusiness e del petrolio che sanno benissimo che questa nuova impresa globale sta provocando una massiccia distruzione ambientale e sofferenza umana.


Negli ultimi cinque anni, il mondo ha assistito all'aumento vertiginoso dei prezzi del cibo, che sta mettendo altri milioni di persone a rischio di fame - tutto perché semplicemente non possono più permettersi di comprare cibo. Questo è un atto d'accusa sconvolgente ad un sistema economico che pone l'imperativo del profitto privato al di sopra della sopravvivenza quotidiana degli esseri umani. Principale tra i fattori che causano questa inflazione dei prezzi alimentari è la crescita vertiginosa del settore dei biocarburanti a livello mondiale. Allora come si può continuare a promuovere un'industria distruttiva di fronte alle conseguenti sofferenze umane? La risposta breve è che il pubblico è in gran parte inconsapevole delle pratiche politiche ed economiche.

I seguenti sono estratti dal libro del professor Ziegler, tradotto da Siv O'Neall [4], che aiuta a scoprire la realtà del settore dei biocarburanti. Tre fattori principali contribuiscono alla scarsità e al crescente prezzo dei prodotti alimentari.

L'espropriazione della terra per la coltivazione della canna da zucchero e altre piante, soprattutto negli Stati Uniti, per la produzione di biocarburanti (etanolo), è una delle principali cause della scarsità di cibo, in quanto priva i piccoli proprietari terrieri della loro terra e riduce la quantità di cibo per tutti. Anche la perdita di terreni coltivabili, per la produzione di biocarburanti, ha contribuito all'aumento scandaloso dei prezzi alimentari. Meno terra, meno cibo - prezzi più alti. A questo si aggiunge anche il fatto che i biocarburanti aumentano quegli stessi danni alla terra che i suoi sostenitori, ad alta voce e disonestamente, dichiarano di voler ridurre.

La speculazione sui prodotti alimentari e sulla terra arabile deve essere denunciata con forza come un importante fattore dei forti aumenti dei prezzi degli alimenti di base che abbiamo visto dalla metà del 2007. Quindi, non solo i piccoli agricoltori vengono privati ​​della loro terra, spesso senza, o con un minimo, risarcimento, ma, con i prezzi alimentari alle stelle, non possono nemmeno permettersi di comprare il cibo necessario per sopravvivere.

La terza causa è la desertificazione della terra e il degrado del suolo che è unicamente accelerato dalla crescente sostituzione delle fattorie biologiche con enormi monocolture per produrre biocarburanti o coltivare Organismi Geneticamente Modificati che richiedono enormi quantità d'acqua. Fiumi e laghi sono secchi e un sempre crescente numero di persone nel mondo non ha accesso all'acqua potabile.

La menzogna

L'"Oro verde" da diversi anni è considerato come un complemento magico e redditizio all'"oro nero".

I monopoli della produzione alimentare che dominano il commercio dei biocarburanti, a sostegno di nuovi prodotti, presentano un argomento che può apparire inconfutabile: la sostituzione dei combustibili fossili con energia derivata da coltivazioni sarebbe l'ultima arma nella lotta contro il rapido deterioramento del clima e il danno irreversibile che questo fa all'ambiente e agli esseri umani.

Ecco alcuni numeri: oltre 100 miliardi di litri di bioetanolo e di biodiesel saranno prodotti nel 2011. Nello stesso anno, 100 milioni di ettari di coltivazioni agricole saranno utilizzate per produrre biocarburanti. La produzione mondiale di biocarburanti è raddoppiata negli ultimi cinque anni, dal 2006 al 2011.

Il degrado del clima è una realtà. A livello globale, la desertificazione e il degrado del territorio oggi colpiscono più di 1 miliardo di persone in oltre 100 paesi. Zone aride - in cui le regioni aride e semi-aride sono particolarmente suscettibili di degrado - rappresentano oltre il 44% delle terre arabili del pianeta.

La distruzione degli ecosistemi e il degrado di vaste aree agricole del mondo, soprattutto in Africa, è una tragedia per i piccoli agricoltori e allevatori. In Africa, le Nazioni Unite stimano che ci sono 25 milioni di "rifugiati ambientali" o "migranti ambientali", vale a dire esseri umani che sono stati costretti a lasciare le loro case a causa di disastri naturali (inondazioni, siccità, desertificazione) e che alla fine lottano per la sopravvivenza negli slum delle grandi città. Il degrado della terra alimenta i conflitti, soprattutto tra gli allevatori e gli agricoltori.

Le società transcontinentali che producono biocarburanti hanno convinto la maggioranza dell'opinione pubblica mondiale, e sostanzialmente tutti i paesi occidentali, che l'energia prodotta dalle piante è l'arma miracolosa contro il degrado del clima.

Ma il loro argomento è una bugia. Ignora i metodi e i costi ambientali della produzione di biocarburanti, che richiede sia acqua che energia.

In tutto il pianeta, l'acqua potabile sta diventando sempre più scarsa. Una persona su tre è costretta a bere acqua inquinata. Circa 9.000 bambini sotto i dieci anni muoiono ogni giorno a causa del fatto che l'acqua che bevono non è adatta al consumo.

Secondo l'OMS, un terzo della popolazione mondiale non ha ancora accesso ad acqua sicura a un prezzo accessibile, e la metà della popolazione mondiale non ha accesso ad acqua pulita. Circa 285 milioni di persone che vivono nell'Africa sub-sahariana non hanno accesso regolare all'acqua potabile [5].

E, naturalmente, sono i poveri che soffrono più duramente per la mancanza di acqua.

Tuttavia, se si considerano le riserve d'acqua che esistono nel mondo, la produzione di decine di miliardi di galloni di biocarburanti ogni anno è un vero disastro. Sono necessari circa 4.000 litri di acqua per produrre 1 litro di bioetanolo.

L'ossessione di Barack Obama

I produttori di biocarburanti, alcune delle corporazioni multinazionali più potenti del mondo, hanno la loro sede negli Stati Uniti. Ogni anno ricevono miliardi di dollari di aiuti governativi. Secondo il presidente Barack Obama, nel suo Discorso sullo Stato dell'Unione nel 2011: per gli Stati Uniti, il programma per il bioetanolo e il biodiesel  è "una questione nazionale", una questione di sicurezza nazionale.

Nel 2011, sovvenzionati con 6 miliardi di fondi pubblici, i fondi statunitensi bruceranno il 38,3% del raccolto nazionale di grano, contro il 30,7% del 2008. E dal 2008, i prezzi del grano sul mercato mondiale sono aumentati del 48%.

Gli Stati Uniti sono di gran lunga la potenza industriale più attiva e anche il primo produttore al mondo. Nonostante un numero relativamente basso di abitanti - 300 milioni, rispetto agli 1,3 miliardi e più in Cina e India - gli Stati Uniti producono poco più del 25% di tutte le merci industriali prodotte in un anno sul pianeta.

La materia prima di questa macchina impressionante è il petrolio. Gli Stati Uniti bruciano una media giornaliera di 20 milioni di barili, ovvero circa un quarto della produzione mondiale. Il 61% di questa quantità - poco più di 12 milioni di barili al giorno - viene importata [6].

Per il presidente degli Stati Uniti, questa dipendenza dall'estero, è ovviamente una preoccupazione. E più preoccupante è il fatto che la maggior parte di questo petrolio importato proviene da regioni in cui è endemica l'instabilità politica o gli americani non sono ben visti - in breve, dove la produzione e l'esportazione verso gli Stati Uniti non sono garantite.

George W. Bush è stato l'iniziatore del programma per i biocarburanti. Nel gennaio 2007, ha stabilito l'obiettivo da raggiungere: nei prossimi dieci anni, gli USA hanno dovuto ridurre del 20% il consumo di combustibili fossili e moltiplicare per sette la produzione di biocarburanti.

Bruciando milioni di tonnellate di colture alimentari su un pianeta dove ogni cinque secondi un bambino sotto i dieci muore di fame, è ovviamente scandaloso.

Il serbatoio di una vettura di medie dimensioni contiene 50 litri. Per produrre 50 litri di bioetanolo, devono essere distrutti 358 kg di mais.

In Messico e in Zambia, il mais è l'alimento di base. Con 358 kg di grano, un bambino  dello Zambia o un bambino messicano hanno abbastanza cibo per un anno.

La maledizione della canna da zucchero

Non solo i biocarburanti consumano ogni anno centinaia di milioni di tonnellate di mais, grano e altri alimenti, e non solo la loro produzione rilascia in atmosfera milioni di tonnellate di anidride carbonica, ma, oltre a questo, causano disastri sociali nei Paesi in cui le aziende transcontinentali che producono i biocarburanti diventano dominanti.

Prendiamo l'esempio del Brasile.

La lotta dei lavoratori nell'engenho [7] Trapiche è un esempio appropriato. Le vaste terre che sono a malapena visibili nella nebbia serale una volta erano terre statali. Erano, fino a pochi anni fa, appezzamenti di terreno agricolo, da 1 a 2 ettari di dimensioni, coltivati da piccoli agricoltori di sussistenza. Le famiglie vivevano in povertà, ma erano sicure, godevano di un certo grado di benessere e di relativa libertà.

Attraverso influenti rapporti con il governo federale di Brasilia e il loro importante capitale, i finanzieri hanno ottenuto lo "smantellamento", vale a dire la privatizzazione di queste terre. I piccoli agricoltori di fagioli e cereali che vivevano qui sono stati deportati nei quartieri poveri di Recife. Poche eccezioni sono costituite da quegli agricoltori che hanno accettato, per una miseria, di diventare tagliatori di canna da zucchero. E oggi, quei lavoratori sono sovrasfruttati.

In Brasile, il programma di produzione di biocarburanti è considerato una priorità. E la canna da zucchero è una delle merci più redditizie per la produzione di bioetanolo.

Il programma brasiliano per un rapido aumento della produzione di bioetanolo ha un nome curioso: il piano Pro-alcool. E' il fiore all'occhiello del governo. Nel 2009, il Brasile ha consumato 14 miliardi di litri di bioetanolo (e biodiesel) e ne ha esportato 4 miliardi.

L'obiettivo del governo è quello di esportare oltre 200 miliardi di litri. Il governo di Brasilia vuole aumentare a 26 milioni di ettari la coltivazione della canna da zucchero. Nella lotta contro i giganti del bioetanolo, gli impotenti tagliatori di canna della piantagione Trapiche non hanno alcuna possibilità.

Il piano brasiliano di attuazione Pro-alcool ha portato alla rapida concentrazione della terra nelle mani di pochi baroni indigeni e delle multinazionali.

Questa monopolizzazione aumenta le disuguaglianze e acuisce la povertà rurale (così come la povertà urbana, a seguito della migrazione dalle aree rurali). Inoltre, l'esclusione dei piccoli agricoltori minaccia la sicurezza alimentare del paese, dal momento che sono loro che possono garantire il sostentamento dell'agricoltura.

Per quanto riguarda le famiglie rurali guidate da donne, hanno meno accesso alla terra e subiscono una maggiore discriminazione.

In breve, lo sviluppo della produzione dell'"oro verde" sul modello dell'agro-export arricchisce enormemente i baroni dello zucchero, ma impoverisce i contadini, i mezzadri e "i boiafrio" [8] ancora di più. In realtà hanno firmato la condanna a morte per le piccole e medie aziende familiari - e quindi per la sovranità alimentare del paese.

Ma a parte i baroni brasiliani dello zucchero, il programma Pro-alcol crea naturalmente profitti per le compagnie transnazionali, come Louis Dreyfus, Bunge, Noble Group, Archer Daniels Midland, e per i gruppi finanziari appartenenti a Bill Gates e George Soros, ma anche come i fondi sovrani della Cina.

In un paese come il Brasile, dove milioni di persone chiedono il diritto di possedere un pezzo di terra, dove è minacciata la sicurezza alimentare, l'appropriazione della terra da parte delle multinazionali e dei fondi sovrani [9] è uno scandalo ancora più grande.

Per ottenere nuovi terreni da pascolo, i grandi proprietari terrieri e i dirigenti di alcune società transcontinentali bruciano le foreste del Brasile. Decine di migliaia di ettari ogni anno.

La distruzione è definitiva. I terreni del bacino amazzonico e del Mato Grosso [10], coperti di foreste primarie, hanno solo un sottile strato di humus. Anche nel caso improbabile che i leader di Brasilia fossero colti da un attacco improvviso di lucidità, non potrebbero ricreare la foresta amazzonica, "i polmoni del pianeta". Secondo uno scenario accettato dalla Banca mondiale, al ritmo attuale di combustione, il 40% della foresta pluviale amazzonica sparirà entro il 2050.

Da quando il Brasile ha gradualmente sostituito le colture alimentari con la canna da zucchero, è entrato nel circolo vizioso del mercato alimentare internazionale: costretto a importare gli alimenti che non produce, la domanda globale è così aumentata ... cosa che a sua volta provoca un aumento dei prezzi.

L'insicurezza alimentare, di cui una gran parte della popolazione brasiliana sono le vittime, è quindi direttamente correlata al programma Pro-alcool. Questo riguarda in particolare le aree dove si coltiva la canna da zucchero, in quanto gli alimenti di base, costituiti quasi esclusivamente da prodotti importati, sono soggetti a significative fluttuazioni dei prezzi. Molti piccoli agricoltori e lavoratori agricoli sono compratori netti di cibo, perché non hanno abbastanza terra per produrre una quantità sufficiente di cibo per le loro famiglie. Così, nel 2008, i contadini non hanno potuto comprare abbastanza cibo a causa dell'esplosione improvvisa dei prezzi.

Inoltre, al fine di ridurre i costi, i produttori di biocarburanti sfruttano milioni di lavoratori migranti, secondo un modello di agricoltura capitalista ultra-liberista. Essi non vengono pagati solo con stipendi da miseria, ma hanno orari di lavoro disumani, vengono loro offerte infrastrutture di supporto minime, e le condizioni di lavoro sono al limite della schiavitù.

Conclusione

Se il mondo deve essere salvato dalla morsa del neoliberismo, e dalla immensa avidità e insensibilità totale dei "nuovi padroni del mondo" [11], dobbiamo agire ora. Dobbiamo vedere chiaramente con gli occhi e la mente aperti come questi predatori stanno rapidamente prendendo il popolo e il mondo in ostaggio, nel loro tentativo assurdo di aumentare la propria ricchezza e dominare il pianeta. Bisogna unirsi e lavorare senza sosta, senza perdere la speranza, senza perdere di vista l'obiettivo di salvare la terra. Non dobbiamo farci ingannare dalle assordanti macchine di propaganda. Dobbiamo essere compatti e uniti. Forse c'è ancora una via d'uscita dall'inferno.

NOTE

[1] Editato con il permesso degli autori, da Finian Cunningham per Global Research. L'articolo originale e le note a piè di pagina sono stati pubblicati per la prima volta sul Axis of Logic: http://axisoflogic.com/artman/publish/Article_64191.shtml

[2] Destruction Massive – Géopolitique de la Faim, by Jean Ziegler, Editions du Seuil, pubblicato il 13 ottobre 2011.

[3] Jean Ziegler, ex professore di sociologia all'Università di Ginevra e alla Sorbona di Parigi, è membro del Comitato Consultivo del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite, con esperienza sui diritti economici, sociali e culturali. Per il periodo 2000-2008, Ziegler è stato il relatore speciale dell'ONU sul diritto all'alimentazione. Nel marzo 2008 è stato eletto membro del Comitato consultivo del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite. Un anno dopo, il Consiglio dei diritti umani ha deciso, per acclamazione, di ri-eleggere Jean Ziegler come membro del Comitato Consultivo, incarico che ora manterrà fino al 2012. Nell'agosto 2009, i membri del Comitato Consultivo lo ha eletto come Vice-Presidente del Forum.

[4] Siv O'Neall è uno scrittore e attivista con sede a Lione, in Francia, che ha una rubrica su Axis of Logic su molti temi internazionali. Ha tradotto brani tratti dall'ultimo libro di Jean Ziegler per il presente articolo, con il permesso dell'autore. Può essere contattato all'indirizzo siv@axisoflogic.com

[5] 248 milioni di persone in Asia meridionale sono nella stessa situazione, 398 milioni in Asia orientale, 180 milioni in Asia meridionale e nel Pacifico orientale, 92 milioni in America Latina e nei Caraibi, e 67 milioni nei paesi arabi.

[6] Solo 8 milioni di barili sono prodotti in Texas, Golfo del Messico (offshore) e Alaska.

[7] Engenho è un termine portoghese di epoca coloniale che indica uno zuccherificio e le strutture associate. La parola engenho che si riferisce di solito al mulino, potrebbe anche descrivere l'area totale che comprende una terra, un mulino, le persone che la coltivano.

[8] i lavoratori senza terra (boia = bue; frio = freddo). Lavorerà come un bue e mangerà cibi freddi.

[9] Un fondo sovrano (SWF) è un fondo di investimento di proprietà dello stato costituito da attività finanziarie, quali azioni, obbligazioni, immobili, metalli preziosi o altri strumenti finanziari. I fondi sovrani investono a livello globale.

[10] Il Mato Grosso è uno stato nel centro-ovest del Brasile, al confine con Bolivia e Paraguay.

[11] Cfr. Les Nouveaux Maîtres du Monde et ceux qui leur resistente de Jean Ziegler (Fayards Edizioni), 2005.


Fonte: Global Research 31 Dicembre 2011
Traduzione: Anna Moffa per ilupidieinstein.blogspot.com

11 commenti:

  1. Post estremamente interessante che spazza via molti luoghi comuni sui biocarburanti. I biocarburanti non possono sostituire i carburanti fossili, ma nel contempo i carburanti fossili sono altamente inquinanti.
    Una strategia c'è, ma se la dico rischio di essere considerato un oscurantista. La dico lo stesso: MUOVERSI TUTTI DI MENO e CONSUMARE PRODOTTI LOCALI. Questa strategia, accompagnata da altre forme di risparmio energetico, è percorribile anche attraverso la migliore informazione su tutto ciò che abbiamo vicino casa .
    Namastè

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  2. Sono assolutamente d'accordo con te, Francesco. Sui biocarburanti si contano moltissime inesattezze e molta disinformazione.
    La si spaccia per una soluzione compatibile ed invece rischia di diventare un vero e proprio disastro di portata mondiale.
    Nel frattempo i morti per fame aumentano, ma i SUV continuano a camminare.
    La decrescita non è oscurantismo, ma un nuovo modo di intendere la vita, una nuova filosofia slegata dal profitto, dall'adorazione del PIL e della crescita obbligata e continua.
    La strada da te proposta è quella giusta amico mio.L'unica possibile.
    Buona serata e un abbraccio.
    Namastè

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  3. Ciao Stefitiz, sì, decisamente interessante!
    Ti abbraccio, buona serata!
    Namastè

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  4. Come si evince dal post si preferisce la mobilità alla sana alimentazione. Si preferisce vivere poco e male, piuttosto che a lungo e bene. L'unica cosa che sembra muovere tutti, governi,alta finanza, multinazionali è la liquidità (metafora della parola denaro).
    Unico modo sarebbe ridurre i consumi, cioè la decrescita, ma quanti di noi sarrebbero disposti a farlo?
    Un caro saluto Rosa
    Namastè

    P.S. se ti va passa dal mio blog, c'è un post a sostegno di Wikipedia.
    grazie

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  5. Mah sai Wiska, credo che dovremmo smettere di chiederci quanti sarebbero disposti ed iniziare da noi. I comportamenti sono il contagio più efficacie, l'esempio. So benissimo che è difficile, che intorno la società consumistica e sprecona impera, ma se mai cominceremo, mai arriveremo.
    Sino a che rimarranno parole sarà molto difficile dimostrare che non siano solo quello.
    Personalmente vivo da anni con pochissime risorse economiche ed ho dovuto fare di necessità virtù conducento una vita molto spartana, direi minimalista.
    Per cui posso affermare con cognizione che decrescita ed autoproduzione non conducono ad infelicità, dolore e sofferenza...anzi!
    Un abbraccio, caro amico.
    Namastè

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  6. L’idea che ho io è che le rinnovabili, tutte, rappresentino una soluzione molto parziale e spesso controversa ai nostri problemi energetici. L’unica vera rinnovabile è l’uso efficiente dell’energia. Mi fa sorridere parlare di eolica negli Stati Uniti dove le automobili fanno 5 Km con un litro di benzina. Basterebbe portare le vetture a un consumo di 15 Km con un litro per avere un miglioramento ambientale di 100 volte superiore a quello che potrebbe procurare l’energia eolica.

    Quindi, se negli Stati Uniti il consumo delle vetture si adeguasse a quello europeo si risparmierebbero 4 milioni di barili di petrolio al giorno, pari all’intera produzione dell’Iran. Se poi Europa, USA, Canada, Australia e Giappone, cioè il mondo sviluppato, adottassero auto che fanno 20 Km con un litro (e ne esistono in circolazione un casino) si risparmierebbe più dell’intera produzione dell’Arabia Saudita, cioè 10 milioni di barili al giorno. Stiamo parlando di più del 12% del consumo mondiale di greggio.
    I cinesi consumano attualmente l’8% degli idrocarburi del mondo e gli americani il 26% quando la popolazione cinese e di circa 1.400 milioni di abitanti, quella americana circa 300 milioni. Negli Stati Uniti, poi, adottano comportamenti incomprensibili, come quello dei locali pubblici dove in estate c’è un freddo polare e in inverno un caldo da forno. Ovvero un assurdo sperpero di energia.

    I biocombustibili, spacciati come la furbata verde del secolo scorso, comportano immissioni di gas serra in atmosfera, più delle tanto vituperate centrali termoelettriche nelle quali, peraltro, sono già operativi efficientissimi impianti pilota per l'abbattimento della CO2.

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  7. @Not_Only
    Occorre saper distinguere. Sotto il nome di rinnovabili vengono annoverate anche soluzioni molto stupide come, appunto, i biocarburanti, ma da qualche spritoso persino il carbone viene definito energia pulita.
    Sono, quindi, senza dubbio d'accordo che limitare i consumi sia la prima forma di energia rinnovabile. Però non può bastare.
    Deve cambiare anche la mentalità che vuole il primo mondo nel suo pieno diritto allo spreco ed al consumo senza fine, deve cambiare il sistema, la nostra idea di mondo, la nostra immagine di equità e di giustizia.
    Ed allora, forse, quel che il Pianeta riesce a dare basterà per tutti.
    Dobbiamo adeguarci all'idea che le risorse siano ormai pericolosamente "limitate".
    Abbraccio e buona serata!
    Namastè

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  8. Non vorrei mettermi a fare un trattato qui ma la protezione dell'ambiente è il mio mestiere da una vita.
    Mi dispiace contraddirti ma io ritengo il carbone un combustibile pulitissimo con l'unico problema delle emissioni di CO2 che però ho già detto può essere superato con impianti di captazione. La CO2 sottratta ai fumi vine poi iniettata nel sottosuolo a profondità elevatissime nelle sacche di vuoto create dall'estrazione del petrolio e del gas.
    La maggior parte della gente che parla di ambiente è fatta da dilettanti che hanno letto qualcosa su Wikipedia e nulla è più pericoloso di questo.
    Senza entrare nell'argomento nucleare e limitandoci a parlare di combustibili fossili, si deve sapere che la tecnologia, oggi, consente di fare impianti di depurazione dei fumi di combustione, praticamente innocui.
    E non pensate neppure dì tornare al caminetto o alla stufa a legna, non c'è nulla di peggio per l'ambiente. Se non lo sapeste, il più grosso produttore di polveri sottili, in Lombardia, è l'incenerimento delle biomasse.

    In sintesi, non si può chiedere alle grandi utilities di non fare gli impianti termoelettrici, si deve chiedere invece di farli con presidi di protezione dell'ambiente corretti.

    La stessa cosa vale per gli inceneritori dei rifiuti.

    Scusa, Rosa, ma su questo argomento non transigo.

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  9. @Not_Only
    Pur non essendo un esperta e non potendo accampare esperienze dirette, quando in gioco c'è il benessere del pianeta e di chi lo ospita, anche io sono assolutamente intransigente.
    Non ho mai avuto alcuna passione per la polemica e non intendo qui portarne avanti una, ma sono convinta che numerosi "addetti ai lavori" si farebbero in quattro per dimostrare la non pericolosità del nucleare e degli inceneritori...sono davvero numerosissimi però gli scienziati (e non su Wikipedia) che affermano il contrario e che "testimoniano" l'assoluta pericolosità sia delle centrali a carbone che degli inceneritori...e non parliamo poi del nucleare!
    Personalmente, sarò sempre dalla parte di chi non vuole centrali a carbone ed inceneritori.
    Buon pomeriggio a te :)
    Namastè

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  10. Ti faccio un esempio per farti capire quanti danni possano fare i dilettanti.
    Forse avrete sentito parlare della riconversione a carbone della Centrale di Porto Tolle, attualmente bloccata da un ricorso al Consiglio di Stato da parte del WWF e da 10 bagnini del delta del PO.
    Il blocco dell'investimento suddetto, che ENEL aveva in animo di fare, comporta il proseguimento della esistente Centrale ad olio combustibile che inquina almeno 150 volte di più di quella che si sarebbe potuta costruire.
    Come vedi, 4 dilettanti hanno determinato i seguenti danni:
    1)- 4000 posti di lavoro andati a farsi benedire
    2)- 2,5 miliardi di € di investimenti persi
    3)- Un inquinamento dell'ambiente intollerabile
    4)- Un costo di produzione dell'energia altrettanto intollerabile visto che la nuova centrale avrebbe avuto rendimenti di ordini di grandezza superiori a quella esistente.

    Hai detto bene: non sei esperta come non sono esperti gli scienziati che cavalcano la cultura del "non fare" per campare. Quindi stai pure dalla parte che vuoi insieme a Beppe Grillo e a gente come Pecoraro Scanio ma non ti sorprendere se verrai/verrete travolti dalla tecnologia.

    Forse non lo hai capito ma io sono un convinto ecologista ed è tutta la vita che cerco di fare il meglio per proteggere l'ambiente dove vivo e vivrò e dove vivrà mio figlio.

    L'ecologia, cara Rosa, è una roba da ricchi (intesi come ricchi di denaro ma anche di idee).

    Mettiamo pure i nostri bei pannelli fotovoltaici sul tetto di ogni casa; quando avremo finito, avremo fatti ricchi i produttori di pannelli e produrremo il 3% del fabbisogno energetico di ogni nazione. Il restante 97% facciamolo andando tutti in bicicletta.

    Un ultima considerazione: forse non ve ne siete accorti ma un quartiere qualunque di una qualunque città, con il suo riscaldamento a gasolio, inquina di più dell'inceneritore più grande d'Italia. Ditelo agli scienziati che "testimoniano". E ditegli anche che gli inceneritori di ultima generazione, diluiscono l'aria ambiente; questi sono fatti non "testimonianze".

    Buon pomeriggio.

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