martedì 11 ottobre 2011

Il lavoro come occupazione servile


Abbiamo visto come funziona il sistema piramidale, un sistema in cui la base, la popolazione mondiale, è costretta ad immettere ricchezza. La base in realtà è la fonte di ricchezza perchè è composta da miliardi di individui che lavorano e che, indipendentemente da quanto guadagnano, ottengono un compenso per provvedere ai propri bisogni. Esiste, quindi, una base che lavora, tutti lavorano o dovrebbero, per provvedere alle proprie esigenze. Provvedere alle proprie esigenze, ai propri bisogni significa comprare qualcosa, un bene o usufruire di un servizio. Significa quindi rivolgersi alla grande distribuzione ovvero immettere ricchezza nel sistema e alimentarlo. Ciò significa che sostanzialmente si lavora per alimentare il sistema, per arricchire quel gruppo ristretto di persone che si trova nella parte più alta della piramide. Anche alcuni commercianti e chi controlla la grande distribuzione, con il loro lavoro possono condurre una vita agiata ma generalmente non costruiscono imperi economici, il loro ruolo è solo quello di permettere alle multinazionali di arrivare a tutti. Sono quindi servi e strumento di un interesse superiore. Il lavoro visto in questo senso è un’occupazione servile.
Il lavoro è impegno, è sforzo, che dovrebbe avere il senso di creare un benessere diffuso, e in particolar modo di chi si presta per lavorare. In realtà ci fanno lavorare per creare un rapporto di dipendenza, per poter consumare. Se il mio lavoro non mi porta benefici, ma serve solo a portare benefici economici ad una cerchia ristretta di persone, allora io lavoro per nulla o meglio lavoro per altri. E’ come se io lavorassi per qualcuno che non mi paga perchè i soldi guadagnati, soddisfando i propri bisogni, vengono immessi nel sistema: succede che il lavoratore riceve un compenso e con quei soldi provvede ai suoi bisogni, e così per tutti gli individui ad ogni livello della piramide, con la differenza che chi sta nei livelli più alti costruisce imperi con la ricchezza che proviene dal basso e viene filtrata verso il vertice, mentre chi sta alla base, se ha un lavoro, riesce a malapena a provvedere ai suoi bisogni principali. Questo è un sistema sicuramente non giusto che permette ad alcuni di accumulare ricchezze nonostante siano già ricchi e costringe altri a lavorare duramente per sopravvivere. Si tratta di uno schiavismo mascherato perchè non si gode dei benefici del proprio lavoro, ma a malapena si sopravvive.
C’è un altro motivo che rende il lavoro servile: nella maggior parte dei casi il lavoratore non usufruisce della ricchezza generata col proprio lavoro in quanto dipendente di un imprenditore. Succede che un imprenditore assume dei lavoratori che col proprio lavoro producono ricchezza per l’imprenditore ed accontentandosi di un salario che comunque non corrisponde alla ricchezza generata con quel lavoro. Ciò succede perchè esiste una figura, quell’imprenditore, che trattiene gran parte del guadagno generato. Il lavoro è l’impegno, di un individuo, teso alla produzione di un bene materiale o di un servizio. Questo impegno è soggetto alla richiesta di imprenditori che ne hanno bisogno in un contesto già organizzato, controllato. L’impegno, lavoro, si fa, in questa maniera, teso alla realizzazione dei progetti personali, privati di pochi individui, gli imprenditori che usufruiscono del lavoro di diversi individui, sfruttandoli. Si crea così quel rapporto di disuguaglianza tra chi lavora e chi offre lavoro, che è alla base del sistema politico ed economico attuale.
Essendo il lavoratore in un rapporto di soggezione rispetto al datore di lavoro, è spesso costretto ad accettare condizioni di lavoro umilianti pur di portare a casa qualche soldo. In realtà è la stessa condizione di lavoratore dipendente umiliante, in quanto il lavoratore si mette al servizio di qualcuno, che possiede un potere economico, per trarne un beneficio. Una società che permette questo rapporto lavorativo di subordinazione, e addirittura lo regolamenta, è una società autoritaria che si maschera con la bandiera della democrazia.
Possiamo dire che, in un sistema che permette la soggezione del lavoratore, il lavoratore produce una ricchezza alla quale però non avrà accesso. La ricchezza che viene prodotta è per qualcun altro, per l’imprenditore, nei confronti del quale il lavoratore ha un rapporto servile.

10 commenti:

  1. Da come si stanno mettendo le cose, il lavoratore perfetto è il cinese. E pensa a quelle donne morte per 3.95 euro all'ora!
    Ecco come siamo ridotti http://it.paperblog.com/lui-pensa-alla-gnocca-e-a-non-finire-in-galera-620229/
    Oppure
    Ladro è infatti chi si appropria dei beni altrui con l'inganno o con la forza, chi vive utilizzando la ricchezza che altri hanno creato obbligandoli a cedergli una parte.Nel mondo della criminalità organizzata si chiama pizzo, nel mondo della democrazia si chiama tassazione. Fonte http://santaruina.splinder.com/post/25647627/qualunquismo-ovvero-verita
    Un abbraccio, stammi bene

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  2. articolo curioso che si regge su concetti facilmente confutabili ma è talmente ideologico che non val la pena di controbattere (è già stata faticosa la lettura)
    senza arrivare alle astruserie tipo "il lavoro nobilita l'uomo" o peggio al sarcastico "il lavoro rende liberi" mi sembra squalliduccio definire il lavoro, tanto invocato quando manca, un "rapporto servile"
    le leggi sul lavoro ai nostri giorni sono di ampia tutela del lavoratore cui non viene tolta la dignità di persona consapevole che accetta uno scambio predefinito da un contratto; se queste leggi vengono violate (più o meno apertamente o sistematicamente) trattasi di reati ma in sé non tolgono dignità al lavoro: io non mi sono mai sentito schiavo di nessuno!
    Namastè

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  3. eheheh Dioniso, ancora meglio un cinese abbonato a mediaset-premium. Mai come oggi il motto: Produci,consuma, crepa, diventa attuale e "moderno", quasi trandy.
    Hai mille ragioni nella criminalità si chiama pizzo...ed è forse per questa promiscuità d'intenti e metodi che poi poltica-delinquenza ed imprenditoria si trovano tanto bene assieme? stessa filosofia?
    Abbraccio :)
    Namastè

    Ps. dopo vado a leggere bene gli articolo che segnali, tra l'altro mi piace molto come scrive Santaruina, in genere lo leggo :)

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  4. Già Ernest! La solita vecchia storia no?
    Abbraccio :)
    Namastè

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  5. Ciao oude!
    Effettivamente l'articolo è un poco scontato.
    È oggettivo però, che le tutele vadano gradualmente diminuendo, le moderne teorie sull'efficienza del lavoro, vedono la graduale sparizione delle garanzie.
    Le aziende si spostano dove esse non esistano, perchè prediligono lavorare in assenza di regole dove sia possibile la massimizzazione del guadagno.
    Tutto il sistema è struttuato per garantirsi il massimo dando il minimo. Certo, poi molto dipende da come si è posizionati rispetto a questo giochino, senza alcun dubbio Marchionne la vede diversamente dall'operaio di linea a Pomigliano.
    Buon pomeriggio oude :)
    Namastè

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  6. Mi viene da pensare a quella persona sfruttata e sottopagata in nero che diceva: Non diciamo a nessuno che ci sono crepe nel muro, sennò chiudono il laboratorio e perdiamo il lavoro! Il bacino dei servi è purtroppo infinito: e se a quelli che lo fanno per mangiare dovrebbero arrivare la solidarietà (e l'aiuto) della parte sana del genere umano, trovo invece che chi lo fa per comprarsi merdosi gadgets modaioli sia francamente imperdonabile. Oggi, se tu provi a far valere i tuoi diritti vieni licenziato, perché dietro c'è una fila di mille persone che vogliono quel posto da schiavo magari solo per permettersi della merda firmata o un televisore da centomila pollici...

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  7. Grazie Zio...come sempre un intervento di qualità.
    È il sistema il primo colpevole, le leggi di un mercato senza regole che viene accettato e blandito, proposto come l'unica realtà possbile.
    Nutrito tramite menzogne, premesse, cazzate quali "il lavoro nobilita" è vero, purtroppo riescono persino a metterci in competizione per un posto da schiavi.
    Convinti che il nostro diritto sia "consumare" e non "vivere bene e felici".
    Solo quado ci fermiamo, e non sempre per ragoni "piacevoli", ci rendiamo conto di esserci condannati da soli.
    Un abbraccione ;)
    Namastè

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  8. Ciao Rosa, questo è quanto succede nel lavoro mentre quando vai in vacanza è la stessa solfa:
    http://freeondarevolution.blogspot.com/2011/10/linvenzione-del-turismo.html
    guai però dirlo a uno che ha appena timbrato e sta tornando a casa!
    Namastè

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  9. Hai ragione Andrea...è un'assurdità!
    Letto e commentato da te ;))
    Buona giornata.
    Namastè

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