domenica 8 luglio 2012

L'Individuo e la Società

di  Jiddu Krishnamurti

Quali sono i rapporti tra l'individuo e la società? Ovviamente, la società esiste per l'individuo, e non il contrario. La società esiste perché l'uomo prosperi; esiste per dare libertà all'individuo, ond'egli possa avere l'opportunità di ridestare in sé l'intelligenza più alta. Questa intelligenza non è un semplice coltivare la tecnica o la scienza, ma essere in contatto con la realtà creativa, la quale non è della mente superficiale. L'intelligenza non è un risultato cumulativo, ma libertà dal conseguimento e dal successo progressivi. L'intelligenza non è mai statica; non può essere copiata e standardizzata, e quindi non può essere insegnata. L'intelligenza è da scoprirsi in libertà.

La volontà collettiva e la sua azione, che è la società, non offre questa libertà all'individuo; perché la società, non essendo organica, è sempre statica. La società è connessa, posta insieme, per la comodità dell'uomo; non ha un meccanismo indipendente suo proprio. Gli uomini possono catturare la società, guidarla, formarla, tiranneggiarla, a seconda del loro stato psicologico; ma la società non è signora dell'uomo. Essa può influenzarlo, ma l'uomo la spezza sempre. C'è conflitto tra l'uomo e la società perché l'uomo è in conflitto entro sé stesso; e il conflitto è tra ciò che è statico e ciò che è vivo. La società è l'espressione esteriore dell'uomo. Il conflitto tra se stessi e la società è il conflitto nell'intimo di noi stessi.
Questo conflitto, intimo ed esterno, esisterà sempre fino a quando l'intelligenza superiore non si desti. Noi siamo entità sociali così come siamo individui; siamo cittadini e uomini nello stesso tempo, divenienti distinti nel dolore e nel piacere. Se deve esservi pace, dobbiamo comprendere il giusto rapporto fra l'uomo e il cittadino. Naturalmente, lo Stato ci preferirebbe del tutto cittadini; ma questa è la stupidità dei governi. Noi stessi ameremmo cedere l'uomo al cittadino, perché essere cittadino è più facile che essere uomo.
Essere un buon cittadino significa funzionare efficientemente nel quadro di una data società. Al cittadino si richiedono efficienza e conformismo, poi che lo rendono duro e spietato; e allora egli è capace di sacrificare l'uomo al cittadino. Un buon cittadino non è necessariamente un uomo buono; ma un uomo buono è tenuto ad essere un buon cittadino, quali che siano la sua società e il suo paese. Poiché egli è innanzitutto un uomo buono, le sue azioni non saranno antisociali, egli non si porrà contro un altro uomo. Vivrà in cooperazione con altri uomini buoni; non cercherà autorità, perché non ha autorità; sarà capace di efficienza senza la spietatezza che l'accompagna. Il cittadino tenta di sacrificare l'uomo; ma l'uomo che sta cercando l'intelligenza più alta naturalmente eviterà le stupidità del cittadino. Così lo Stato sarà contro l'uomo buono, l'uomo di intelligenza; ma quest'uomo è libero d'ogni governo e paese.

L'uomo intelligente porterà in essere una buona società; ma un buon cittadino non darà vita a una società in cui l'uomo possa essere dell'intelligenza più elevata. Il conflitto tra il cittadino e l'uomo è inevitabile se il cittadino predomina; ed ogni società che deliberatamente trascura l'uomo è condannata. V'è riconciliazione fra il cittadino e l'uomo soltanto quando sia stato compreso il processo psicologico dell'uomo. Lo Stato, la presente società non si occupano dell'uomo interiore, ma solo dell'uomo esteriore, del cittadino. Essi possono negare l'uomo interiore ma questo sopraffà sempre quello esteriore, distruggendo i piani abilmente studiati per il cittadino. Lo Stato sacrifica il presente per il futuro, sempre salvaguardando se stesso per il futuro; considera il futuro di importanza suprema, non il presente. Ma per l'uomo intelligente il presente è della massima importanza, l'oggi e non il domani. La comprensione di ciò che è può essere compreso soltanto con lo svanire del domani. La comprensione di ciò che è determina la trasformazione nell'immediato presente. E' questa trasformazione la cosa di suprema importanza e non il modo di riconciliare il cittadino con l'uomo. Quando avviene questa trasformazione, cessa il conflitto tra il cittadino e l'uomo.

12 commenti:

  1. Tutto quello che dice Krishnamurti presuppone l'esistenza di un individuo consapevole, sano, rispettoso che, messo in grado di scegliere, anteponga l'intelligenza e la bontà alla semplice osservanza dei diritti e doveri del cittadino.
    Cose d'altri tempi.
    Oggi non si è nè uomini nè cittadini ma solo schiavi. Bestie da soma che devono lavorare produrre e ccnsumare per arricchire i tiranni insaziabili. Ciao Rosa

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    1. Buongiorno Gianni,
      in realtà sì, Krishnamuti suppone l'uomo d'intelligenza "superiore" come esistente, mentre nella ealtà quello che vediamo e viviamo è proprio la sua carenza, quasi totale, oggi la società è riuscita a piegare l'uomo ed a farne un "cittadino" quasi perfetto, e dico quasi solo perchè, davvero troppi, teorizzano la necessità di una ulteriore evoluzione verso la "perfetta cittadinanza", quindi al peggio non vi è mai fine...la schiavitù è molto simile a questo, agli occhi dell'uomo intelligente, ma egli è, sempre più, netta minoranza, fra i cittadini.
      Un abbraccio forte caro amico :)
      Namastè

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  2. Un post necessario, cara Rosa, il tuo.
    Sono riflessioni che non possiamo non fare in questo periodo: l'individuo è in grado di domandarsi abbastanza, di dubitare, in definitiva è ancora abbastanza intelligente da non essere un componente e basta di una massa omogenea e senza più volontà?
    Grazie Rosa per tutto il lavoro che fai.
    Ti abbraccio :)
    Lara

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    1. Cara Lara, la tua domanda è doverosa.
      Personalmente, temo, che "l'uomo intelligente" appaia sempre più raro, tanto che a stento se ne conserva la definizione reale.
      Oggi si tenta di dare ai termini "libertà", "intelligenza" e "coscenza" un senso diverso e relativo, filtrato attraverso il modello veicolato dai mezzi di comunicazione di massa.
      La sapienza oggi è accumulo di tecniche e di nozioni...aderenti ad un modello riconosciuto ed accettato.
      Un abbraccione amica mia :)
      Namastè

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  3. Analisi interessante. Il rapporto staticità (della società), movimento (individuo), suggerisce riflessioni doverose proprio da costruire sulla base di un concetto di libertà rinnovato.
    Buona domenica

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    1. Certo che sì, anche perchè se è vero, come è vero, che il cambiamento inizia da una acquisizione personale e dalla modificazione, sostanziale, dei propri comportamenti...nessuna analisi mi appare più pertinente ed attuale.
      Un abbraccio e buona domenica anche a te Massimo caro :))
      Namastè

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  4. Secondo K. l'intelligenza superiore si desta quando l'uomo supera il dualismo con l'alterità; dualismo che nella figura del cittadino traspare chiaramente. Il rischio, però, è di perdere di vista l'effettiva azione sociale dello Stato sulla vita delle persone e sulle loro coscienze, nonchè sulle condizioni materiali che castrano lo sviluppo dell'intelligenza superiore rispecchiando, si, il conflitto esistente all'interno dell'uomo stesso, ma causando la cristallizzazione nei modelli sociali e, in definitiva, la morte dell'uomo e il trionfo del cittadino. E' per questo che i grandi movimenti spirituali sono oggi in difficoltà rispetto all'antispirituale movimento tecno-finanziario. Per far fiorire l'intelligenza superiore occorre agire concretamente creando condizioni materiali in cui gli uomini possano essere protagonisti e non vittim del sistema. Ovviamente non penso alla prospettiva rivoluzionaria violenta ma ad un'azione che parta comunque dal basso già all'interno della situazione sociale contemporanea. Si può fare :)

    Namastè

    V.

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    1. Anche io sono convinta che si possa, sebbene la situazione a tratti mi provochi lo scoramento.
      Non sarà certamente semplice superare la struttura di controllo e d'influenzamento che il sistema ci ha costruito attorno, ma va tentato, ed una volta deciso questo va fatto con tutta la determinazione e la fede possibili.
      Non ho moltissima fiducia nell'uomo nuovo, che non vedo, ma in alcuni embrioni i novità nutro speranza.
      Siamo molto indietro ed il nostro avversario è fortissimo ed arrogante, a tratti disumano, eppure una resistenza va tentata.
      Per dare un chance ai nostri figli...per dare loro ogni informazione e le armi della ragione e dell'intelletto, perchè la pace e la conoscenza abbiano una possibilità.
      Un abbraccio Vess carissimo :)
      Namastè

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  5. Ciao Rosa, grazie per il post: K. è troppo grande ... dovrebbe essere fatto studiare a tutti i bimbi del mondo ... solo così potremmo sperare in una società veramente libera e responsabile (le due cose devono diventare complementari non opposti).
    Il problema è che l'umile, semplice e grandioso messaggio di K. non può essere capito dalla massa di lobomotizzati che vaga sul nostro pianeta senza un vero scopo se non quello di "ciucciare" tutto ciò che è possibile come un bimbo viziato ... LORO sono i nostri "cattivi" genitori che non ci permettono di diventare adulti, K. li ha rifiutati e ci ha indicato la via (anche se il suo pensiero è stato in parte "oscurato", pensa che lo scoperto solo qualche anno fa) ... bisogna "solo" volerla intraprendere.
    Buona vita amica mia.
    Namastè

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    1. Sì K. è un grande, d'altra parte era stato educato per essere il più grande, ha dimostrato il primo embrione di questa sua grandezza rifiutandone lo scettro e privilegiando quel che c'era da dire a quello che egli stesso poteva essere.
      Vero anche che egli sia a volte incompreso dai più e non certo per la difficoltà del suo eloquio e della sua filosofia, ma semmai perchè pone l'essere vivente di fronte sé stesso, nudo ed essenziale, con un'evidenza niente affatto difficile, ma che impone delle scelte di sostanza e mai di apparenza.
      K. parla di comportamenti, di premesse, di conoscenza reale ed esteriorizzata, indica la strada del maestro interiore, dimostra nella pratica l'esistenza di quella "intelligenza superiore" di cui parla.
      Un abbraccio e buona vita anche a te :)
      Namastè

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  6. E' stata una delle mie letture adolescenziali, di quelle avvenute per caso, ma essenziali.
    Grazie per avermelo ricordato, certe cose restano, ma si dimenticano. : )

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    1. Innanzi tutto benvenuta!
      E poi, come anche tu dici, non è proprio un dimenticare, si mettono dietro o dentro, se preferisci, affidandole al nostro maestro interiore, ma meno male che si fanno, prima o dopo escono fuori e tornano alla vista, facendoci comprendere dove e come si sia costituito un punto di vista.
      Un abbraccio e a presto.
      Namastè

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