venerdì 17 maggio 2013

VERSO LA LIBERAZIONE: PER GLI ANIMALI ED IL LINGUAGGIO


DI MICKEY Z. 
countercurrents.org 

“Se il pensiero corrompe il linguaggio, anche il linguaggio può corrompere il pensiero.” – George Orwell 

Scrive la mia amica Vi Ransel nella sua poesia “L’ ABC dell’atrocità”: 

Gli animali sono il mezzo col quale insegniamo
ai nostri bambini non solo le basi del parlare,
ma anche col quale diamo loro gli strumenti di cui avranno bisogno
per iniziare a leggere

“Come fa la mucca?”, domandiamo
“la M di maiale”, gli diciamo
mentre i loro amici animali urlano in agonia
mentre li massacriamo meccanicamente senza pietà

Più tardi nella vita, ovviamente, siamo intensamente condizionati su come non usare il linguaggio quando si tratta di animali. Certe parole, pare, sono riservate solo a questioni umane. A seguire, tre parole che credo dovremmo re-immaginare. 

Schiavitù 

Ogni qualvolta si usa la parola “schiavismo”, vengono automaticamente in mente immagini del commercio degli schiavi africani, il commercio triangolare e le piantagioni dell’ America del Sud. 

Ad ogni modo, lo schiavismo è attualmente l’industria in più rapida crescita al mondo – un’ impresa multimiliardaria stimabile in circa 27 milioni di schiavi moderni. Questa include traffico del sesso, schiavitù dal debito, lavoro forzato, e molto altro ancora. 

In altre parole, la parola ed il concetto di schiavitù non sono, né sono mai stati riservati esclusivamente agli afro-americani. 

Infatti, la parola ed il concetto di schiavitù non sono, né dovrebbero mai essere riservati esclusivamente agli esseri umani. Per esempio:
- Quando un cavallo è rinchiuso in una piccola stalla e portato fuori solo per essere costretto a portare un carico umano in giro per Central Park al fine di procurare un guadagno al suo proprietario (sic), secondo qualsiasi definizione sensata, quella è una forma di schiavismo. 
- Quando un cane femmina è confinato in una gabbia in un allevamento e costretto a produrre cuccioli su cuccioli da vendere per il guadagno del proprietario, innegabilmente, è una forma di schiavismo.
Dichiarare che questi (e tanti altri ancora) non sono esempi di schiavismo vuol dire tradire una propensione alla discriminazione (specismo) e non mostrare alcuna compassione. 

Gli schiavi del debito moderni in Asia patiscono un’ esperienza largamente diversa, per esempio, da quella degli schiavi africani in una piantagione del 1825. Tali uomini oppressi sono in ambedue i casi degli schiavi. 

Ugualmente, se si chiama un animale “schiavo”, non è per implicare che l’esperienza dell’animale sia indistinguibile da quella di un essere umano. Semplicemente, prende atto del fatto che una creatura senziente è tenuta prigioniera e sfruttata nel nome del profitto di qualcun altro. 

Stupro 

Un titolo di NBCNews.com del 31 marzo strilla: “Mamma orsa? Lo zoo nazionale insemina artificialmente un panda gigante.” 

Nell’ articolo, abbiamo scoperto che “un team di scienziati e veterinari” presso lo zoo nazionale di Washington DC aveva inseminato artificialmente la femmina di panda gigante dello zoo dopo la mancata riproduzione naturale. 

Abbiamo anche scoperto che lo zoo aveva chiamato questo panda gigante “Mei Xiang”, inseminato artificialmente con “una combinazione di seme fresco e congelato preso dal panda maschio dello zoo “Tian Tian”. Se qualcuno fosse curioso, il seme fresco era stato raccolto la mattina stessa. 

Contemporaneamente, per tutto il pianeta –24 ore al giorno— l’”inseminazione artificiale” è la regola per l’industria casearia. Ecco come lo spiegano i ragazzi di HumaneMyth.org : 

“Tutti i tipi di industria casearia utilizzano la fecondazione forzata delle mucche. Ciò comporta l’ introduzione di un braccio nel retto della mucca per mettere l’utero in posizione, e l’inserimento di uno strumento nella vagina. Lo strumento utilizzato prende il nome di “rape rack” (asse da stupro).” 

Rape Rack 

A dispetto di ciò (e di tanto altro), quando la parola “stupro” è usata per definire tali pratiche, essa viene spesso accolta con indignazione da coloro i quali credono che tale parola appartenga al solo dominio umano --umano non maschio, perlopiù. 

Ma se tutti siamo d’accordo che, per esempio, lo stupro di un uomo in carcere non sia identico al più frequente stupro di donne (o di maschi omosessuali), perché allora questa parola dovrebbe rimanere fuori dalle circostanze uniche di, per esempio, panda giganti o mucche da latte? 

(E’ illuminante fare caso a come ci sentiamo tranquilli nel dare un nome umano ad una creatura senziente tenuta in cattività, e poi rigettiamo l’uso di certe parole in riferimento a non umani.) 

Usare la parola “stupro” per riferirsi all’ inseminazione forzata di un non umano non sminuisce l’ orribile trauma dello stupro umano. Affermare il contrario significa tradire una propensione alla discriminazione e non lasciare spazio ad alcuna compassione. 

Olocausto 

Per una simile restrizione autoimposta, il termine “olocausto” si associa unicamente ad umani di etnia o religione ebrea. 
Mentre l’elenco di comunisti, omosessuali, rom e dissidenti uccisi nei campi di concentramento nazisti, non rientra nell’utilizzo limitato di tale parola, che dire degli affollatissimi treni, dell’immagazzinamento, delle sperimentazioni, delle uccisioni col gas, e del massacro mirato di esseri non umani? 

E’ stato stimato che in tutte le guerre e tutti i genocidi storicamente registrati, siano stati uccisi un totale di 619 milioni di esseri umani. Lo stesso numero –619 milioni di animali– vengono uccisi ogni 5 giorni per diventare “cibo” dell’industria che è la prima fonte mondiale di gas serra. 

Non è forse questo olocausto, cioè “distruzione o massacro di massa”? 

Perché dovrebbe essere una mancanza di rispetto nei confronti delle angosciose esperienze umane, il fatto di usare la stessa parola per descrivere una pratica che minaccia in genere la vita sul pianeta? 

“Auschwitz” scrisse Theodor Adorno, “inizia quando qualcuno guarda un mattatoio e pensa: sono solo animali.” 

Affermare il contrario significa tradire una propensione alla discriminazione e non lasciare spazio ad alcuna compassione. 

Il Linguaggio della Liberazione 

Perché penso sia importante l’uso di un tale linguaggio per parlare dell’abuso istituzionale di esseri non umani? 

Come spiega anche Vi Ransel nella sua poesia, se partiamo da “m sta per maiale”, la corruzione del linguaggio ci porta a rinominare “parti del corpo smembrate” come manzo, maiale, montone, pollo, cheeseburgers, etc. 

Eufemismi discriminatori normalizzano la violenza, e dunque rendono più facile e accettabile per gli animalisti che vogliono smantellare la cultura dello stupro, farlo mentre, per esempio, bevono un milk shake. 

Se parole come schiavo, stupro, olocausto, etc. evocano (appropriatamente) orrore, paura, oltraggio, e un sentito desiderio di cambiamento, immaginate che profondo legame potremmo instaurare col mondo naturale se permettessimo l’uso di un tale linguaggio per parlare di non umani. 

Abbandonare il privilegio –si, privilegio— dello specismo è un atto di liberazione profondo dalle restrizioni gerarchiche. E’ abbracciare a tempo pieno uno stile di vita rivoluzionario. 

Angela Davis, una che ne sa un po’ di sfide al “privilegio”, ha dichiarato che essere vegana è “parte di una prospettiva rivoluzionaria –non solo creare relazioni compassionevoli tra esseri umani, ma anche con gli altri esseri che abitano questo pianeta.” 

Nella narrazione del film fondamentale Earthlings, ci viene detto: 

“Per analogia con “sessismo” e “razzismo”, il termine “specismo” è un pregiudizio o attitudine a favorire gli interessi di una singola specie a discapito delle altre… Come noi, (gli animali) sono il centro psicologico di un’esistenza che è solo loro. Quello di cui gli animali hanno bisogno, il modo in cui dovremmo trattarli, sono domande le cui risposte nascono dal riconoscimento della nostra affinità psicologica con loro. 

Lasciate che ripeta i due passi proposti negli articoli precedenti:
- rifiutate lo specismo.
- rispettate e difendete ogni creatura.
Se questi cambiamenti vi suonano improbabili o persino impossibili: provate a bussare alla vostra immaginazione, guardando oltre le opzioni limitate che siamo stati programmati ad accettare, e provando a vedere questi adattamenti non solo come perfettamente fattibili, ma come innegabilmente necessari. 

Abbandonate il privilegio dello specismo, abbracciate l’empatia con ogni essere senziente, e lasciate che la compassione guidi le vostre scelte

Mickey Z. è autore di 11 libri, e recentemente del romanzo Darker Shade of Green. Fino a che le leggi non cambieranno, o l’energia sarà finita, potrà essere trovato su un oscuro sito web chiamato Facebook. 

Fonte: www.countercurrents.org Link: http://www.countercurrents.org/mickeyz020413.htm 
02.04.2013

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di STEFANO GRECO



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