lunedì 5 marzo 2012

Per i maya non è la fine del mondo, ma delle risorse naturali

Danilo Valladares
 
Il calendario maya non prevede nessuna catastrofe globale, tantomeno la fine del mondo. Ma le risorse naturali del pianeta, quelle sì, sono in grave pericolo a causa dell'avidità umana, avvertono anziani e attivisti indigeni intervistati in Guatemala.

Secondo il calendario maya, il 21 dicembre 2012 segnerà la fine del ciclo di 13 Batkun (un baktun è pari a 144mila giorni): questo ha scatenato l’isteria collettiva tra chi sostiene che la fine del ciclo simboleggi grandi catastrofi e la fine del mondo, che però non trova nessun riscontro nel pensiero indigeni del Guatemala.

“Ci sono leader che si fanno condizionare da alcune voci che circolano, o forse il numero 13 viene associato ad una forte energia, perciò temono possibili catastrofi, ma non c’è nulla di vero”, ha dichiarato a IPS l’attivista Antonio Mendoza, della Ong Oxlajuj Ajpop, un nome che in lingua maya quiché fa riferimento alle 13 energie del calendario maya.  
Al contrario, spiega, “questa nuova fase è estremamente importante per le riflessioni e le analisi sulla convivenza umana e la natura”.

Secondo gli storici, il 13 Baktun è cominciato l’11 agosto del 3114 a.C. e terminerà il 21 dicembre 2012, giorno in cui inizierà un nuovo ciclo di altri 144mila giorni. 
“Quello che ci preoccupa è come riunire gli sforzi per cambiare il nostro comportamento nei confronti della natura, del riscaldamento globale e delle politiche neoliberiste che si occupano solamente di estrarre petrolio e minerali e di costruire grandi fabbriche, mettendo in serio pericolo l’umanità”, spiega Mendoza. 
In questo senso, diverse organizzazioni maya del Guatemala hanno in programma una serie di attività per l’anno in corso, tra cui seminari, forum e incontri per discutere e trovare delle opportunità di sviluppo per la popolazione indigena. 
“Si tratta di puntare al riscatto dell’inestimabile conoscenza indigena della natura e della Madre Terra in un contesto di unità e solidarietà”, osserva Mendoza.
segue su:  @IPS
 

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