giovedì 8 marzo 2012

Visco ci vuole tutti schiavi. A vita

 di Valerio Lo Monaco

"Lavorare di più e più a lungo"
Per fare cosa è chiaro.

1) Pagare contributi tutta la vita e morire sul posto di lavoro prima di arrivare a percepire la pensione
2) Cinesizzarsi per riuscire appena ad arrivare alla fine del mese. E spesso neanche quello 
3) Continuare a stare alla macina, come animali, per pagare gli interessi sugli interessi imposti dalla speculazione internazionale (di cui Visco fa parte) 
4) Abbrutirsi di fatica. E vivere unicamente per lavorare, peraltro guadagnando sempre meno 
 A questo punto, la vera ribellione è cercare di lavorare meno. Sempre meno. Sempre meno. E passare il resto del tempo in altre attività.
Senza salario. Per se stessi. È il discorso che Maurizio Pallante porta avanti da anni, e spiega con precisione scientifica, per chi si prenda la briga di leggere (tra gli altri) i suoi libri. Il concetto chiave è quello che vuole indicare come "occupate" unicamente le persone che percepiscono un salario, mentre le altre - tutte le altre: dalla madre che cresce i figli, a chi ripara da sé la propria casa, a chi produce da sé ciò che gli serve per mangiare, a chi dona se stesso per accudire altre persone e via dicendo - sono semplicemente "disoccupate".

Sia chiaro, è evidente che nel nostro mondo (per ora) si debba necessariamente fare qualche lavoro che comporti il ricevere denaro in cambio, perché, molto semplicemente, ci sono merci (soprattutto merci, ma anche pochi altri veri beni) che necessitano di essere acquistati. Ma il punto, volenti o meno, è esattamente questo: meno si necessita di cose che è indispensabile acquistare, più si è liberi. Più, finalmente, si può lavorare di meno.
È essenziale che tutti quelli che sentono disagio in questo mondo, tutti quelli animati da seri moti di ribellione, evitino di cadere in una trappola terribile: pensare che semplicemente cambiando alcune regole del gioco, di questo gioco, si possa tornare a vivere una vita più degna di essere vissuta. Così come quelli che credono che prima o poi, pur rimanendo in questo modello, qualcosa possa cambiare. Grossomodo attendono un miracolo con un atto di fede. 
Ora, impostare tutta la propria vita su un atto di fede - fede peraltro in questo sistema di sviluppo - equivale alla donnina che gioca al gratta e vinci. Ecco, si deve spazzare via questo concetto. È indispensabile capire che per cambiare davvero le proprie condizioni si deve decidere proprio di sottrarsi a questo gioco. Si deve uscire, per quanto più è possibile, da questo casinò. Perché è proprio nella sua natura intrinseca obbligarci a vivere per lavorare e per consumare. La cosa comporta delle rinunce, è inevitabile. Si tratta di capire se sono più insopportabili queste rinunce oppure è più insopportabile pensare di vivere tutta la vita come schiavi. Non ci sono mezze misure: il sistema ci ha portato, di fatto, a una situazione di guerra. Come è possibile non considerare come una dichiarazione di guerra le parole di Visco? Come è possibile soprassedere alle imposizioni che questo modello, soprattutto oggi, con le conseguenze della crisi economica attuale dalla quale - è evidente -non usciremo, ci infligge?
Ci hanno già tolto buona parte di quello che avevamo: le pensioni, il welfare, la dignità di fare un lavoro che almeno ci permettesse di arrivare alla fine del mese senza affanni. E ora ci intimano di dover rimanere in questa situazione per tutta la vita.
Insomma delle due l'una: o si accetta tutto, o camusianamente si "dice no". E si cercano altre strade. I più, a un discorso di questo tipo, generalmente rispondono con sufficienza e sdegno, evitano di entrare nel cuore del problema semplicemente rispondendo che una strada differente non esiste, e che siamo condannati a vivere in questo modo. Sono persone asfissiate dalla catena che hanno al collo. In buona parte sono persone già pronte, consciamente o meno, a vivere una vita di questo tipo. Il che equivale a dichiararsi già morti. 
Ma la ribellione è dei vivi. Costi quel che costi. Anche dover percorrere altre strade che non si conoscono. O anche doverne costruire di nuove passando per il bosco con un machete. Perché il resto, la vita che ci prospettano i visco attuali, è peggio.

Valerio Lo Monaco

16 commenti:

  1. Dayton : Ciao Rosa.Giovedì 8 marzo ......
    gli articoli ,sono sempre puntuali ed interessanti,
    DAYTON C'è, CIAO A PRESTO.

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  2. Da molto tempo sto cercando - e non me per me, ma per l'Uomo - una strada nuova, e dopo tanto cercare e girarci d'intorno, fra le varie rivoluzioni possibili e di sicuro insuccesso, ho capito che solo una nuova consapevolezza potrà cambiare questa vita che spesso, come sottolinea l'articolista, è solo un'attesa della fine.
    Come mi mancavi, Rosa! E solo ora mi sono accorto che hai riaperto i commenti (sono un cialtrone!!).
    Spero che tuo marito si sia quasi rimesso in sesto, portagli i miei complimenti sinceri per il suo belissimo poetare.
    Che bella coppia che siete (almeno da qui :))
    Ciao carissima amica bella,

    Paolo

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    1. Come dirti che sono d'accordo senza rischiare di fare "eco" prima all'articolo e poi alle tue profonde considerazioni.
      Assolutamente sì! Solo una nuova consapevolezza potrà modificare le cose. Come siamo adesso resteremmo intrappolati in un sistema che punisce, per principio, il diverso e l'originale che detesta ed odia il creativo...che uccide, senza processo, il dissidente. Che fa della normalità e dell'appartenenza al gruppo il proprio vangelo segreto.
      Solo accettando il rischio di premesse differenti potremmo intuire diverse possibilità.
      Pochi coraggiosi oggi praticano questa via con comportamenti realmente originali e diversi dal gregge, cercando la compatibilità, la durata, combattendo con l'auto-produzione, il risparmio e la moderazione dei consumi la prepotenza culturale della civiltà dei consumi e dello spreco programmato...e meno male che ci sono!

      E tu non sei affatto un cialtrone caro Paolo, ma un amico prezioso! Ed è sempre un piacere incontrarti!
      Un affettuosissimo abbraccio!
      Namastè

      Ps. credo proprio che tu abbia ragione, siamo decisamente una coppia ben assortita ;))...
      Un grazie anche da mio marito per l'apprezzamento e le belle parole.

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  3. è decisamente grave che ormai è ben noto a tutti che ci vogliono rendere tutti schiavi, ci stanno prendendo in giro tutti, banchieri e politici, conduttori di tv. e perchè solo il 5 per cento di noi si incazza? perchè la gente preferisce morire? tristezza assoluta..

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    1. Forse perchè pochi riescono a superare e ad evitare di essere influenzati ed usati dalle astuzie e dalle manipolazioni del sistema stesso.
      Forse però incazzarsi non basta più, oggi dobbiamo fare, praticare comportamenti.
      Quelli che lo fanno sono persino meno...eppure moltissime speranze risiedono in loro.
      Un abbraccio Racing :)
      Namastè

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  4. E' da così tanto tempo che siamo schiavi che è veramente difficile capire qual'è la vera consapevolezza comunque la strada da te indicata è sicuramente un'ottima via d'uscita.
    Namastè

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    1. Dobbiamo continuare a pensare in modo diverso, anche quando è doloroso e difficile.
      Persino quando ci sembra di essere soli... è l'unico modo per fare sopravvivere la speranza.
      Un abbraccio ;)
      Namastè

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  5. La ricerca di strade alternative è sempre positiva, come un sano spirito di ribellione al potere. Buon 8 marzo Rosa
    Namastè

    PS. ho scritto un post per l'8 marzo a sostegno delle donne che lottano contro la deforestazione amazzonica.

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    1. Grazie wiska!
      Il coraggio di ricercare alternative, lo stesso pensare un sistema diverso da questo...quella che si chiama visione è l'embrione del cambiamento.
      Andrò a vedere il tuo post.
      Un abbraccio.
      Namastè

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  6. Bellissimo post che condivido !!!
    stiamo sempre vigili

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    1. Sì, vigili e svegli ed ostinatamente diversi da loro!
      Un abbraccio Valerio.
      Namastè

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  7. Dayton,Ciao Rosa,proprio l'altro giorno stavo scartabellando nei vecchi CD musicali e mi e capitato il cd di Caparezza, e mi son guardato il video su you tube EROE di CAPAREZZA del 2008 riassunto in 3 minuti,della situazione in cui viviamo dateci na sbirciatina.
    Ciao a presto.

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  8. Ciao Dayton,
    certo il lavoro come lo vedono Visco, Marchionne e moltissimi altri cui, generalmente, non tocca di tirare la lima o di stare alla catena, assomiglia molto a com'era nel primo novecento.
    Caparezza ci regala il punto di vista di chi lavora...è necessario che questo punto di vista torni ad affermarsi...per costruire un mondo migliore è indispensabile che questo avvenga, mentre invece mi pare che si voglia imporre un punto di vista, diametralmente opposto.
    Un abbraccio.
    Namastè

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