domenica 19 giugno 2011

Vele al vento, verso Gaza

La Freedom Flotilla pronta a partire. Intervista a Thomas Sommer, tra i coordinatori del progetto
 
scritto per PeaceReporter
da Karim Fael 

Questione di pochi giorni ormai. Anche se probabilmente molti tra coloro che prenderanno il mare alla volta di Gaza a bordo di una delle navi della Freedom Flotilla, stanno già contando le ore. ''Finalmente siamo pronti a partire'', dice da Atene Thomas Sommer, attivista e scrittore francese, tra i coordinatori del convoglio umanitario intitolato alla memoria di Vittorio Arrigoni.
Un anno fa la mattanza a bordo della Mavi Marmara. L'assalto delle squadre speciali dell'esercito israeliano si concluse con la morte di nove attivisti. Un massacro. Oggi il traghetto turco torna ad essere sotto i riflettori a una settimana o poco più dalla partenza: ''Purtroppo - continua Sommer - le notizie che ci arrivano da Istanbul non ci fanno ben sperare, la possibilità che la Mavi Marmara rinunci a salpare è concreta, anche se l'ultima parola non è ancora detta. In mezzo 13 mesi di lavoro frenetico, di contatti e viaggi, veri e virtuali, in giro per il Mediterraneo e anche oltre. Mesi carichi di tensioni e paure in cui gioia e soddisfazioni si alternavano a frustrazioni e rabbia: una strada comunque sempre in salita''.


Poteva essere diversamente?
Purtroppo no. Basti pensare che la prima riunione formale sulla Flotilla 2011 avvenne nel carcere israeliano di Beer Sheva all'indomani della strage sulla Mavi Marmara. La questione palestinese era e resta un tabu per la politica occidentale e Gaza è un buco nero dentro un buco nero.

Quando avete avuto capito che la Freedom Flotilla sarebbe ripartita?
Io personalmente appena uscito dal carcere. All'improvviso mi sono reso conto di quanta gente fosse dalla nostra parte. Ero sorpreso. Per la prima volta il muro di omertà che da sempre cela i crimini israeliani si era crepato. Una breccia era stata aperta. Allora ho capito che quel muro con un po' di dedizione si poteva abbattere...

Quali sono le principali differenze tra le due esperienze?
La Flotilla è cresciuta. È aumentata la mole di lavoro. Più persone coinvolte, più cose da fare. Anche se fondamentalmente ciò che è davvero cambiato è stato l'approccio della gente comune verso la Flotilla. Ci siamo impegnati fin dall'estate scorsa a scendere per le strade e a bussare porte e finistre. Di conseguenza i politici e i media si sono svegliati. In Francia per esempio abbiamo più di 400 amministratori e rappresentanti eletti, dal piccolo comune al parlamento europeo, che hanno aderito ufficialmente offrendoci supporto mediatico, economico e logistico. E anche se in gran parte parliamo di partiti e movimenti di sinistra non sono mancati felici eccezioni in forza alla destra repubblicana. E poi come detto siamo diventati grandi: siamo passati da 6 a 14 coordinamenti nazionali. L'anno scorso eravamo 700, quest'anno siamo più del doppio. Solo in Francia siamo riusciti a raccogliere quasi 600 mila euro grazie soprattutto alla gente normale che ha contribuito con 5 o 10 euro...

L'ostacolo che sembrava insormontabile?
Ho l'imbarazzo della scelta. Sicuramente quello che ha fatto e che fa tuttora più male sono le campagne subdole, meschine e ipocrite che ci dipingono come violenti e strumentalizzati e che ignorano e fanno di tutto per nascondere quella che è la vera missione della Freedom Flotilla. A questo bisogna aggiungere anche le pressioni internazionali, veri e propri ricatti, che alcuni paesi terzi stanno esercitando verso i governi più esposti come la Turchia. Per parlar chiaro se la Mavi Marmara non dovesse unirsi alla Flotilla non sarà sicuramente una scelta libera.

Quali sono invece i vosti rapporti con le autorità Palestinesi, sia a Gaza che a Ramallah?
Non abbiamo alcun rapporto ufficiale né con l'Autorità Palestinese né con con il governo di Hamas a Gaza, ma entrambi in più occasioni hanno espresso apprezzamento e gratitudine per quello che stiamo facendo. Ovviamente per poter, in linea teorica, attraccare nel porto di Gaza dovremmo ottenere un'autorizzazione formale da parte delle autorità locali, ma ci hanno assicurato che questo non sarà un problema. Quello che più mi preme di sottolineare è piuttosto l'incredibile supporto che ci arriva giorno dopo giorno dalla popolazione palestinese sia a Gaza sia nei Territori. Un coinvolgimento profondo e concreto visto che sono proprio in base alle esigenze dei comuni cittadini che abbiamo deciso cosa caricare sui cargo destinati a Gaza.

6 commenti:

  1. Una nave che salpa rappresenta una speranza in questo mondo dove,purtroppo,le guerre pullulano.
    Spero in un mondo in cui tutti vivano in pace.

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  2. In tanti speriamo in un mondo di pace!

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  3. Ciao Costantino, sì un mondo di pace, in molti ci speriamo!
    Freedom Flotilla agisce perchè questo avvenga, nell'articolo si dice che Gaza è un buco nero dentro ad un buco nero.
    Questo dobbiamo fare, esporre in piena luce le ragioni della pace, iniziando dalla verità su quel che avviene in Palestina e nei territori occupati.
    Non c'è Pace senza verità.

    Un abbraccione :-))
    Namastè

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  4. @ Adriano, sì e dobbiamo mantenere i fari puntati su azioni quali quelle della Freedom Flotilla, perchè è importante che non vengano relegate in zone d'ombra.

    Abbraccio
    Namastè

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  5. Piccoli aiuti per un popolo veramente disgraziato... Se ci fosse un po' di più umanità da parte israeliana forse anche da parte palestinese ci sarebbe più comprensione. Ma quelle terre sembrano destinate ad un eterno conflitto.

    P.S.: Non sono mai riuscito a capire come un popolo come quello ebraico che ha sopportato una terribile persecuzione, ora si comporti praticamente nello stesso modo degli antichi oppressori nei confronti di un popolo (quello palestinese) che non gli aveva fatto nulla.

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  6. Ciao Giulio, sì infatti non si capisce come un popolo che ha tanto sofferto possa aver dimenticato.
    Quello che so è che anche in quelle terre si ha diritto alla pace e che anche il popolo palestinese ha diritto alla vita.

    Un abbraccio :-)
    Namastè

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