giovedì 29 aprile 2010

Bruciare il petrolio nel Golfo del Messico: la cura peggiore del male?

La chiazza di petrolio nel Golfo del Messico, le foto della NASA

Da qualunque parte la si guardi, questa bruttissima storia si rivela per quella che è: un disastro ambientale di proporzioni immani. Il petrolio che sgorga libero nelle acque del Golfo del Messico è pari a 5000 barili al giorno. Le stime ora sono più precise, dopo che il NOAA ha scoperto che un nuovo pozzo si è aperto e che lascia fuoriuscire altro carburante. La soluzione paventata, quella cioè di bruciare in acqua il greggio, con tutti i fumi di combustione che si produrebbero, si potrebbe rivelare ancora più inquinante dell’arrivo della marea nera sulle coste della Louisiana.

E’ davvero complessa la situazione nel Golfo del Messico dopo che lo scorso 22 aprile, (Giornata della Terra) la piattaforma petrolifera Deepwater Horizon della Bp ha preso fuoco e si è inabissata. La chiazza di greggio, ad oggi, è lunga oltre i 20 Km.

La chiazza di petrolio nel Golfo del Messico, le foto della NASA
La chiazza di petrolio nel Golfo del Messico, le foto della NASA La chiazza di petrolio nel Golfo del Messico, le foto della NASA

La soluzione paventata è quella di dare fuoco, secondo procedure controllate al petrolio, perché sia le barriere, sia i sistemi di pulitura delle acque si stanno rivelando soluzioni non sufficienti rispetto all’estensione del disastro.

Ad alimentare le preoccupazioni degli ingegneri e dei tecnici della Guardia Costiera il nuovo fronte dell’emorragia di greggio troppo vicino agli estuari e alle paludi a sud della Louisiana. Ieri le prime prove di incendio controllato del petrolio. Nessuno però ha proposto soluzioni ai fumi dei fuochi controllati che andranno a inquinare l’atmosfera.

Via | Usa Today
Foto | NASA

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