lunedì 12 settembre 2011

La crisi va veloce

fonte Megachip
di Marino Badiale e Fabrizio Tringali 

La crisi finanziaria italiana, e più in generale i problemi finanziari ed economici dell'area euro, ci incalzano con continui mutamenti della situazione. Siamo ormai costantemente incollati alle notizie sugli andamenti degli indici di borsa e dello spread fra Btp e Bund tedeschi. In questa situazione ci sembra opportuno proporre al lettore alcune considerazioni utili a decifrare il quadro in continuo movimento che ci troviamo di fronte. In primo luogo, appare davvero assordante il coro unanime sulla necessità della crescita. Governo, Presidente della Repubblica, maggioranza e opposizione, BCE e FMI, sindacati e Confindustria, giornali e televisioni ripetono in continuazione che il vero grande obiettivo è la crescita.
Chi critica la manovra lo fa perché ritiene che in essa non vi siano sufficienti misure per la crescita. Chi la difende argomenta che invece i provvedimenti che favoriscono la crescita ci sono.
Già questo fatto dovrebbe essere sufficiente a farci guardare con sospetto alla “crescita”. Sappiamo infatti che è sempre bene diffidare delle parole d'ordine della casta, soprattutto quando vengono pronunciate in modo bi-partisan.

Se l'intero ceto dominante europeo vuole la crescita, è perché dietro questa parola si nasconde qualcosa di decisivo per i suoi fini e il suo potere.
E la speranza di una eterogenesi dei fini è oramai vana: nei Paesi ad antica industrializzazione, dalla crescita ottengono guadagni e vantaggi solo le oligarchie politiche, industriali e finanziarie. Tutti gli altri, tutti noi, dalla crescita abbiamo solo da perdere.
Infatti da oltre trent'anni oramai, in occidente la crescita economica non determina altro che l'aumento dei profitti, che si accompagna al peggioramento delle condizioni di vita della stragrande maggioranza delle popolazioni e all'inasprirsi di una crisi ecologica senza precedenti, in grado di mettere a rischio la stessa sopravvivenza della specie umana sulla Terra.
Pertanto questo coro universale a favore della crescita dovrebbe convincerci, se già non lo fossimo, del fatto che l'idea della decrescita è un fondamento imprescindibile per qualsiasi politica di opposizione alle scelte distruttive dei governanti nostrani ed europei.
Naturalmente per “decrescita” non intendiamo l'assenza di crescita che stiamo sperimentando in questo periodo di crisi.
Il sistema capitalistico nel quale viviamo, oramai arrivato allo stadio di capitalismo assoluto, è completamente incentrato sulla necessità della crescita infinita.
E all'interno di tale sistema, l'assenza di crescita significa recessione, e conseguente impoverimento generale.
Per decrescita quindi non intendiamo meramente diminuzione del PIL, bensì un radicale cambiamento dei rapporti economici e sociali che ci liberi dalla necessità di crescere.
Il che vuol dire, né più né meno, l'abbandono del capitalismo e l'inizio di transizione verso un nuovo paradigma da definire democraticamente, ma che non sia più dipendente dalle logiche del mercato e del profitto, della valorizzazione del capitale, della competitività, della produttività.
Il fatto che proponiamo una rivoluzione di così ampia portata può spaventare il lettore, tuttavia è bene che ciascuno faccia i conti con il fatto che nel prossimo futuro non potremo fare a meno di assistere a drastici cambiamenti dei nostri modi di vivere, produrre, consumare.
Inevitabilmente la nostra società uscirà dalla crisi con un volto completamente diverso da quello con il quale vi è entrata.
Se non si riuscirà a realizzare un'alternativa al capitalismo assoluto, il nostro destino è perdere tutto quanto abbiamo conquistato (noi, i nostri padri e i nostri nonni) e scivolare in un progressivo declino e verso la terzomondizzazione del nostro Paese.
Su questo purtroppo non vi è alcun dubbio, perché non esistono soluzioni morbide alla crisi, né interventi di stampo neo-keynesiano che possano rilanciare la crescita senza intaccare i diritti, i beni comuni e i servizi pubblici, e mantenendo il potere di acquisto su livelli medio-alti.
Infatti la via indicata con chiarezza dall'Europa passa per l'azzeramento dei diritti dei lavoratori e la svendita del patrimonio pubblico.
Si rifletta sul fatto che la BCE, per la prima volta nella sua storia, ha imposto ad un governo (il nostro) di introdurre nell'ordinamento nuove regole in materia sindacale, tali da garantire facilità di licenziamento e deroghe alle garanzie e ai diritti contenuti nei Contratti Nazionali di Lavoro e nello Statuto dei Lavoratori.
Dunque la crescita che stiamo così affannosamente inseguendo è soltanto questo: la riduzione dei lavoratori ad una condizione di tipo ottocentesco, spazzando via tutte le conquiste ottenute con più di un secolo di lotte.
Non solo. Queste misure produrranno un ulteriore aggravamento della crisi, perché la diminuzione dei diritti, dei redditi e delle pensioni, spingerà le persone a diminuire i consumi, producendo un'ulteriore contrazione della domanda. Ergo nessuna crescita.
A questo punto ci diranno che esiste ancora un modo per ottenere la crescita: privatizzare e vendere tutto ciò che è pubblico. Beni comuni, servizi, patrimonio immobiliare. Tutto.
Ecco dove ci poterà, molto presto, la “crescita”. A perdere tutto: diritti, servizi pubblici come sanità e scuola, beni comuni.
E tutto ciò non servirà nemmeno ad ottenere questa fantomatica crescita, e a far “ripartire l'economia” come tanti commentatori del mainstream si augurano.
Già negli anni '90 le nefaste privatizzazioni realizzate dai governi di centrosinistra si sono accompagnate ad una progressiva perdita di competitività dell'economia italiana, e ad una riduzione dei tassi di crescita.
Dunque tutte le misure che si stanno adottando, producono recessione e non potranno che precipitarci prestissimo in una situazione analoga alla Grecia.
Tuttavia non è questo preoccupa i ceti dirigenti italiani ed europei. I nostri governanti sanno benissimo che la crescita non ci sarà. Conoscono perfettamente gli effetti recessivi di manovre economiche come quelle appena varate, ma hanno capito che possono sfruttare questa situazione per accaparrarsi tutto.
E sanno che questo disegno non troverà opposizione perché non esiste partito, sindacato o grande organizzazione popolare che abbia la forza, il coraggio e la consapevolezza per dire che occorre smettere di inseguire la crescita economica, con tutto ciò che ne consegue.
Al contrario, come abbiamo accennato all'inizio, in Italia sia l'opposizione politica che quella sindacale criticano l'esecutivo accusandolo di non essere in grado di prendere decisioni in favore della crescita. E si candidano ad essere loro stessi a prendere le “misure impopolari” necessarie, una volta disarcionato Berlusconi.
La CGIL, la più grande confederazione sindacale, dal canto suo, ha firmato insieme a tutte le altre l'accordo del 28 giugno, indicando chiaramente di essere disposta ad accettare la libertà di licenziamento e le deroghe ai CCNL e allo Statuto dei Lavoratori, in nome della crescita.
In questo modo ha spianato la strada a un futuro governo di larghe intese, che coinvolga anche il centrosinistra, cui sarà permesso di fare quello che oggi si tenta di impedire al governo Lega-PDL.
I tentativi per far cadere Berlusconi e sostituirlo con un esecutivo di “salvezza nazionale” oramai non si contano più, anche all'interno dello stesso PDL[1].
Il problema, come abbiamo detto più volte, è che Berlusconi è troppo debole, ricattabile e preso dai propri problemi giudiziari per fare lo sporco lavoro di macelleria sociale che è richiesto dai ceti dirigenti nazionali e internazionali.
Inoltre la Lega frena su alcune tematiche sociali, come i tagli alle pensioni, e l'esclusione del centrosinistra dall'esecutivo determina l'automatica avversione delle forze sociali collegate a quella parte politica.
Dunque l'attuale esecutivo non offre garanzie sufficienti ai ceti dominanti, i quali hanno assecondato il sostanziale commissariamento del nostro governo da parte degli organismi dell'Unione Europea.
L'ultima manovra economica è stata scritta a Bruxelles, e blindata dal Presidente della Repubblica, Napolitano. E passerà con il voto di fiducia alle Camere. Ma non sarà sufficiente.
Prestissimo ci diranno che servono nuove misure, e questo governo difficilmente riuscirà ad approvare le prossime devastanti decisioni che ci verranno imposte.
E poi Berlusconi, politicamente, è troppo debole per usare le maniere forti nelle piazze dove monterà la protesta.
I ceti dominanti sanno che quando bisogna bastonare, la cosa migliore da fare è chiamare al governo il centrosinistra. Possono stare certi che risponderà prontamente.
Verrebbe quasi da augurarsi che Berlusconi resista al governo. Ma sarebbe una sciocchezza. Non possiamo sperare di essere davvero difesi dal più ridicolo e corrotto governo della storia della Repubblica.
I corrotti si fanno corrompere, è il loro mestiere.
Ed è probabile che alla fine Berlusconi accetti le offerte di impunità e garanzie patrimoniali, che oramai gli vengono fatte alla luce del sole[2] e decida di farsi da parte, prima che la Lega lo faccia fuori o che qualche parlamentare “responsabile” trovi conveniente voltargli le spalle.
Dunque la nostra situazione è questa: il popolo di questo paese è preso nella morsa fra un governo di nani e ballerine, che ci sta per vendere o ci ha già venduti agli artefici della macelleria sociale, e le restanti forze politiche, di centro e di sinistra, che scalpitano per mostrare ai padroni quanto bravi siano nel fare i loro interessi.
Se il quadro resta questo, non c'è scampo per questo Paese.
Ciò di cui abbiamo assoluto bisogno è un nuovo soggetto politico, che veda nella “decrescita” e nella partecipazione democratica, le basi per promuovere nella società una radicale alternativa al capitalismo assoluto.
Tuttavia la nascita di un partito del genere richiederà non poco tempo.
E noi abbiamo l'urgenza di difenderci da subito dalle scelte distruttive che ci stanno imponendo.
La fiammella della speranza potrà restare accesa se nelle prossime settimane prenderà corpo e vita un ampio fronte di opposizione sociale, intransigente con l'intero ceto politico, determinato nella difesa dei beni comuni, del lavoro e dei diritti, e basato sulla parola d'ordine “noi il vostro debito non lo paghiamo”.



[1]    Proposta del senatore Pisanu per un governo di larghe intese: http://www.asca.it/news-GOVERNO__PISANU__LARGHE_INTESE_E_NASCA_GRANDE_FORZA_MODERATI-1048164-ORA-.html

[2]    Proposta di Rocco Buttiglione: “Premier lasci, avrà salvacondotto” http://www.asca.it/news-GOVERNO__BUTTIGLIONE__PREMIER_LASCI__AVRA__SALVACONDOTTO_(AVVENIRE)-1047805-ORA-.html

9 commenti:

  1. # parola d'ordine “noi il vostro debito non lo paghiamo”.

    magnifico! un vecchio proverbio diceva che non tutti i matti sono al manicomio!
    dal giorno dopo l'auspicata "dichiarazione di liberazione" ci saranno frotte di investitori stranieri che daranno sostegno pratico a questa teoria e così potremo aumentare le magre pensioni, dare salari dignitosi agli operai, migliorare la mala-sanità, finanziare finalmente una scuola decente e, in parole povere, promuovere il benessere della nazione ... come in Argentina!

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  2. Buongiorno oude!
    Mah...! Non mi sembra che allo stato attuale in questo paese ci sia una gara fra gli investitori stranieri per buttare qui da noi i loro danari inventati, ancora una volta si parte dal presupposto che questo sistema stia attavesando una crisi momentanea e non strutturale...che ci sia qualche cosa che con un emendamento e due correzioni e con un pugno di "buone intenzioni" si possa salvare e ridarci il mondo come lo conoscevamo (quasi che fosse un bel mondo poi).
    E' esattamente la posizione, che viene stigmatizzata nell'articolo, della serie: "noi faremmo meglio".
    Quello che sta avvenendo è globale e strutturale e la trasformazione verso una forma di feudalesimo industrializzato è, temo, l'unica scelta possibile per questa forma di potere.
    Noi possiamo provare a "cambiare", ma "emendare" e "correggere" significa solo fare il gioco di chi questo feudalesimo lo vuole .
    Come vedi io non ritengo che chi la pensa diversamente da me sia degno di ricovero coatto, ma nemmeno sono disposta a farmi ricoverare....ahahahahahah, in senso lato ovviamente...ma anche no...
    Abbraccio ^^
    Namastè

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  3. # Come vedi io non ritengo che chi la pensa diversamente da me sia degno di ricovero coatto

    qui non si tratta di opinioni diverse che io rispetto (anzi, danno sale alla discussione) in quanto tali: tot capita!
    ma non si può consentire a sedicenti esperti di spararle così grosse senza almeno un moto di ribellione ... sarcastica: se non li vuoi proprio mettere in manicomio almeno togli loro la patente di esperti di economia!
    non ci si può auspicare "a freddo" il default di una Nazione e pretendere di avere una platea:
    c'è un limite anche alla disinformazione!
    se poi vogliamo ragionare, come tu fai, sulle cause della crisi che stiamo vivendo non mi sembra corretto addebitare tout court alle banche l'origine dello tsunami abbattutosi sull'economia mondiale
    ci dimentichiamo sempre che esistono anche le nostre colpe sotto forma di voti sconsiderati a dilettanti della politica (nell'ipotesi più caritatevole) anche se autoproclamatisi “unti del Signore”; la nostra scarsa propensione a seguire le regole (dal divieto di sosta al pagamento delle tasse, a parte i “disgraziati” pensionati e dipendenti che anche volendo non potrebbero); la demonizzazione dello Stato accentratore e “ladro” quando dobbiamo dare e mai abbastanza protettivo quando ci aspettiamo di ricevere; la tendenza generale ad enfatizzare i diritti glissando volentieri sui doveri; la tendenza consolidata a lamentarsi di un numero infinito di disservizi senza fermarsi a riflettere che dopo tutto ciascuno di noi, sotto la lente del microscopio, verrebbe classificato come “causa efficiente” del disservizio stesso; e così argomentando …
    concludo ricordando che i guasti si sono prodotti nei decenni in cui si sono tollerati comportamenti in-civili a tutti i livelli: non sembra saggio aspettarsi che i rimedi possano essere così rapidi e risolutivi come si auspica dai più
    mi sembrerebbe più corretto un atteggiamento schiettamente collaborativo, con le parti sociali più ragionevoli, che soffiare sul fuoco di una “rivolta contro il sistema” che come tutte le rivolte (o rivoluzioni) producono solo macerie
    namastè

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  4. @oude
    Sono convinta esista un progetto di governo mondiale portato avanti da una elite, molto attrezzata e potente, che "manovra" per ottenenre i risultati voluti.
    Le nostre colpe e le nostre "compartecipazioni" sono il grande inganno. Non è da una settimana o da un mese che le banche tramano questo inganno.
    Intuisco però, da molte tue risposte che tu di questo non sia affatto convinto.
    E mi sembra quindi inutile aprire qui una lunghissima discussione, dove ognuno ribadisce la propria posizione, perchè così non se ne viene a capo, dal momento che io sono proprio convinta che la colpa sia tutta delle banche e del sistema che hanno messo in piedi. E sono anche sicura che esse siano in mano, in ultima analisi, ad un elite mondiale che dispone di un potere illimitato.
    Le responsabilità che ci vengono attribuite, sono solo specchietti per le allodole per convincerci che tutto questo sia colpa nostra...come si fa con i bambini.
    Le elezioni, sono manipolate e guidate e ti dirò di più, non cambierebbe assulutamente nulla se a capo dell'esecutivo ci fosse, che so, Prodi o Bersani...piuttosto che Di Pietro invece del nostro "unto tascabile", che pure fa di tutto per rendersi il più inaccettabile possible.
    Sono anche convinta che sì! Che si dovrebbe cambiare il sistema nel profondo, per cambiare qualche cosa, perchè così non si può andare avanti.
    Abbraccio ^_^
    Namastè

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  5. # E sono anche sicura che esse siano in mano, in ultima analisi, ad un elite mondiale che dispone di un potere illimitato

    cara Rosa, ho la massima fiducia nella tua onestà intellettuale e perciò ti dò ragione sulla inopportunità di continuare a discutere "in modo semplice" di argomenti molto complicati
    a me (come a te) piacciono le persone semplici e sincere ma diffido molto delle "semplificazioni" che sono invece molto pericolose; perciò "de hoc satis!"
    ma ti vorrei sommessamente ricordare gli effetti nefasti che in passato hanno avuto sulle sorti del mondo le storielle sulla occulta "plutocrazia ebraica" che tramava per la rovina del mondo cristiano, per non citare i famigerati Protocolli dei Savi di Sion e altre "oscenità" ideologiche (storielle nate a Berlino ma finite ad Auschwitz)
    siccome internet è pieno di questi presunti complotti (gli americani hanno abbattuto le torri gemelle, non sono mai sbarcati sulla luna, per non citare che i più demenziali) è comprensibile che anche una persona "retta" intellettualmente quale ti reputo possa esserne in qualche modo influenzata
    io, come giustamente hai intuito, non sono affatto per i complotti ma per la condivisione "diffusa" delle responsabilità né penso che i personaggi che citi possano cambiare con la loro sola presenza nulla del panorama attuale
    possiamo farlo solo noi ma se non ci prendiamo le nostre responsabilità vivremo sempre nella sensazione che chi ci governa sia comunque inadeguato e per di più sia manovrato da forze occulte di incerta natura
    ricambio di cuore il tuo abbraccio
    namastè

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  6. Caro oude, a 'sto giro non avrei voluto rispondere perchè non amo nella maniera più assoluta parlare della mia persona, non amo dare spiegazioni e/o giustificazioni per le mie opinioni o azioni.
    Ma per "onor di chiarezza" ti dirò una cosa, sono da sempre una persona esageratamente curiosa e dunque mi piace sapere, capire ed osservare le cose da tutte le angolazioni, avere più dati possibili ed unire i puntini pensando e ragionando solo ed unicamente con la mia testa (che nonostante la veneranda età funziona ancora alla perfezione ).
    Per natura sono scarsamente influenzabile e quindi difficilmente manovrabile, recalcitrante ai dictat ed ai dogmi, ho buttato il televisore da anni, non compro e non leggo riviste e quotidiani.
    È vero quel che dici, il web è pieno di "informazione" e di "disinformazione", ma come dicevo poc'anzi, data l'età, credo di aver maturato una buona capacità di discernimento...e senza voler per forza sciorinare spocchia, sono piuttosto sicura di non aver preso mai "cantonate".
    Quindi ti ringrazio per la premura di volermi mettere in guardia dai dai "brutti e cattivi complottisti" ma credo che continuerò felicemente con il mio buon vecchio metodo e metro di misura....
    ...sai si dice che, specie con l'età, si diventa metodici ed eccessivamente attaccati alle abitudini...che sia vero? ahahahahah
    Buona giornata ^_^
    Namastè

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  7. cara Rosa,
    anch'io sono convinto che le note sull'autore non portino migliore informazione nelle conversazioni e pertanto ti sono grato dello “sforzo” che hai fatto per la “maggiore chiarezza”
    sono anche convinto che un blogger non debba necessariamente rispondere a tutti gli interventi se non lo ritiene opportuno proprio per la chiarezza del discorso; ritengo normale e lecito che ognuno che venga sollecitato ad un commento dal post del giorno possa esprimere il suo punto di vista, dal più documentato al più fantasioso, senza impegnare per questo nessun altro a sentirsi in obbligo di riprendere il discorso con chiose, approvazioni o disapprovazioni
    gli eventuali ulteriori interventi che tengano viva la discussione hanno senso solo se chi lo fa ne senta la “necessità” e non l'obbligo
    capisco che le ragioni di cortesia possano spingere il padrone di casa a sentirsi in dovere di mantenere aperto il dialogo e chi riceve in risposta anche solo un saluto ne sia gratificato ma alla lunga si sente qualche forzatura nel meccanismo, perciò, per quanto mi riguarda sei fin da ora dispensata dal rispondere “puntualmente” (a partire da questa “puntata”)
    tornando “a bomba” le tue dichiarazioni sulle “tue” modalità di acquisizione dei “dati, non possono che confortare uno spirito libero (o meglio liberato, dal momento che passiamo metà dell'esistenza a liberarci dalla zavorra di cui ci hanno caricato nel tempo scuola, religione, ed ogni tipo di informazione acquisita sotto forma di "educazione")
    quanto alla “premura” era un side effect del discorso anti-complotti e te ne chiedo venia
    un fraterno abbraccio e buona giornata anche a te
    namastè

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  8. una strada difficile e complicata, ma necessaria.

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  9. Ciao Francesco, sì l'unica strada che possa modificare davvero lo stato delle cose, perchè colpisce e modifica i comportamenti.
    Un abbraccio e buona serata ^^
    Namastè

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