giovedì 26 aprile 2012

Moria di api in Valtellina, avvelenati oltre 300 alveari


“Con metodica precisione – si legge in una nota dell’Unione nazionale associazione apicoltori italiani (Unaapi) - anche quest’anno si registra un nuovo e diffuso avvelenamento di oltre 300 alveari, in un ampio comprensorio frutticolo della Valtellina. L’avvelenamento, non è dovuto all’uso irresponsabile di molecole chimiche di elevatissima e varia tossicità, ma è conseguente alle precise e dettagliate indicazioni dei locali servizi di assistenza tecnica agricola”.
L’insetticida neonicotinoide Imidacloprid è stato irrorato su meli in fioritura e il conseguente avvelenamento di alveari ha interessato un vasto areale, tra cui i comuni di Ponte in Valtellina, Chiuro, Tresivio, Poggiridenti, Castione Andevenno, Teglio, Postalesio.  
Secondo quanto si apprende da Unaapi, sarebbero state fornite delle indicazioni tecniche prive di attenzione precauzionale, tanto che si è verificata l’ennesima strage di api.
Eppure la normativa nazionale prescrive il divieto di effettuare trattamenti con insetticidi e acaricidi sulle piante legnose ed erbacee dall’inizio della loro fioritura fino alla caduta dei petali; come pure sugli alberi di qualsiasi specie, se le vegetazioni sottostanti sono in fioritura, salvo che queste ultime siano state sfalciate.

L’insetticida neonicotinoide Imidacloprid è stato irrorato su meli in fioritura e il conseguente avvelenamento di alveari ha interessato un vasto areale
Apilombardia ha segnalato l’accaduto alle Direzioni Generali Agricoltura e Sanità della Regione Lombardia e all’Asl di Sondrio che ha effettuato numerosi campionamenti ufficiali di api e polline per le successive analisi. Ad oggi, i tecnici di Apilombardia stanno effettuando controlli sugli alveari per calcolare il danno economico per gli apicoltori. 

apeCome è ormai dimostrato da numerosi studi scientifici i neonicotinoidi, tra cui il l’Imidacloprid, hanno un’azione neurotossica, agiscono compromettendo le capacità neuronali delle api che, di fatto, non riescono a ritornare all’alveare. Le poche api che ci riescono, invece, rischiano di contaminare l’alveare, provocando un indebolimento cronico delle famiglie.
Per questi motivi Apilombardia ha invitato gli apicoltori delle zone interessate dalla grave contaminazione ambientale, a prestare la massima attenzione, nel corso della stagione apistica, sull’eventuale manifestazione di anomalie nello sviluppo o nello stato di salute delle colonie.

D.S.

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