venerdì 20 novembre 2015

Se fosse viva le scriverei: "Scusati Oriana..."

Dopo i morti di Parigi e la "riedizione" delle analisi e delle affermazioni di Oriana Fallaci, Simone Perotti apre il cuore ad un appello, affinchè smettano follia e irrazionalità.

di Simone Perotti - Il Cambiamento

Se fosse viva le scriverei: "Scusati Oriana...". Lo farei col garbo e il rispetto che un piccolo scrittore deve a una grande autrice, ma con la convinzione che un uomo del Mediterraneo ha raggiunto studiando, viaggiando, vivendo e maturando una propria salda opinione, da riferire senza mezzi termini o false reverenze, come faceva lei.

"Scusati Oriana..." perchè la tesi che questa sia una guerra di religione è troppo superficiale per una intellettuale raffinata come te. Perchè uno scrittore letto da tante persone ha la responsabilità di smontare sempre la soluzione più semplice, non sostenerla. Perchè nella complessità occorre cautela e profondità, se si vuole partecipare al processo lento e vitale della formazione di una coscienza critica civile diffusa. Perchè sostenere che vi sia in atto una crociata all'incontrario è scorretto dal punto di vista storico, giacchè non vi è alcuna Terra Santa da conquistare in Occidente, nè ricchi e potenti mercanti mediorientali interessati ai nostri mercati, come era, appunto, all'incontrario. Perchè non ricordare la nostra Santa Inquisizione, assai più longeva e istituzionale dei fanatismi islamisti, sbilancia ogni valutazione proprio in seno al processo storico.

martedì 17 novembre 2015

Il costo umano dei pesticidi. Le foto di Pablo Ernesto Piovano in un video documentario


El Costo Humano (Agrotóxicos) - por Pablo Ernesto Piovano




Articolo di: redazione Informasalus

Quali sono gli effetti della diffusione delle colture geneticamente modificate in Argentina? Lo mostra il fotografo Pablo Ernesto Piovano nel reportage El costo humano de los agrotóxicos, il costo umano dei pesticidi che documenta la condizione della popolazione del suo paese che lavora o vive nei pressi dei campi coltivati a soia ogm dove si vengono usate dosi massicce di diserbanti. 

Le foto rappresentano una denuncia alla multinazionale Monsanto, responsabile della coltivazione di soia geneticamente modificata abbinata all’utilizzo del diserbanteRoundup  che contiene glifosato. 

sabato 14 novembre 2015

Donna, hai Monsanto nella Vagina?

Daje!




Parigi, un evento militare - Pino Cabras

La strage di Parigi del 13/11 non è solo un evento terroristico e spettacolare. È un evento militare di notevole entità, un messaggio che porta la guerra in casa [P.Cabras]

di Pino Cabras.

La tremenda strage di Parigi del 13 novembre 2015 non è solo un evento terroristico spettacolare. È anche un eventomilitare di notevole entità nel cuore di una grande metropoli europea. Abbiamo già visto in altre circostanze, nel corso degli ultimi 15 anni, una serie di attentati coordinati con precisione e con risorse organizzative capaci di creare forti shock stragisti in grandi città. La macabra contabilità accelera e aumenta ormai la frequenza dei massacri (a Beirut appena ieri).

Anche stavolta si fa notare una manovalanza di assassini che si rifà al jihadismo. Non c'è da stupirsi che essa abbia un peso militare sempre maggiore, essendo una legione di avventurieri istruiti con tecniche sofisticate, schierata su molteplici linee del fuoco geopolitiche, pronta a prestare i suoi servizi per demolire interi Stati, e allo stesso tempo ricca di coperture e sovvenzioni statali, persino degli Stati che ne subiscono le interferenze nella loro sicurezza nazionale.

À la guerre comme à la guerre


Massimo Mazzucco

Figaro oggi titola a 9 colonne: "La guerre en plein Paris". L'Est titola: "Etat de guerre". Le Parisien: "Cette fois c'est la guerre". Lo storico francese Marc Lazar dichiara : "Siamo in guerra". E naturalmente il Corriere della Sera si adegua, e apre col titolo "Guerra a Parigi".

Vi ricorda qualcosa?

A poche ore dagli attentati dell'11 settembre, dagli schermi di tutti i networks americani rimbalzavano nel mondo le scritte "War against America", "America under attack", "America at war". Questo servì a preparare l'opinione pubblica mondiale a quello che poi sarebbe conseguito, ovvero l'invasione militare dell'Afghanistan.

Ed oggi questo tam-tam mediatico, che ci parla così ossessivamente di "guerra", servirà probabilmente a preparare l'opinione pubblica mondiale ad una violenta escalation della guerra in Siria, e forse anche ad una possibile invasione del loro territorio da parte della solita "coalizione" delle Forze del Bene.

lunedì 9 novembre 2015

Dopo l’euforia dell’Expo

L’euforia da Expo è stata venduta con gran dispiegamento di forze e alla fine il mantra che ripete ossessivamente “Expo è un successo” si è affermato. Ecco quello che di Expo non ci raccontano
di Mario Vitiello
A qualche giorno dalla fine dell’Expo, è possibile iniziare a fare alcuni bilanci dell’evento che ha occupato la scena politica e sociale milanese (e a tratti anche nazionale) negli ultimi cinque anni. Expo è un evento complesso, che riguarda la città di Milano e probabilmente l’intera nazione, che interessa molti settori, e ancora oggi sono tante le domande aperte, molti i rischi incombenti – non tutti noti – e innumerevoli le ferite che si devono ancora rimarginare. Per questo è necessario premettere qualche informazione riguardo gli assetti delle società che governano Expo, per comprendere quali siano le criticità e le contraddizioni presenti sullo scenario milanese (ma non solo) per i prossimi anni.
La proprietà delle aree è di Arexpo Spa, la società che ha comperato il milione di metri quadri su cui si sta svolgendo l’evento. Li ha acquistati da Cabassi, da Fondazione Fiera e da Poste Italiane, pagandoli uno sproposito (grazie ad una speculazione tipo “mani sulla città” garantita dalla giunta Moratti), indebitandosi con le banche (principalmente Intesa San Paolo per circa 160 milioni) e con la stessa Fondazione Fiera (per circa 50 milioni di euro). La gara indetta negli scorsi mesi per trovare un compratore per le aree del sito è andata deserta, e in molti stanno pensando a cosa fare di queste aree, che per il momento sembrano interessare a tutti ma che nessuno vuole.