Ph Brusa |
Se guardando le foto di una stalla dismessa viene in mente un campo di concentramento, la cosa dovrebbe farci pensare. In questo caso la forma è contenuto. Gli esseri umani danno forma alle proprie architetture a seconda dell'uso e del “contenuto” morale.
Il segno è il medesimo, così come la caccia è parente molto stretta della guerra, lo sterminio animale organizzato lo è del genocidio. Non a caso guerrieri e cacciatori erano sinonimi nell'era del ferro, quando il maschio (gli uomini del ferro) violento e padrone disperse le prime società matriarcali e Gilaniche.
L'umanità si allena alle proprie brutture sugli animali indifesi, lo si capisce guardando attentamente i luoghi in cui li segrega per sfruttarli.
Lo chiamano allevamento, ma è la giustificazione filosofico-morale a quel che viene dopo, la legge del più forte e del più ricco, il potere della violenza e della prepotenza, l'accostamento delle moltitudini alle greggi ed alle mandrie. Il pensiero che c'è dietro percorre l' identico solco, ovvero quello del potere, del dominio, del diritto del più forte, del presunto più intelligente, del cinico sul mansueto, il possesso della natura e dei suoi figli.
Strada che è poi la stessa che conduce al disprezzo di quel che ci sta intorno, perché l'umanità possiede, non appartiene. Usa, ma non fa parte. Reclama un presunto diritto di piegare la natura al suo volere.
Persino i carnivori veri, i predatori, non consumano più di quanto serva loro e si guardano bene dallo sterminare le proprie fonti di cibo e loro almeno sono “naturali”.
Rosa Bruno
"L'uomo venne prima della caccia e del fuoco, non poteva dunque essere onnivoro."
Thomas Henry Huxley (1825-1895)