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Razzismo! Si abusa di questo termine, usandolo ovunque, come forma di aggressione, per indicare quelle che sono, spesso, solo paura ed egoismo e che possono essere definite meglio con il termine Xenofobia.
Caratteristica deprecabile, certo, ma umana e condivisa un po' da tutti, prescindendo dal colore della pelle.
Esperimenti sociali importanti lo hanno dimostrato: la xenofobia infetta quasi tutti i rapporti con chi è diverso da noi, dal gruppo di presunta appartenenza.
La logica del clan, appunto, del gruppo etnico, della nazione, prescinde il colore della pelle. Questo non giustifica la prepotenza bianca, occidentale, da Primo-Mondo, ma cerca solo di entrare nelle logiche umane.
Premesso questo, è innegabile che l'occidente bianco eccella e detenga il record delle azioni deprecabili e vergognose in questo senso, ma questo avviene più per egoismo e nazionalismo piuttosto che per vero razzismo. Sentimento di disprezzo e convinzione di superiorità che comunque, alla fine, l'etnia più forte coltiva sempre per quella più debole, al di là, persino, dalla pelle.
I mostri prodotti da questo egoismo sono figli sì, anche del razzismo, ma soprattutto dello sciovinismo e della convinzione di avere più diritto alla vita di chi bussa alle nostre porte per il solo fatto d'essere “nati bene”.
L'esempio della 31enne nigeriana morta dopo essere stata respinta dalla Francia alla frontiera di Bardonecchia, nonostante fosse incinta e malata QUI, sta lì, a dimostrare quanto insulsa, crudele, mostruosa e stupida possa rivelarsi l'applicazione pedissequa e burocratica delle leggi che derivano da questa paura. Di lei quasi non si dice il nome, omesso in una tristissima definizione di migrante. Una donna ed il suo amore, lei sì mossa da questo sentimento e la stupidità di regole che diventano razziali per stoltezza, piuttosto che per contenuto.
Questo sciovinismo a sfondo razzista, questa forma di egoismo e paura che sembra autorizzare le nazioni alla crudeltà, alla chiusura all'autodifesa dal nulla, alla negazione dell'umanità e della compassione, al ripudio di quel diritto d'asilo che aveva fatto la grandezza della Francia, per esempio, in termini culturali, ma che non ha alcun senso ed ancor meno ragioni.
Non voglio stare ad elencare le gravi colpe del colonialismo francese, molti lo hanno fatto e lo faranno, mentre altri difenderanno, essendo infettati dal medesimo male, il diritto dei transalpini a difendere i sacri confini. Non è mio interesse fare l'elenco delle brutture e delle amenità di una nazione che, alla fine, non si comporta peggio di molte altre in Europa.
Quello che voglio rimarcare è la morte della compassione, che produce mostri, la paura che ottenebra la capacità di giudizio, la retorica stupida del potere e della sua burocrazia che diventano complicità in omicidio per omissione di soccorso!
Il destino di un'umanità che si avvia a soffocare sé stessa nei suoi stessi muri.
Rosa Bruno