domenica 25 marzo 2018

Chi ha (o non ha) il diritto di esistere?

Foto(di)vagando
Razzismo! Si abusa di questo termine, usandolo ovunque, come forma di aggressione, per indicare quelle che sono, spesso, solo paura ed egoismo e che possono essere definite meglio con il termine Xenofobia.

Caratteristica deprecabile, certo, ma umana e condivisa un po' da tutti, prescindendo dal colore della pelle. 
Esperimenti sociali importanti lo hanno dimostrato: la xenofobia infetta quasi tutti i rapporti con chi è diverso da noi, dal gruppo di presunta appartenenza.
La logica del clan, appunto, del gruppo etnico, della nazione, prescinde il colore della pelle. Questo non giustifica la prepotenza bianca, occidentale, da Primo-Mondo, ma cerca solo di entrare nelle logiche umane.

Premesso questo, è innegabile che l'occidente bianco eccella e detenga il record delle azioni deprecabili e vergognose in questo senso, ma questo avviene più per egoismo e nazionalismo piuttosto che per  vero razzismo. Sentimento di disprezzo e convinzione di superiorità che comunque, alla fine, l'etnia più forte coltiva sempre per quella più debole, al di là, persino, dalla pelle.
I mostri prodotti da questo egoismo sono figli sì, anche del razzismo, ma soprattutto dello sciovinismo e della convinzione di avere più diritto alla vita di chi bussa alle nostre porte per il solo fatto d'essere “nati bene”.

L'esempio della 31enne nigeriana morta dopo essere stata respinta dalla Francia alla frontiera di Bardonecchia, nonostante fosse incinta e malata QUI, sta lì, a dimostrare quanto insulsa, crudele, mostruosa e stupida possa rivelarsi l'applicazione pedissequa e burocratica delle leggi che derivano da questa paura. Di lei quasi non si dice il nome, omesso in una tristissima definizione di migrante. Una donna ed il suo amore, lei sì mossa da questo sentimento e la stupidità di regole che diventano razziali per stoltezza, piuttosto che per contenuto.

Questo sciovinismo a sfondo razzista, questa forma di egoismo e paura che sembra autorizzare le nazioni alla crudeltà, alla chiusura all'autodifesa dal nulla, alla negazione dell'umanità e della compassione, al ripudio di quel diritto d'asilo che aveva fatto la grandezza della Francia, per esempio, in termini culturali, ma che non ha alcun senso ed ancor meno ragioni.

Non voglio stare ad elencare le gravi colpe del colonialismo francese, molti lo hanno fatto e lo faranno, mentre altri difenderanno, essendo infettati dal medesimo male, il diritto dei transalpini a difendere i sacri confini. Non è mio interesse fare l'elenco delle brutture e delle amenità di una nazione che, alla fine, non si comporta peggio di molte altre in Europa.
Quello che voglio rimarcare è la morte della compassione, che produce mostri, la paura che ottenebra la capacità di giudizio, la retorica stupida del potere e della sua burocrazia che diventano complicità in omicidio per omissione di soccorso!

Il destino di un'umanità che si avvia a soffocare sé stessa nei suoi stessi muri.


Rosa Bruno

mercoledì 7 marzo 2018

Marzo... ancora

Daje!
Repetita iuvant... Scritto un anno fa. Riproponendolo ribadisco il concetto tal quale. 
Per le donne, con le donne.



Foto(di)vagando
Ed ancora è Marzo … l'8 per l'esattezza, giornata internazionale della donna fra antiche bufale e nuove frontiere sindacali, tutto sommato inutili. Con il rischio che per molte si risolva in una pizza fra donne ed uno spogliarello maschile.
Per carità, non sia mai che ci si opponga a momenti di mobilitazione! Di questi tempi poi!  Ma forse anche fra noi donne sarebbe opportuno un momento di ripensamento e riflessione.

Si è detto spesso che non di uguaglianza si sta parlando ma di parità nei diritti. Credo che vada approfondito e che su questo noi donne dobbiamo riflettere. 

W la diversità … volevo dirlo!

Noi donne siamo altro, la nostra sapienza è altro... non uguale, ma profondamente diversa. E meno male! 
Se vi è un minimo di speranza per questo pianeta sta da quella parte: in un punto di vista ed una filosofia di fondo profondamente “femminile”.
Lo scontro, come la scienza sembra tendere a dimostrare, è molto, ma molto più antico e risale alle società gilaniche matriarcali... contrapposte a quelle militari-verticali e maschili delle tribù del ferro. Se esiste -come esiste- un divino femminile, anche a livello teologico che senso ha rimarcare l'uguglianza? 
Se questo scontro si è spinto nella nostra storia, attraversando il medio evo e permanendo in
molta della cultura orale dei nativi del Nord America e dei popoli Centro Sud Americani... perchè non sollevare orgogliosamente la bandiera della nostra diversità?

Noi siamo portatrici di un diverso ed altro pensiero, non del compromesso adattativo di quello dominante.  Non è il modello maschile femminilizzato ed adattato, ma un altro modello, complementare, volendo, ma radicalmente diverso da quello maschile. Un modo diverso di porre le premesse che parte dall'anima e dall'empatia, che conosce Compassione, Cura, che canta le canzoni delle curandere e di quelle che chiamarono streghe.
Quante volte abbiamo giocato con questo termine? Streghe! Senza metabolizzare in noi stesse il senso di quello che dicevamo; cercando di competere in gare fra maschi in una società modellata al maschile… con parametri maschili. Perchè mai una donna in carriera dovrebbe rinunciare ad essere madre? La società che vogliamo è diversa non un adattamento di questo modello. Quelle che chiamarono streghe erano portatrici di una sapienza femminile ed antica come il mondo.

Care sorelle, ricordiamoci di avere dei Poteri e non il potere, questo gioco stupido di chi lo ha più lungo lasciamolo ai maschietti. 

Noi usiamo tutto il cervello, noi abbiamo l'empatia, noi ricordiamo e sentiamo. Noi abbiamo una sapienza antica che si trasmette oralmente. Di madre in figlia, da sorella a sorella.

Ed infine, noi abbiamo la sessualità e la maternità… quante volte il modello ecclesiale maschile ha voluto contrapporle, riservando ad una l'oscurità ed all'altra la luce… ma esse sono connesse, essenziali l'una all'altra ed in esse risiede moltissimo potere.

Noi scegliamo e se per una volta scegliessimo bene? Invece di innamoraci di assoluti mascalzoni? Se per una volta il parametro e il modello fossero intelligenza, sensibilità e capacità di comprendere invece che sovrabbondanza di testosterone e machismo?


Rosa Bruno