mercoledì 7 marzo 2018

Marzo... ancora

Daje!
Repetita iuvant... Scritto un anno fa. Riproponendolo ribadisco il concetto tal quale. 
Per le donne, con le donne.



Foto(di)vagando
Ed ancora è Marzo … l'8 per l'esattezza, giornata internazionale della donna fra antiche bufale e nuove frontiere sindacali, tutto sommato inutili. Con il rischio che per molte si risolva in una pizza fra donne ed uno spogliarello maschile.
Per carità, non sia mai che ci si opponga a momenti di mobilitazione! Di questi tempi poi!  Ma forse anche fra noi donne sarebbe opportuno un momento di ripensamento e riflessione.

Si è detto spesso che non di uguaglianza si sta parlando ma di parità nei diritti. Credo che vada approfondito e che su questo noi donne dobbiamo riflettere. 

W la diversità … volevo dirlo!

Noi donne siamo altro, la nostra sapienza è altro... non uguale, ma profondamente diversa. E meno male! 
Se vi è un minimo di speranza per questo pianeta sta da quella parte: in un punto di vista ed una filosofia di fondo profondamente “femminile”.
Lo scontro, come la scienza sembra tendere a dimostrare, è molto, ma molto più antico e risale alle società gilaniche matriarcali... contrapposte a quelle militari-verticali e maschili delle tribù del ferro. Se esiste -come esiste- un divino femminile, anche a livello teologico che senso ha rimarcare l'uguglianza? 
Se questo scontro si è spinto nella nostra storia, attraversando il medio evo e permanendo in
molta della cultura orale dei nativi del Nord America e dei popoli Centro Sud Americani... perchè non sollevare orgogliosamente la bandiera della nostra diversità?

Noi siamo portatrici di un diverso ed altro pensiero, non del compromesso adattativo di quello dominante.  Non è il modello maschile femminilizzato ed adattato, ma un altro modello, complementare, volendo, ma radicalmente diverso da quello maschile. Un modo diverso di porre le premesse che parte dall'anima e dall'empatia, che conosce Compassione, Cura, che canta le canzoni delle curandere e di quelle che chiamarono streghe.
Quante volte abbiamo giocato con questo termine? Streghe! Senza metabolizzare in noi stesse il senso di quello che dicevamo; cercando di competere in gare fra maschi in una società modellata al maschile… con parametri maschili. Perchè mai una donna in carriera dovrebbe rinunciare ad essere madre? La società che vogliamo è diversa non un adattamento di questo modello. Quelle che chiamarono streghe erano portatrici di una sapienza femminile ed antica come il mondo.

Care sorelle, ricordiamoci di avere dei Poteri e non il potere, questo gioco stupido di chi lo ha più lungo lasciamolo ai maschietti. 

Noi usiamo tutto il cervello, noi abbiamo l'empatia, noi ricordiamo e sentiamo. Noi abbiamo una sapienza antica che si trasmette oralmente. Di madre in figlia, da sorella a sorella.

Ed infine, noi abbiamo la sessualità e la maternità… quante volte il modello ecclesiale maschile ha voluto contrapporle, riservando ad una l'oscurità ed all'altra la luce… ma esse sono connesse, essenziali l'una all'altra ed in esse risiede moltissimo potere.

Noi scegliamo e se per una volta scegliessimo bene? Invece di innamoraci di assoluti mascalzoni? Se per una volta il parametro e il modello fossero intelligenza, sensibilità e capacità di comprendere invece che sovrabbondanza di testosterone e machismo?


Rosa Bruno 

4 commenti:

  1. Non è affatto facile la conquista di quel che nel post proponi perchè siamo asservite da troppo tempo e abituate a crederci colpevoli di ogni manchevolezza.. sia nostra che del maschile che ci circonda.
    Penso che tutte le donne che in questo periodo stanno dimostrato che dire basta si può, siano anticipatrici di un processo che dovremo tenere da conto per non tornare a crederci persone di serie B.
    Ciao Rosa.

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  2. Assolutamente, dipende dalle donne, anche... e dal fatto che sappiano riconoscersi ed amarsi; che sappiano riscoprire la loro magia interiore e la loro forza.
    Credo anche io che non sia una strada facile, miglia di anni di asservimento, anche psicologico non si cancellano in un paio d'ore, ma sono convinta che la "completezza" dell'universo passi anche da qui.
    Grazie Sari. Un abbraccio.

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  3. Noi siamo portatrici di un diverso ed altro pensiero, non del compromesso adattativo di quello dominante. Non è il modello maschile femminilizzato ed adattato, ma un altro modello, complementare, volendo, ma radicalmente diverso da quello maschile.

    Cominciamo a praticare la maternità educando i nostri figli, sopratutto quelli maschi, alla diversità, all'empatia e alla sensibilità.
    Il futuro è nelle nostre mani.
    Namastè

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    Risposte
    1. Vero Berica, quello che dovremmo praticare è il "potere del femminile" che nasce, direttamente, dalla nostra natura di cui la maternità fa parte.
      Non dimentichiamoci che anche gli uomini peggiori sono figli di madri e che l'educazione ha il potere di modificare anche il messaggio genetico.
      In qualche modo noi abbiamo rinunciato a manifestare il nostro potere... forse per paura, forse per bisogno, forse per difenderci dalla prepotenza maschile, ma ora è giunto il momento di tornare ad averne coscienza.
      Namastè

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