mercoledì 20 ottobre 2010

Desaparecidos: per la prima volta, una luce di speranza

La Colombia ha aderito alla Convenzione internazionale per la protezione di tutte le persone scomparse con la forza. Per un paese che conta almeno 50mila vittime di sparizione forzata, è una rivoluzione
La Colombia ha detto sì. Con voto unanime del Parlamento, il paese sudamericano ha aderito alla Convenzione internazionale per la protezione di tutte le persone scomparse con la forza. Lanciata dall'Onu nel 2006, era stata rigettata con forza dal governo di Alvaro Uribe per il machiavellico ruolo che ha sempre mantenuto nel paramilitarismo e nel terrorismo di Stato, fra i principali colpevoli di un crimine ormai usuale in Colombia. Questa decisione, dunque, per un paese martoriato e assuefatto alle desapariciones forzosasas è una sorta di rivoluzione. Non solo: con il sì di Bogotà i paesi Onu ad averla sottoscritta diventano 20 e la Convenzione potrà entrare finalmente in vigore in tutti gli stati membro.

"È una conquista formidabile", ha dichiarato Iván Cepdeda, lo storico difensore dei diritti umani, ora parlamentare d'opposizione per il Polo democratico, che ha trainato la campagna per il sì con la sua ormai proverbiale energia.
Già passata in Senato nel 2009, ha ricevuto 88 voti favorevoli su 88 alla Camera dei Deputati, e adesso aspetta soltanto di essere ratificata dal neo-presidente Juan Manuel Santos, dopo essere stata passata al vaglio della Corte Costituzionale. Si tratta di un trattato vincolante che definisce la sparizione forzata come una delle più gravi violazioni dei diritti umani e che inchioda ogni Stato che si rifiuterà di dare informazioni su qualsiasi persona fermata o arrestata.

Quattro i punti fondamentali della Convenzione. Lotta all'impunità. Ogni Stato ha l'obbligo da far comparire davanti alla giustizia i responsabili del delitto. Se questo fosse commesso in altre giurisdizioni, scatta l'estradizione. Prevenzione. Tutti i luoghi di detenzioni devono essere ufficiali e i detenuti devono poter comunicare con l'esterno, con i familiari e con l'avvocato. Garanzia dei diritti delle vittime. Innanzitutto la Convenzione stabilisce che le vittime non sono soltanto i desaparecidos, ma anche i loro familiari. Quindi i parenti hanno il diritto di sapere il destino del loro caro e di ricevere un riparazione per il danno subito. Applicazione della legge. Da ora in poi, un Comitato di dieci esperti internazionali vigilerà sull'applicazione della Convenzione, passerà al vaglio la documentazione di ogni Stato e riceverà eventuali denunce di singoli casi.

"Ora le vittime hanno uno strumento che permette loro di reclamare i propri diritti davanti a istituzioni che faranno davvero qualcosa e che non sono pura retorica" ha aggiunto Cepeda, spiegando che per un contadino colombiano poter ricorrere alla protezione internazionale è davvero una grande garanzia. I diritti in Colombia sono stati negli ultimi anni privilegio di pochi, tanto che sono proliferate in tutte le zone più remote del paese Organizzazioni non governative straniere specializzate nell'accompagnare la gente vittima di minacce e soprusi. La sola presenza di un internazionale trasforma vittime inermi in cittadini coscienti e da rispettare. E il nemico è il più delle volte quello Stato che dovrebbe invece proteggerli. "Cinquantamila - incalza il deputato del Polo - sono circa cinquantamila i colombiani scomparsi nel nulla. E si tratta di cifre approssimative. Il mio paese è fra i primi al mondo per numero di desaparecidos forzados. E potrebbe addirittura aver raggiunto se non superato il triste primato dell'Argentina". Ma aggiunge: "Paradossalmente la cosa più grave non sono le cifre, ma il fatto che questo crimine continua ogni giorno anche ora. Non è una tematica che appartiene alla memoria del paese, è un tema di drammatica attualità".
Ad aver ratificato l'accordo sono Albania, Argentina, Bolivia, Burkina Faso, Cile, Cuba, Ecuador, Spagna, Francia, Germania, Honduras, Giappone, Kazakistan, Mali, Messico, Nigeria, Paraguay, Senegal, Uruguay. Manca l'Italia. E mancano paesi latinoamericani come il Perù, il Brasile e il Guatemala legati a un tragico passato di sparizioni di massa. "Anche loro dovrebbe firmare", conclude Cepeda.

Stella Spinelli

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