venerdì 22 ottobre 2010

Hilton. Sfruttamento sessuale minorile?

(Foto: Trivago)


Dici Hilton e pensi ad una catena di alberghi di lusso o al massimo alle imbarazzanti cronache che coinvolgono spesso la figlia meno riuscita della ricca famiglia di albergatori. Invece no. Oggi dici Hilton e pensi che una delle catene alberghiere più famose al mondo potrebbe risultare complice nello sfruttamento sessuale di minori nelle sue stesse strutture. L'Hilton, infatti, non ha ancora firmato il Codice di condotta internazionale contro il turismo sessuale promosso dall’ECPAT. Per questo è partita una campagna di sensibilizzazione e pressione internazionale sui vertici dell’azienda. Per conoscere la verità.
Dopo che erano stati scoperti dei bordelli negli alberghi dell'Hilton in Irlanda e in Cina, in migliaia hanno scritto alla catena alberghiera per protestare e l'Hilton ha riconosciuto la necessità di rispondere al problema della prostituzione infantile. Tuttavia, ad oggi, non ha fatto niente di concreto e sembra non volerlo fare nonostante le dichiarazioni di facciata. Come mai?

Forse sono troppi gli interessi economici e troppo pochi i codici deontologici. Gli alberghi sono fra i primi posti dove i bimbi schiavi vengono venduti per fini sessuali da sfruttatori senza scrupoli. Nell’immaginario collettivo si ipotizzano case fatiscenti senza servizi igienici negli slums di metà pianeta ove regna il degrado. Non solo.
L'Hilton, con i suoi 32.000 alberghi, non ha ancora firmato il Codice di condotta internazionale contro il turismo sessuale promosso dall’ECPAT (nata come "End child prostitution in asian tourism" e poi trasformatasi in End Child Prostitution, Pornography and Trafficking, è la rete internazionale che da vent’anni lavora per eliminare lo sfruttamento sessuale dei bambini) e Terre des Hommes che costringe gli alberghi ad addestrare il suo staff ad individuare, denunciare e assistere le bambine e le donne vittime dell'industria del sesso.
Secondo i promotori della campagna le responsabilità dell'Hilton sarebbero enormi. Se loro firmassero il Codice, rilanciato a Roma il 22 aprile 2010 in occasione dei mondiali in Sud Africa, si creerebbe un network di dipendenti della catena Hilton in 77 paesi al lavoro contro la tratta del sesso delle donne e dei bambini.
Il Codice impegna a proteggere i bambini nelle destinazioni turistiche in base a sei criteri fondamentali:
1) creare un regolamento interno sullo sfruttamento sessuale commerciale dei bambini;
2) formare il personale in patria e nei Paesi di destinazione;
3) introdurre nei contratti con i fornitori una clausola specifica di comune rifiuto dello sfruttamento sessuale commerciale di minori;
4) fornire informazioni ai viaggiatori tramite i propri cataloghi, brochures, spot, ticket jackets, siti web ecc...;
5) fornire informazioni alle persone chiave che lavorano nei Paesi di destinazione
6) produrre infine un rapporto annuale su queste attività.
“Accanto alla preparazione degli addetti del settore turistico - ricorda Marco Scarpati presidente di Ecpat-Italia - è bene, anche, vigilare ed educare sempre anche il turista, affinché nessuna vittima innocente sia coinvolta in “viaggi da non fare”.
Alla fine del 2009 il Codice di Condotta aveva già raggiunto il numero di circa 1000 firmatari in tutto il mondo fra tour operators, hotel, agenzie di viaggio e loro associazioni di categoria, lavoratori del turismo e sindacati di 26 Paesi in Europa, Asia, Nord, Centro e Sud America. Oggi le direttive del codice informano 30 milioni di turisti l'anno e aumentano sensibilmente le possibilità di arrestare gli sfruttatori responsabili della tratta, i fruitori dell’abuso e soprattutto di aiutare le vittime.
Per questo è partita una campagna per fermare il commercio dell’orrore attraverso una petizione indirizzata all'Hilton che convinca i vertici dell’azienda ad adottare il Codice di condotta per la protezione dei bambini dallo sfruttamento sessuale sul lavoro e nel turismo. L’intenzione dei promotori è quella di raggiungere quanto prima la quota di 250.000 firme utili ad acquistare intere pagine sui principali giornali di McLean in Virginia, la città negli Stati Uniti dove il Presidente dell'Hilton Chris Nassetta vive e lavora.
“Facendo vergognare il Presidente dell'Hilton Nassetta nella sua città con una marea di paginate sui giornali - spiega Alice Jay - e chiedendogli di adottare il Codice, potremmo costringere lui e i suoi dipendenti a proteggere i bambini in tutto il mondo nel modo più efficace possibile”. “Ogni giorno centinaia di ragazze in tutto il mondo sono schiavizzate sessualmente. Il nostro appello globale per la responsabilità e l'addestramento nella catena alberghiera più grande del mondo può infliggere un segno profondo a questo vile commercio”.
Ad oggi, oltre 900 compagnie in tutto il mondo hanno firmato il Codice, tra loro alcuni veri e propri colossi come la Radisson e Country Inn & Suites. Mantenere l’Hilton sotto pressione per adottare il Codice sarebbe un passo avanti nella lotta allo sfruttamento della prostituzione.
Per inciso, il nostro Paese è occupa il quinto posto mondiale nella classifica degli “orchi” dopo Usa, Germania, Francia e Australia. Coinvolge soprattutto uomini tra i 25 e i 30 anni che, partono con agenzie turistiche classiche, trovando poi sul posto di arrivo i contatti per avere bambini a loro disposizione. Le agenzie italiane per lo più si affidano ai fornitori locali senza sapere se questi sono o meno collegati alla pedofilia internazionale e senza interessarsi se le catene di alberghi tollerano o meno queste attività. [A.G.]

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