mercoledì 20 ottobre 2010

Stati e aziende acquistano terreno agricolo all’estero. Crisi alimentare e “land grabbing”.

tratto da: www.blogeko.it

Torno sul fantasma della crisi alimentare da un altro punto di vista. Forse l’oro del domani è la terra, intesa come terreno agricolo. Che in effetti è oggetto di saccheggio internazionale.

L’accaparramento di vastissime estensioni di campi situati all’estero è conosciuto come “land grabbing”, colpisce soprattutto l’Africa ed è sempre più praticato dalle grandi società, o addirittura dagli Stati.

La World Bank dice che solo fra l’ottobre 2008 e il giugno 2009, e solo in 14 Paesi (forse i più colpiti, certo non tutto il mondo) il “land grabbing” ha assorbito 450 milioni di ettari di terreno agricolo, contro appena quattro milioni fra il 1998 e il 2008. Quei 450 milioni di ettari equivalgono a circa 1,3 volte l’Italia.

Ma l’Italia è fatta anche (e soprattutto) di città, strade, boschi, montagne, spiagge e, insomma, possiede vastissime estensioni non coltivabili. Le cifre stratosferiche del “land grabbing” riguardano esclusivamente il terreno agricolo.

Il rapporto della World Bank sul “land grabbing” è stato pubblicato circa un mese fa con il titolo “Rising Global Interest in Farmland. Can it yield sustainable and equitable benefits?”, e già dal titolo si vede l’impostazione, diciamo, cerchiobottista.


Il “land grabbing” potrebbe essere un’occasione per incrementare i bassi investimenti nell’agricoltura e per creare sviluppo sostenibile, dice la World Bank, oppure potrebbe sfociare in una corsa all’accaparramento che scatenerebbe conflitti e ineguale distribuzione delle risorse.

Dal momento che il “land grabbing” coinvolge da un lato piccoli contadini dei Paesi poveri e dall’altro grandi società dei Paesi ricchi, vi lascio immaginare quale dei due scenari sia il più verosimile.

E ancora. La World Bank non ha esplorato il fenomeno nella sua globalità, ma si è limitata a verificare i dati forniti dall’organizzazione non governativa Grain e relativi a 14 Paesi. Non ha detto chi sta acquistando terra a man bassa e come la usa. Non ha specificato quali estensioni sono state acquistati direttamente dagli Stati e quali invece da società private.

Insomma, non molto di nuovo salvo la conferma che è in corso un imponente “land grabbing”.

Se ne parla troppo poco. Mi chiedo cosa coltiveranno, cosa mangeranno i contadini dei Paesi poveri se perdono la loro terra e se i raccolti – anzichè essere il loro cibo – diventano biocarburanti o merce di scambio sui mercati.

“Rising Global Interest in Farmland”, il comunicato stampa della World Bank da cui si può scaricare in Pdf il documento completo

Su Farmlandgrab il rapporto della World Bank sul “land grabbing”

Foto Flickr

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