venerdì 25 novembre 2011

IL GOVERNO DEI POTERI VISCIDI: IL DEBITO OCCULTO PER NUCLEARE E TAV

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FONTE: Comidad.org

Paolo Flores D'Arcais, pur senza manifestare un particolare entusiasmo, ha salutato nel governo Monti l'epifania di una destra finalmente "presentabile" e "civile". Uno che è stato pronto a credere che la NATO potesse andare in soccorso di una vera ribellione popolare, è disposto anche a credere che possa esistere una destra presentabile e civile. A riguardo della sinistra si potrebbe sempre dire ciò che Nietzsche diceva a proposito di Dio, e cioè che almeno ha la scusante di non esistere; dato che ciò che viene definito come "sinistra" non è altro che una nicchia di parcheggio per personale politico che attende l'opportunità di collocarsi a destra. Ma una destra che non insolentisca e che non sbrachi, non si è mai vista, neppure nelle mitiche democrazie europee, rispetto alle quali l'opinione pubblica italiana risulta semplicemente non informata.


I primi segnali di sbracamento del governo Monti non si sono fatti neppure attendere: una dichiarazione del neo-ministro dell'Ambiente, Clini, sull'opportunità del ritorno al nucleare, è stata immediatamente lanciata sui media, salvo poi ricorrere alla consueta tecnica di rabbonire e di parlare di "equivoco". Clini ha persino invocato come "alibi" il suo impegno nelle energie rinnovabili, come se il rifiuto del nucleare avesse bisogno di prospettare alternative. Il nucleare è invece insostenibile di per sé, a causa dei suoi costi incontrollabili; e rimarrebbe insostenibile persino se il solare e l'eolico dovessero deludere le aspettative. Intanto Clini ha lanciato il sassolino, ed è cominciata la progressiva delegittimazione del risultato dei referendum.[1]

Che in presenza di un'emergenza/debito pubblico si prospettino ancora quelle voragini di spesa pubblica che sono il nucleare e l'Alta Velocità, non risulta affatto una contraddizione, se si considera come e perché questo debito è stato fatto lievitare negli anni recenti. Sino all'inizio degli anni '90, il debito pubblico italiano era soprattutto un debito interno. Progressivamente è diventato anche un debito nei confronti di banche straniere, in gran parte francesi, come la mega-multinazionale BNP Paribas, che detiene oggi anche la proprietà della BNL, la banca italiana che prima apparteneva al Ministero del Tesoro (a proposito di privatizzazioni suicide).

L'altra multinazionale francese interessata al debito pubblico italiano è Credit Agricole, che possiede anche Cariparma. Entrambe le banche francesi hanno però ridotto negli ultimi mesi l'esposizione nei confronti dei titoli italiani. La BNP Paribas ha ridotto la sua esposizione dai 20,2 miliardi del mese di giugno scorso, agli attuali 12,2 miliardi.[2]

Ormai è acquisito che l'attacco al debito pubblico italiano sia stato avviato da Deutsche Bank e da Goldman Sachs, ma certo anche BNP Paribas ha un considerevole peso che può far valere nelle circostanze attuali. Come mai le banche francesi si erano interessate al debito pubblico italiano? Perché occorreva finanziare le pensioni-baby degli Italiani? No, per favorire determinati affari, anzitutto la vendita di tecnologia nucleare. I fornitori di tecnologia per il nucleare italiano voluto da Berlusconi e Scajola avrebbero infatti dovuto essere due multinazionali francesi del settore, la EDF e la Areva.[3]

La BNP Paribas risulta essere infatti una delle banche maggiormente interessate al business nucleare, ed è il principale partner della EDF, che è stata anche aiutata da BNP ad acquisire imprese nucleari in Gran Bretagna, come la British Energy. La notizia si trova sul sito di BNP Paribas.[4]
A questo punto qualcuno si sorprenderebbe nel constatare che multinazionali francesi, come la Alstom, forniscono all'Italia anche i treni ad alta velocità?

Ebbene è proprio così. Ce lo conferma proprio un articolo de "Il Sole-24 ore", collocato in tutta evidenza nella rassegna stampa presente sul sito del precedente governo.[5]

Qualche sospettoso potrebbe adesso ipotizzare che BNP Paribas sia interessata anche al settore dell'alta velocità in Italia. Il sospetto è confermato: BNP Paribas ha in effetti acquistato in Italia dei lotti di terreno che dovrebbero essere riconvertiti in aree per ferrovie ad alta velocità, come quelli di Roma Tiburtina appena nell'ottobre scorso.[6]

Manca qualcosa al quadro? Sì, occorrerebbe sapere qual è la banca di riferimento della multinazionale francese dell'alta velocità, la Alstom. Dal sito della stessa Alstom risulta che sia sempre BNP Paribas. A questo punto il legame tra il debito pubblico italiano ed i business del nucleare e dell'alta velocità costituisce più di una semplice ipotesi.[7]

Il business dell'alta velocità in Italia coinvolge anche i privati, come il prezzemolo Luca Cordero di Montezemolo; ma in definitiva è "privato" solo il profitto, perchè è sempre lo Stato che deve spendere per fornire le infrastrutture. Qui è scoppiato in modo clamoroso il conflitto di interessi di Corrado Passera, nuovo ministro delle Infrastrutture ed ex manager della Banca Intesa San Paolo, che ha una quota del 20% nell'azienda ferroviaria di Montezemolo e Della Valle, Nuovo Trasporto Viaggiatori.[8]

Le multinazionali francesi hanno compiuto una tipica operazione di colonialismo commercial-finanziario: si compra il debito di un Paese per costringerlo ad acquistare i propri prodotti, specialmente i più costosi e meno convenienti. Visto che le resistenze popolari in Italia, come il referendum antinucleare e l'anti-TAV, hanno ostacolato gli affari, allora il debito pubblico è diventato un'arma di ricatto. Ed ecco perché, in piena emergenza-debito, l'Alta Velocità non si tocca e si torna in modo strisciante all'ipotesi del nucleare.

Note:

 
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