domenica 13 novembre 2011

IL LATO OSCURO DEL MESE DELLA PREVENZIONE PER IL TUMORE AL SENO – PARTE UNO - E PARTE DUE


DI SAYER JI
www.sayerji.com

Lo Zeneca Group plc, una sussidiaria farmaceutica della Imperial Chemical Industries, produttrice dei vendutissimi farmaci per il cancro al seno Arimidex e Tamoxifen, ha istituito il Mese Nazionale della Prevenzione per il cancro al seno (MNP) nel 1985, con lo scopo di promuovere una ampia adozione della mammografia a raggi X, oltre alla vendita dei propri prodotti). Mentre l’aumento degli esami di routine ha dato come risultato la forte crescita delle diagnosi del tumore al seno, il tasso di cancro invasivo al senso è attualmente aumentato in alcune frange della popolazione.
Un recente studio ed editoriale pubblicato nel New England Journal of Medicine riporta che la mammografia ai raggi X può “salvare” solo una persona su 2.500 tra quelle analizzate. Di queste 2.500, almeno 1.000 avranno avuto un falso allarme, 500 si sottoporranno a una biopsia non necessaria e 5 o più verranno minacciate da risultati anomali che non diventeranno mai fatali, ossia le loro vite verranno accorciate per gli effetti negativi dovuti a medicazioni, interventi chirurgici o stress.


Dati questi risultati, la mammografia a raggi X è molto efficace per incrementare il numero delle diagnosi di tumore al seno e non tanto per la “prevenzione” della malignità e della mortalità di questa patologia. Al contrario, una quantità sempre maggiore di dati clinici indica che i raggi X di basse energie utilizzati in questi esami sono fino al 500% più cancerogeni di quanto si pensasse in precedenza.
Il successo di un modello di “prevenzione” molto diffuso tra la popolazione, ma che non previene nulla, si spiega guardando in profondità chi sta dietro AstraZeneca, lo sponsor fondatore del MNP. AstraZeneca era, infatti, un sottoprodotto di una delle più grandi (e cancerogene) aziende chimiche, la Imperial Chemical Industries (ICI). Prima di essere acquistata da AkzoNobel nel 2008, ICI incassava milioni di sterline all’anno dalla vendita di sostanze cancerogene per il seno, come il clorato di vinile. Nel 1993 ICI scisse la propria divisione bioscentifico-farmaceutica per formare Zeneca Group plc, che successivamente si fuse con Astra BP per dare vita nel 1999 ad AstraZeneca (AZ). Il farmaco più venduto di AZ contro il cancro, il Tamoxifen, è attualmente classificato come cancerogeno dall’OMS. (Per vedere i dati tossicologici di questo farmaco visita il nostro Problem Substances Database alla pagina Tamoxifen). Attualmente, tutti gli annunci per la campagna e per gli eventi promozionali organizzati dal fondatore del MNP (che opera nell’arco di tutto l’anno) devono essere “approvati”, ossia bagnati di rosa, da AZ prima di essere rilasciati per il pubblico consumo.

Altre organizzazioni ed esperti hanno posto l’attenzione su questo lampante conflitto d’interessi:

“Un patto multimilionario decennale, stabilito tra gli sponsor del National Breast Cancer Awareness Month e la ICI, ha prodotto una disinformazione sconsiderata sul tumore al seno” – Dr. Samuel Epstein (autorità di spicco internazionale per quanto riguarda gli effetti cancerogeni della contaminazione ambientale).


“ICI ha contribuito a formare un’attitudine nell’establishment dei tumori che attribuisce la colpa alla vittima. Questa teoria attribuisce sempre maggiore incidenza all’ereditarietà e agli stili di vita sconsiderati, invece che all’evitabile esposizione alla contaminazione cancerogena industriale che avvelena l’aria, l’acqua, il cibo, i prodotti di consumo e luoghi di lavoro” - Cancer Prevention Coalition./p>


La prevenzione: un oculato sciacallaggio

Purtroppo, il National Breast Cancer Awareness Month non è diventato un momento di maggiore attenzione sulle cause prevenibili del cancro al seno e ha invece nutrito la fame insaziabile di denaro delle industrie farmaceutiche, che cercano fondi per cercare una cura e promuovere il loro concetto di “prevenzione”: una diagnosi precoce con la mammografia ai raggi X.
In effetti, una “cura” farmaceutica è tanto improbabile quanto ossimorica. I farmaci non curano le malattie più di quanto i proiettili curino la guerra. Al di sotto dei grafici che mostrao la contrazione delle patologie, le eroiche procedure “salvavita” e un’esercito di farmaci esotici dalla strana provenienza e dal potere ignoto, la vera causa dell’apparente successo della medicina è, al di là della pompa e della circostanza, la capacità del corpo di curare sé stesso. Troppo spesso, nonostante quello che la medicina “tratta” o “salva” nel corpo, è lo stesso corpo che, mentre lotta contro sostanze chimiche invasive e interventi chirurgici, prende in cura e salva se stesso.
Se non fosse per le capacità del corpo davvero miracolose di curare sé stesso, e per il processo incessante di auto-riparazione che avviene in ogni momento e in ogni cellula, i nostri corpi perirebbero in pochi minuti. Il mistero non è perché il nostro corpo soccomba al cancro; piuttosto il mistero è perché, dopo anni o decenni di esposizioni alle sostanze chimiche e di privazioni nutrizionali, i nostri corpi resistano al cancro per cosí tanto tempo.
La cause principali del cancro al seno: deficienze nutrizionali, esposizione a contaminazione ambientale, infiammazioni, dominanza di estrogeni e la conseguenza rottura dell’integrità genetica e della sorveglianza immunologica. Queste cause vengono totalmente ignorate dalla fissazione sulla terapia farmaceutica e sul suo cosiddetto “proiettile magico” e dalla completamente muto e pseudo-scientifico concetto che “i geni causano malattie” (vedi DNA: Not The Final Word On Health).
Miliiardi di dollari vengono raccolti e incanalati della ricerca famaceutica, quando la più piccola pianta di curcuma, il più umile cavolo e la più modesta tazza di zuppa di muso possono offire molto di più nella prevenzione e nel trattamento del cancro al seno rispetto ai farmaci tossimolecolari che il mercato offre (Per vedere alcune dozzine di sostanze, vai su GreenMedInfo: Breast cancer).
L’ideologia potologica inerente alla medicina allopatica non è mai così evidente tanto quando proviene dall’enfasi, dell’industria del cancro al seno, nel far coincidere “prevenzione” con “diagnosi precoce” attraverso mammografie a raggi X. Non solo uno dei fattori di rischio dello sviluppo del cancro è la radiazione ionizzata utilizzata per identificare lesioni patologiche, ma l’identificazione della parola “prevenzione” con la parola” “diagnosi precoce" è una maniera scaltra per dire che tutto quello che possiamo fare per prevenire il cancro è individuare la sua presenza inevitabile prima di quanto sia possibile senza questa tecnologia. (vedi la nostra pagine X-Ray Mammography nel database Anti-Therapeutic Actions). Se le donne cedessero all’idea di prevenzione intesa come il non fare nulla se non aspettare la scoperta della malattia, molte vedrebbero emergere posteriormente una simile logica degradata, quando la profezia autorealizzante della prevenzione-attraverso-fare-nulla si è avverata e il “trattamento” è ora necessario.
“Trattamento”, quando non strettamente chirurgico, che include l’uso di sostanze molto potenti e alte dosi di radiazioni ionizzare che “avvelenano” le cellule cancerogene. L’ovvio problema, con questo approccio, è che l’applicazione di entrambe le forme di energia non è selettiva e, a lungo andare, molte donne muoiono prima a causa degli effetti secondari della terapura “tossimolecolare”che del cancro stesso. Perché: ecco l’ovvia questione mai posta: se l’esposizione agli effetti genotossici, dannosi per il sistema immunitario, delle sostanze chimiche e delle radiazioni è causa del cancro al seno, allora perché bombardare il corpo con sostanze e radiazioni, considerate come cura, ancora più velenose? La risposta a questa questione ha molto più a che fare con l’ignoranza che con il desiderio intenzionale di fare del male. Ma i risultati sono gli stessi: dolore, sofferenza e morte non necessari.
Confrontata con una situazione dove le nozioni medievali di prevenzione e cura del cancro al seno sono la norma, non ci si meraviglia se oltre il 40% delle donne crede che prima o poi contrarrà un tumore, tre volte in più del loro rischio reale. Ma qualcuna di loro è stata informata del fatto che, al momento, si potrebbe prevenire la malattia in modo diverso dalla “diagnosi precoce”?

Il rosa spazza via le cause prevenibili di tumore al seno

Offuscando le reali misure di prevenzione accessibili alla donna per combattere il cancro al seno e tutti i linfomi in generale, fonti credibili e “autoritarie” come la Susan G. Komen Foundation hanno pubblicato irresponsabilmente dichiarazioni come questa:
“Non è chiaro quale sia l’esatta relazione tra il nutrirsi di frutta e vegetali e il rischio di cancro al seno […] una piccola, se non esistente connessione fu trovata in un’analisi di laboratario che combinò dati di otto grandi studi”. Siamo davvero arrivati al punto in cui il normale consumo di frutta e verdura, considerato una prevenzione della malattia, può essere messo in discussione? Davvero abbiamo bisogno di analisi cliniche casuali, incrociate e controllate da placebo per provare senza ombra di dubbio che i nostri corpo possono trarre beneficio dai fitonutrienti e dagli antiossidanti presenti nella frutta e verdura per la prevenzione del tumore?


Un altro atroce esempio della cospirazione contro l’identificazione delle ovvie cause e cure per malattie come il cancro è il sito della National Breast Cancer Foundation. Andate al fondo della loro homepage e scrivete “carcinogen” nel box di ricerca. Questo è quello che apparirà nella pagina dei risultati: “Your search – carcinogen – did not match any documents. No pages were found containing ‘carcinogen’.”
Nel sito della Susan G. Komen’s, il termine appare solo tre volte e il contenuto minimizza sempre la connessione tra fumo, consumo di grassi polinsaturi provenienti da carne e il cancro al seno.
Se è possibile cancellare la realtà delle sostanze cancerogene facendo sparire dalla testa dei possibili malati la parola cancerogeno, nascondendo la connessione tra esposizioni alimentari ed ambientali ad una moltitudine di tossine, allora la "cura" che queste organizzazioni di massa cercano mentre sprecano miliardi di dollari di donazioni all’anno non verrà mai scoperta.
Esempi come questo fanno diventare sempre più evidente come la medicina ortodossa, e la visione del mondo che rappresenta, si sta avvicinando a una fine del tempo, definita come Pharmageddon. In questo orizzonte le vitamine vengono ritenute tossiche, la frutta e la verdura solamente per il contenuto calorico (povero, tra l’altro), e i farmaci che causano il cancro sono concepiti come la sola legittima e, oltretutto, legale, via per combattere il cancro. Siamo veramente al punto di non ritorno o c’è ancora speranza?
Fortunatamente ci sono migliaia di studi scentifici che parlano del valore terapeutico degli alimenti, delle erbe e delle spezie per la cura del seno, molti dei quali possono essere trovati nel database biomedico MEDLINE di proprietà del governo. Decenni di ricerca hanno confermato la verità della frase di Ippocrate “Lasciate che il cibo sia la medicina” e non sono necessarie ricette per comprare e consumare cibo biologico, possiamo ancora scegliere tra una vasta cornucopia di sostanze naturali, la cui sicurezza ed efficacia fanno vergognare la farmacopea convenzionale.
 
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Fonte: The Dark Side of Breast Cancer Awareness Month


15.10.2011
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di CARLO TREGAMBE
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Parte due

 
GLI SCREENING PER LE MAMMOGRAFIE AI RAGGI X TROVANO TUMORI INESISTENTI?
 
DI SAYER JI
www.sayerji.com
La diagnosi precoce con la mammografia ai raggi X è stato l’appello diffuso dalla campagna della Breast Cancer Awareness per l’ultimo quarto di secolo. Ciò malgrado, pochi progressi sono stati fatti per informare il pubblico sulla differenza fondamentale tra tumori e lesioni non maligne e i cancri invasivi o non invasivi rilevati da questa tecnologia. Quando tutte le forme di patologie al seno vengono considerate un tutt'uno senza considerare il rischio dei danni o della malattia, si ha di fronte un’entità monolitica che può essere presente, ma anche no: il tumore al seno.

Il concetto secondo cui il tumore al seno non ha sintomi, che non può essere diagnosticato con la palpazione manuale e che non diventa invasivo nella gran parte dei casi potrebbe sembrare incredibile a molte donne. Comunque, esiste davvero un’anomalia clinica misteriosa nota come Carcinoma Duttale In Situ (CDIS) che è, in effetti, una delle forme di “tumore al seno” più comunemente diagnosticate e innecessariamente trattate ai giorni nostri.
Quello che le donne non sono riuscite a capire – perché i loro medici non ne sanno di più o perché non si sono presi la briga di spiegarlo – è che hanno una possibilità se gli viene diagnosticato un CDIS. Invece di soccombere a un trattamento aggressivo con la chirurgia, le radiazioni e le droghe della chemio, le donne possono optare per un’attesa vigile. Meglio ancora sarebbe intraprendere un cambiamento radicale dello stile di vita per eliminare l’esposizione alle sostanze chimiche e alle radiazioni, allo stesso tempo migliorando la mobilità e la nutrizione. Sfortunatamente questa scelta in molti casi non viene fatta, perché la comunità medica non informa i propri pazienti che sia una cosa praticabile.
Questo articolo ha lo scopo di riempire le lacune dell’informazione per poter educare e dare il potere alle donne che, per incidente o destino, sono state o sono sotto minaccia di avere una diagnosi scorretta e di ricevere un trattamento errato dall’establishment medico.
Il carcinoma duttale in situ: tumore al seno o lesione benigna?
Il 33% delle diagnosi di nuovi tumori al seno ottenuto con gli esami ai raggi X viene classificato come Carcinoma Duttale In Situ (CDIS). Il CDIS si riferisce all’abnorme crescita di cellule all’interno dei condotti che trasportano il latte, che forma una lesione di solito tra 1 e 1,5 cm di diametro e viene considerato non invasivo o un “tumore allo stadio iniziale", mentre alcuni esperti auspicano una completa riclassificazione come condizione non tumorale.
Siccome il CDIS è quasi invariabilmente asintomatico e non riporta lesioni palpabili, non verrebbe riconosciuto come un’entità clinicamente rilevante se non venisse rintracciato dalla tecnologia diagnostica che utilizza i raggi X. In effetti, i tassi di diagnosi del CDIS non sono iniziati a crescere, giungendo oggigiorno a proporzioni endemiche, fino allo sviluppo e all’applicazione generalizzata della mammografia nei primi anni ’80 come iniziativa centrale delle campagne del National Breast Cancer Awareness (1). Non c’è da sorprendersi, quindi, che gli Stati Uniti, che hanno uno dei tassi di incidenza di mammografie più alti, abbiano anche il più alto livello di CDIS del pianeta. Nel gennaio 2005 si ritiene che il CDIS sia sta diagnosticato a circa mezzo milione di donne statunitensi (2).
I sostenitori degli screening al seno affermano che stanno "salvando vite" grazie agli "esami precoci" e al trattamento del CDIS, ritenendolo una condizione che può minacciare la vita delle persone, in modo non differente dai tumori invasivi. Ritengono il CDIS a priori come "pre-canceroso" e argomentano che, siccome potrebbe provocare danni se non venisse curato, deve essere trattato con la stessa aggressività dei tumori invasivi. Il problema di questo approccio è che, mentre i tassi con cui il CDIS evolve in cancro invasivo sono ancora largamente sconosciuti, i risultati delle prove indicano che è significativamente inferiore al 50%, forse solo tra il 2 e il 4%. Infatti, i tassi di sopravvivenza post-trattamento a dieci anni dei pazienti con CDIS (96%-98%) parlano chiaramente della natura relativamente benigna di questa condizione (3;8). Un’altra ricerca ha scoperto che in un periodo quarantennale successivo alle lesioni del CDIS non ci sono ancora segni di invasività (4). Per aggiungere ancora più incertezza, un altro studio evidenzia che la coesistenza di un carcinoma duttale in situ può predire una più bassa aggressività dei tumori nodali al seno, indicando un suo possibile ruolo protettivo (5).
L’attesa vigile è l’approccio più intelligente?
Si possono portare solidi argomenti a favore del fatto che l’attesa vigile possa essere la risposta più appropriata a una diagnosi di CDIS e che, in molti casi, sarebbe meglio che il CDIS non venisse diagnosticato e che venisse meno trattato. Come riporta un articolo:
Il danno maggiore degli screening è la sovra-diagnosi, la scoperta di anormalità che soddisfano la definizione di tumore ma che non progrediscono mai nei sintomi del caso. [Fonte]
È emerso un corposo numero di prove che suggeriscono che, quando il CDIS non viene diagnosticato e non viene trattato, diventa maligno raramente. Il CDIS veniva al principio raramente citato, visto che non si comporta come la gran parte dei carcinomi. Il cancro, come la costellazione, deriva da una parola greca, e indica il modo in cui si espande in modo incontrollato. In situ significa esattamente l’opposto, "sul posto". Un tumore che non si muove è quindi una contraddizione in termini. Questi problemi di classificazioni non sono stati ignorati dalle riviste mediche:
Malgrado la presenza della parola “carcinoma”, il carcinoma duttale in situ (CDIS) è l’esempio tipico di questo problema (un esperto patologo coinvolto nello sviluppo dei sistemi di classificazione ha confidato a uno di noi che è contrario all’uso del termine carcinoma nel CDIS). Nessuno crede che il CDIS progredisca sempre in un cancro invasivo e nessuno crede che lo faccia in alcun caso. Anche se nessuno è certo della probabilità di progressione, gli studi che riportano come il CDIS non veniva rintracciato nelle biopsie (1,2) e nelle autopsie (3) suggeriscono che il rischio di progressione nel corso della vita deve essere considerevolmente inferiore al 50%. [Fonte]
L’aspetto ironico è che, mentre la partecipazione alle mammografie ai raggi X viene considerata dal largo pubblico una forma di prevenzione dei tumori al seno e di "attesa vigile", è diventato – per intenzione o solo per caso – un modo davvero efficace per ottenere false diagnosi di tumori al seno e per giustificare trattamenti non necessari. Ciò non è diverso da quello che si è visto nel caso degli esami per i tumori alla prostata che tracciano l’Antigene Prostatico Specifico (PSA); il trattamento aggressivo delle lesioni e dei tumori identificati con i marcatori del PSA possono invece aumentare la mortalità dei pazienti rispetto a non fare niente.
Alle donne a cui viene diagnosticato il CDIS non viene data la possibilità di rifiutare il trattamento. Il problema è illustrato qui sotto:
Siccome la maggiore probabilità è che la gran parte dei CDIS non progredisca verso forme tumorali invasive, il rischio di sovradiagnosi potrebbe essere maggiore del 50%. Il problema della sovradiagnosi è che porta a un ipertrattamento. Siccome è impossibile determinare quali individui vengano sovradiagnosticati, quasi tutti vengono trattati come se avessero tumori invasivi. [Fonte]
La sovradiagnosi è un problema enorme, qui discusso a fondo:
La sovradiagnosi manda a rotoli la comprensione delle statistiche sui tumori. Siccome la sovradiagnosi trasforma una persona in salute in una malata, causa sovrastime dei valori sensibili, specifici e predittivi degli esami e dell’incidenza della malattia (13). Come illustrato dai dati dell’MLP e di una recente analisi di Surveillance, Epidemiology and End Results (SEER) (14), la sovradiagnosi incrementa in modo evidente la lunghezza della sopravvivenza, senza poter valutare se gli esami o i trattamenti associati sono davvero efficaci. Comunque, la sovradiagnosi non riduce la mortalità relativa alla malattia, perché trattare soggetti con pseudo-patologie non aiuta quelli che non hanno una vera malattia. Conseguentemente, la mortalità relativa alla malattia è l’aspetto decisivo per la valutazione dell’efficacia degli esami." [Fonte]
Ultimamente la sovradiagnosi del CDIS ha fatto credere che gli esami e i trattamenti convenzionali per i tumori al seno hanno un successo maggiore e fanno meno danni di quanto non facciano in realtà, e allo stesso tempo rendere maggiori profitti alle imprese.
(Mal)trattamento del CDIS
Per gran parte delle mastectomie del XX secolo, questa era la prima linea di trattamento per il Carcinoma Duttale In Situ (CDIS) e le giovani pazienti erano le più indicate per sottostare a questa procedura. Anche se la lumpectomia e la radioterapia si sono dimostrate altrettanto efficaci nei tumori invasivi, il 26% dei pazienti di CDIS veniva ancora sottoposto alla mastectomia (6).
Lo scenario odierno più comune in seguito a una diagnosi di CDIS vede l’oncologo raccomandare la lumpectomia, seguita dalle radiazioni e dalle terapie ormonali soppressive come l’Arimidex e il Tamoxifen. In questo caso è tragico che alle donne non venga fatto comprendere la natura del CDIS o il concetto di tumori al seno "non-progressivi". C’è ancora una percezione diffusa, in bianco e nero, che o si ha il cancro, oppure non lo si ha. In un sondaggio sulla preoccupazione per il CDIS pubblicato nel 2000, il 94% delle donne rilevate dubitava dell’esistenza dei tumori al seno non progressivi (7). In altre parole, queste donne non avevano alcuna comprensione della natura del CDIS. E come potevano averne? Le autorità più in vista inquadrano il CDIS come "pre-canceroso", implicando la sua inevitabile trasformazione in un tumore. Quando lo standard di cura per il CDIS è quello di suggerire lo stesso tipo di trattamento utilizzato per i tumori invasivi, ben poche donne hanno a disposizione i presupposti necessari per prendere una decisione informata.


Riferimenti:

1), 2): NIH State-of-the-Science Conference. Diagnosis and Management of Ductal Carcinoma in Situ (CDIS), Settembre 2009.

3) Ductal carcinoma in situ (CDIS): are we overdetecting it?

4) Coexisting ductal carcinoma in situ independently predicts lower tumor aggressiveness in node-positive luminal breast cancer, Med Oncol, 8 ottobre 2011. Epub 2011 Oct 8. PMID: 21983862

5), 6): Overdiagnosis and overtreatment of breast cancer: Rates of ductal carcinoma in situ: a US perspective

7) US women's attitudes to false positive mammography results and detection of ductal carcinoma in situ: cross sectional survey.

8) Mortality among women with ductal carcinoma in situ of the breast in the population-based surveillance, epidemiology and end results program.
 
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Fonte: The Dark Side of the Breast Cancer Awareness Month - Parte Two
20.10.2011
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di SUPERVICE

4 commenti:

  1. "Troppo spesso, nonostante quello che la medicina “tratta” o “salva” nel corpo, è lo stesso corpo che, mentre lotta contro sostanze chimiche invasive e interventi chirurgici, prende in cura e salva se stesso."

    "
    Miliiardi di dollari vengono raccolti e incanalati della ricerca famaceutica, quando la più piccola pianta di curcuma, il più umile cavolo e la più modesta tazza di zuppa di muso possono offire molto di più nella prevenzione e nel trattamento del cancro al seno rispetto ai farmaci tossimolecolari che il mercato offre (Per vedere alcune dozzine di sostanze, vai su GreenMedInfo: Breast cancer)"

    "Fortunatamente ci sono migliaia di studi scentifici che parlano del valore terapeutico degli alimenti, delle erbe e delle spezie per la cura del seno, molti dei quali possono essere trovati nel database biomedico MEDLINE di proprietà del governo. Decenni di ricerca hanno confermato la verità della frase di Ippocrate “Lasciate che il cibo sia la medicina” e non sono necessarie ricette per comprare e consumare cibo biologico, possiamo ancora scegliere tra una vasta cornucopia di sostanze naturali, la cui sicurezza ed efficacia fanno vergognare la farmacopea convenzionale."


    I punti che ho recepito chiari...
    per debellare un male,si và a danneggiare anche il corpo, con interventi, anche se mirati, spesso deleteri per il corpo.
    Nella buona alimentazione , ed in uno stile di Vita salutare, vi sono gli strumenti ,accessibili a tutti, per una prevenzione diretta di patologie importanti.
    Grazie Rosa per questo post davvero importante ..l'informazione è la prima arma in nostro possesso per mantenere in forma e salute la "macchina umana" più bella che esiste.
    Sereno divenire nel giorno in Luce, Armonia ed Emozione..
    dandelìon

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  2. Cara Dandelìon, attorno alla cura ed alla prevenzione del Cancro, nello specifico di quello al seno c'è davvero un Business colossale, gonfiato e pompato dalle case farmaceutiche che tendono a privilegiare il ruolo della farmacopea rispetto ad altri ed è ovvio, pensandoci, visto poi, che proprio di business si tratta.
    Fondato sulla paura della sofferenza e della morte, armi potentissime, per scadinare qualsiasi resistenza.
    Si ignora volutamente ed irresponsabilmente la fondamentale incidenza di una coretta alimentazione, anche in fase conclamata e della capacità di reazione dell'organismo.
    Sereno e felice pomeriggio a Te cara amica ;)
    Namastè

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  3. Cara Rosa, è ben triste non potersi affidare ciecamente ai medici, spesso condizionati dallo strapotere delle case farmaceutiche.
    Buona serata.

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  4. Eh sì cara Gianna non posso che essere d'accordo ;(
    Un abbraccio e buona serata ;)
    Namastè

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