giovedì 14 ottobre 2010

Una nazione in dissesto

da: www.terranews.it

di Dina Galano

RAPPORTO. Il Consiglio nazionale dei geologi, per la prima volta, fotografa lo stato di salute del territorio: sei milioni di persone esposte a rischio idrogeologico, mentre il 40% degli italiani risiede in zona sismica.

Circa sei milioni di persone abitano in aree a elevato rischio idrogeologico. Il 40 per cento della popolazione italiana in zone ad alta sismicità. E i settori geografici non necessariamente coincidono. Il quadro tracciato dal primo rapporto condotto dal Consiglio nazionale dei geologi italiani (Cng) con la collaborazione del Cresme descrive un’Italia «vulnerabile», dal «territorio fragile», esposta alle fisiologiche calamità ambientali, incapace di garantire la tutela dei cittadini. Il dossier “Terra e sviluppo. Decalogo della Terra 2010”, analizza tutti i rischi geologici che attraversano lo Stivale, certificando che ben 30mila chilometri quadrati sono inclini a eventi naturali come frane e alluvioni in grado di determinare gravi effetti su cose e persone. E l’eventualità si avvicina con grande approssimazione alla certezza in Regioni come la Campania, l’Emilia Romagna, il Piemonte, la Lombardia e il Veneto.


A rischio tellurico, invece, circa 6,3 milioni di edifici e 12,5 milioni di abitazioni private; oltre 24 milioni gli italiani interessati dai fenomeni sismici. Mentre ancora pesano sul bilancio statale eventi come il terremoto del Belice (1968) e dell’Irpinia, la ricerca ha calcolato che la spesa per far fronte al sisma del 6 aprile 2009 si potrà considerare esaurita, forse, nel 2032. Il capitolo dei finanziamenti affrontato nel dossier, inoltre, fa emergere la schizofrenia del meccanismo: tanti soldi stanziati nell’emergenza, pochi erogati in via ordinaria, pochissimi spesi in prevenzione. Dal dopoguerra a oggi i geologi hanno ricostruito l’esorbitante costo del dissesto idrogeologico e dei terremoti: 213 miliardi di euro. Secondo il ministero dell’Ambiente, il fabbisogno finanziario per mettere in sicurezza il territorio nazionale oggi è pari a 40 miliardi di euro. Il 68 per cento di questi destinato alle 12 regioni del Centro-Nord, il restante 32 alle 8 regioni del Mezzogiorno. Una cifra insufficiente, per i geologi, che non ha finora trovato riscontro.

Inoltre, nel periodo di riferimento 1991-2008 per la mitigazione del rischio idrogeologico sono stati impiegati soltanto 7,3 miliardi, poco più di 400 milioni l’anno. Da un lato, dunque, l’intermittenza dei finanziamenti erogati non aiuta la tutela del territorio, dall’altro è impensabile che si possano frenare eventi che, nella loro straordinarietà, restano naturali. Come ha spiegato Fabrizio Millesimi, consigliere nazionale del Cng con un’esperienza ventennale sul territorio laziale, «le alluvioni saranno sempre fenomeni costanti, come le grandi precipitazioni o lo straripamento dei corsi d’acqua. Ciò che cambia nel tempo, aggravando la situazione, è il contorno. La pianificazione urbanistica - ha chiarito l’esperto - continua a non tener conto delle esigenze ambientali come l’impermeabilizzazione del terreno».

E le previsioni demografiche per il prossimo decennio complicano lo scenario: sulla base dei dati Istat, i tecnici avvertono che l’incremento della popolazione nelle zone sismiche sarà di oltre 500mila persone, circa 250mila per le zone a rischio idrogeologico. Senza una inversione di tendenza nella cura dell’ambiente, s prospetta una crescita insostenibile.

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