sabato 27 novembre 2010

Città più sicure per le donne sono città più sicure per tutti

(Foto: Paztastic)

Quito (Ecuador), El Cairo (Egitto), Nuova Delhi (India), Port Moresby (Papua Nuova Guinea) e Kigali (Ruanda) sono le cinque città scelte dal Fondo delle Nazioni Unite per Donne UNIFEM per la campagna “Città Sicure”, lanciata a Nuova Delhi in occasione della Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza sulle donne. L'iniziativa si propone di sviluppare, testare, valutare e diffondere un modello che possa essere adattato e replicato, per rendere gli spazi pubblici urbani più sicuri per le donne.
Il progetto presentato alla terza Conferenza internazionale sulla sicurezza delle donne da Inés Alberdi - direttore esecutivo UNIFEM - si concentrerà sulla sicurezza delle donne nelle strade, nei trasporti e nei luoghi pubblici, ed è mirato a evitare qualsiasi tipo di molestia e violenza, soprattutto nei quartieri più periferici di queste città. Secondo UNIFEM, la violenza urbana costituisce tra il 25 e il 30% dei reati, e le donne hanno il doppio delle probabilità degli uomini ad essere vittime di aggressioni violente. Attualmente si stima che 3,4 miliardi di persone vivono nelle città, una cifra senza precedenti, e nonostante gli alti livelli di criminalità di queste città, generalmente vengono ignorate le minacce specifiche per le donne.

Progettare spazi urbani liberi da violenza per le donne - secondo Unifem - significa un miglioramento della qualità della vita per tutti gli abitanti delle città. “Ogni giorno donne e ragazze affrontano molestie sessuali e atti di violenza mentre svolgono le loro attività quotidiane, nelle strade della città, nei bus, in treno, nei loro quartieri - ha affermato Inés Alberdi - questo limita la loro libertà e i loro diritti all'istruzione, al lavoro, alla ricreazione e limita la partecipazione alla vita politica”. Alberdi ha sottolineato come la violenza contro le donne in ambienti domestici ormai sia sempre più riconosciuta come una violazione dei diritti umani, mentre la violenza nello spazio pubblico rimane ancora un argomento trascurato.
E i dati non sono confortanti: secondo uno studio del Centro egiziano per i diritti della donna l'83% delle donne intervistate ha subito molestie sessuali per le strade del Cairo, mentre il 62% degli uomini ha ammesso di molestare le donne. A Nuova Delhi ogni 29 minuti viene denunciata una violenza contro una donna. A Lima, solo il 12% delle donne intervistate ha dichiarato di non avere paura di violenze quanto circola per la città, a Montreal, la cifra è di poco superiore al 40%. A Tokyo il 64% delle giovani intervistate sostiene di essere stata molestata nei mezzi pubblici (alcuni dati in.pdf).
Anche se vivere in una città ricca non significa essere immuni da violenza, è certo che le donne che vivono in povertà o in comunità emarginate sono spesso esposte a rischi maggiori. Molte volte, queste donne devono recarsi a scuola o al lavoro durante la notte attraversando zone dove i servizi pubblici come illuminazione e trasporti non sono sempre assicurati. E' per questo che il programma Città Sicure si concentra su quartieri periferici abitati principalmente da donne povere.
Dal punto di vista pratico si inizierà col proporre alle autorità locali la messa in vigore delle misure più elementari - come migliorare l'illuminazione stradale, mettere in sicurezza le fermate degli autobus, e le aree più affollate. La necessità più urgente per Albedi è rendere le strade più sicure, e facilitare l'accesso alle linee telefoniche di emergenza. Ma è anche necessario chiedere alle autorità di approvare leggi contro la violenza negli spazi pubblici, “stiamo lavorando con la polizia e le forze militari per insegnare loro a gestire le situazioni, a rispondere più efficacemente alle denunce mostrando maggiore comprensione per le donne che denunciano gli abusi” afferma il direttore esecutivo. Anche la raccolta di dati affidabili è un aspetto importante del programma, l'attuale mancanza di dati e di informazioni specifiche sulla violenza contro le donne negli spazi pubblici tende a mascherare il problema e a ostacolare le soluzioni.
Il programma Città Sicure in realtà è frutto del successo di una precedente iniziativa Unifem in America Latina. Nel 2004 - accogliendo le proposte da parte di organizzazioni delle società civile - prese il via uno studio pilota di Unifem e ONU Habitat in Argentina, Guatemala, El Salvador, Perù, Brasile, Cile e Colombia, paesi dove machismo e femminicidi sono ancora una triste realtà. L'iniziativa è riuscita a creare nella popolazione un livello molto elevato di consapevolezza sulla violenza urbana contro le donne, e i buoni risultati ottenuti in America Latina - grazie anche al lavoro congiunto di autorità locali e organizzazioni della società civile - sono stati determinanti per renderlo un progetto globale ed estenderlo oggi a cinque città del mondo.
La scelta delle quintetto è stata fatta alla luce di ricerche, statistiche, tendenze e alla fine, si è deciso di puntare su grandi città e soprattutto sulle zone più povere e marginalizzate. Le popolazioni di queste cinque megalopoli sono aumentate esponenzialmente negli ultimi cinquant'anni, determinando un intenso proliferare di baraccopoli urbane. “Stiamo valutando il programma molto seriamente - afferma Alberdi - perché sappiamo che questa iniziativa può essere un processo da cui imparare e replicare in altri luoghi”.
Il programma Città Sicure contribuisce alla campagna del Segretario generale dell'ONU UNiTE nata nel 2008 per porre fine alla violenza contro le donne e contribuire al raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio.

Elvira Corona inviata Unimondo

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