sabato 27 novembre 2010

Sul filo del razzismo


La Svizzera si prepara a votare il referendum che potrebbe permettere l'espulsione immediata di stranieri, anche nati nel Paese, condannati per un numero di reati come la violenza sessuale e il traffico di sostanze stupefacenti.
 
A un anno esatto dal referendum che ha impedito la costruzione di minareti nel territorio nazionale, la Svizzera torna a votare una consultazione popolare volta a inasprire la permanenza degli immigrati sul suolo elvetico. Questa volta gli elettori, alle urne domenica, sono chiamati ad esprimersi su due quesiti riguardanti l'espulsione degli stranieri che, in caso di vittoria dei "sì", dovranno sottostare a leggi decisamente più rigorose.
In cabina elettorale i cittadini svizzeri avranno a disposizione tre scelte: la prima è quella proposta dal partito di estrema destra Udc (Unione democratica di centro o, in tedesco, Schweizerische Volkspartei, SVP, Partito Popolare Svizzero) che vorrebbe ampliare i casi di espulsione per gli stranieri condannati con sentenza passata in giudicato.
L'Udc, rivelazione politica della tornata elettorale federale del 2007, ripropone uno dei suoi manifesti più contestati e che raffigura un gregge di pecore bianche che espellono, scalciando, una pecora nera dalla bandiera crociata raffigurante il territorio nazionale. Il partito presieduto da Toni Brunner chiede ai cittadini di pronunciarsi a favore dell'espulsione automatica per gli stranieri giudicati colpevoli di una serie di reati che, se la proposta passasse, andrebbero ad aggiungersi a quelli già previsti dalla legge.

Violenza sessuale, rapina, traffico di sostanze stupefacenti, tratta di esseri umani e, infine, truffa agli istituti pubblici di previdenza sociale. Questi sono i nuovi capi d'imputazione che potrebbero dar vita a provvedimenti di allontanamento coatto immediato se, come prevedono i sondaggi dell'istituto gfs.bern, il 54 percento della popolazione elettrice dovesse confermare il proprio appoggio alla misura. Se applicata, questa non terrà conto di alcun caso di circostanze particolari come il tempo di permanenza nel Paese - chi ci vive da anni verrà trattato come chi ci vive da mesi - o dei matrimoni misti e del diritto al ricongiungimento familiare. Chi non ha la cittadinanza elvetica, e dovesse rientrare nella nuova legislazione, sarà costretto a lasciare il Paese.
Un'eventualità che il governo di Berna, presieduto da Doris Leuthard (Ppd), vorrebbe scongiurare con una controproposta referendaria, molto simile a quella dell'Udc ma mitigata dal richiamo al rispetto dei "diritti fondamentali e dei principi basilari della Costituzione federale e del diritto internazionale, in particolare del principio della proporzionalità". Una versione "light", come l'ha additata Amnesty International, che comprometterebbe ugualmente la posizione degli stranieri in terra elvetica, attualmente il 21,7 percento dei sette milioni della popolazione totale. Allo stato delle cose, infatti, le espulsioni annuali varierebbero dalle 350 alle 400. Se dovesse essere approvata la modifica costituzionale dell'Udc il numero dei rimpatri aumenterebbe a 1500, mentre salirebbe a circa 800 in caso si affermasse la proposta governativa. In entrambi i casi all'approvazione referendaria dovrà sommarsi, per l'entrata in vigore, quella della maggioranza dei cantoni componenti la federazione.
Intanto sale la tensione fra le parti politiche che si affronteranno domenica. Apertamente schierata sul fronte dei contrari è il sindaco di Ginevra, Sandrine Salerno, figlia di padre italiano e madre francese. Per lei, "suggerire che tutti gli stranieri sono potenzialmente dei criminali è solo un modo per fomentare xenofobia e razzismo. Il nostro patto di convivenza rischia di andare in frantumi". Respingono le accuse di apologia di razzismo quelli di Udc che, per bocca di uno dei suoi esponenti di primo piano, Oskar Freysinger, ha fatto sapere che la misura mira solo a "ristabilire lo Stato di diritto e mettere un freno alla criminalità importata. Noi vogliamo ridurre la xenofobia facendo una chiara distinzione tra gli stranieri che delinquono e quelli che rispettano la legge".
Ma nelle città della piccola nazione europea si stanno riempiendo di manifesti denigratori nei confronti degli immigrati. Fra di essi anche i cittadini membri dell'Unione Europea, di cui la Svizzera non fa parte, e, quindi, gli stessi italiani diventati, nell'immaginario del partito di estrema destra, un gruppo di topi che rosicchiano una forma di Emmentaler: Stolz der Nation, orgoglio della nazione.

Antonio Marafioti


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