sabato 20 novembre 2010

«Il terzo settore è azzerato»

fonte: Terra
Diego Carmignani
 
POLEMICHE. Rivolta trasversale di associazioni e ong per il drastico taglio del 5 per mille in Finanziaria. Parla il presidente nazionale Arci Paolo Beni: «E' la ciliegina sulla torta dello smantellamento del welfare».

Ridotto in briciole, al punto che la definizione “5 x 1000” è praticamente un non sense, il taglio del contributo dei cittadini nella dichiarazione dei redditi è un colpo mortale al volontariato e alla solidarietà sociale. Contro la clamorosa sforbiciata del 75 per cento del gettito proposta all’interno del maxiemendamento alla finanziaria si mobilitano le associazioni, che con appelli, comunicati, lettere, petizioni online e proteste stanno in queste ore calde facendo fronte comune. Benché mai andato a regime, - dal 2006, viene riproposto annualmente in via provvisoria - il “5 x mille” finisce vittima delle lacune della finanza pubblica e dai 400 milioni del 2009 si inabissa a soli 100 milioni. Si tratta «della ciliegina finale dello smantellamento del welfare», secondo il presidente dell’Arci, Paolo Beni, intervistato da Terra.


Presidente, questa batosta la sorprende?
Le premesse si vedevano già da quello che si preannunciava quest’estate. La legge di stabilità non fa che confermare l’intento del governo di operare tagli pesantissimi, che portano ad azzerare le politiche sociali del Paese e l’intervento pubblico in questo ambito. Una cosa gravissima, tanto più in una fase difficile per tutti, in cui gli effetti della crisi stanno generando una vera emergenza sociale: impoverimento delle famiglie e precarietà delle condizioni di vita stanno riguardando una fetta sempre più ampia degli italiani. A fronte di questo, era auspicabile un rafforzamento della tutela sociale e della dimensione universalistica del welfare, che invece si sta demolendo. La sorpresa è l’entità e il criterio indiscriminato dei tagli: fondi per le politiche sociali che da un milione e mezzo di euro sono passati a 350mila: due terzi in meno vuol dire azzerare le politiche. La ciliegina finale del 5 per mille stupisce anche perché sia Tremonti che Sacconi hanno sempre garantito e promesso che non sarebbe toccato uno strumento prezioso, l’unico, di sussidiarietà fiscale a sostegno  dell’azione di quei soggetti del terzo settore, di volontariato e promozione sociale, che rappresentano un pezzo importante delle politiche di welfare del Paese. Sono stati bugiardi fino in fondo.

Quali le conseguenze?
Che non avrà più senso parlare di 5 per mille: il tetto fissato a cento milioni di euro significa, che sulla base dei contributi versati dai cittadini, l’equivalente diventa l’1 e mezzo per mille. Il 5 per mille non esiste più: esiste l’1 e mezzo per mille. Significa che ciascuno di noi, facendo la dichiarazione dei redditi, se deciderà di devolvere, sarà per una somma diversa da quella che andrà alle associazioni. E questo lo decide lo Stato di sua sponte. Si illudono i cittadini di avere questa scelta, quando ne vengono privati. È una questione di principio. Si impedirà quello che finora è accaduto, che i 400 milioni di euro usati per fare cose utili al Paese non ci saranno più. Il terzo settore sarà azzerato dal combinato disposto tra questo e altri provvedimenti, come l’annientamento di fatto del fondo per il Servizio civile nazionale o l’inasprimento sul fronte delle agevolazioni per le tariffe postali. O ancora, la riduzione pesantissima dei trasferimenti agli enti locali e i fondi nazionali previsti in più ambiti: sull’assistenza, sulla non autosufficienza, sull’infanzia. Ad esempio, il fondo sull’immigrazione non viene rifinanziato da tre anni.

Cosa accadrà ora?
Siamo molto preoccupati, ma non si tratta di una preoccupazione per interessi corporativi, quanto per la collettività e per la comunità. C’è una vera rivolta in atto molto trasversale, anche perché le associazioni non sono solo nell’orbita culturale dell’opposizione, ma anche vicina alle forze del Governo. L’indignazione è generalizzata: credo che qualcosa si possa muovere, ma vedo difficile recuperare la situazione. Si dice che si potrebbero trovare risorse con manovre di assestamento di bilancio, ma la distanza tra 400 e 100 è incolmabile. E ormai non ci fidiamo più.

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