mercoledì 17 novembre 2010

Legge 295C: la condanna a morte è dietro l’angolo



 In Pakistan la legge sulla blasfemia è la numero 295C. In molti casi abusata e manipolata, serve a portare in tribunale o nei peggiori casi trucidare brutalmente in strada i cristiani e mussulmani: bastano un pretesto e un gruppo di testimoni.
Mentre il mondo si mobilita per la sorte di Sakineh, in pochi si rendono conto della strage quotidiana di persone comuni, ammazzate per la sola colpa di aver espresso la propria opinione. Non sono assassini né ladri né criminali. L’ultimo caso – sollevato subito da Diritto di Critica – è quello di Asia Bibi (nella foto mentre saluta i figli), giovane donna di fede cristiana, residente nel Punjab pakistano e accusata di blasfemia da alcune donne del villaggio in cui viveva. Il tribunale l’ha condannata all’impiccagione.
Che l’uso di questa legge sia abusato, lo confermano però le stesse autorità pakistane. Già da un anno, infatti, la Commissione Giustizia e Pace del Pakistan aveva chiesto l’abolizione della legge sulla blasfemia, raccogliendo oltre 75mila firme di cristiani e musulmani.

A cosa serva la legge 295C lo spiega chiaramente Ali Dayan Hasan, di Human Rights Watch in Pakistan, intervistato dall’agenzia AsiaNews: «La legge sulla blasfemia è assolutamente oscena e va rifiutata in blocco. È utilizzata soprattutto contro gruppi vulnerabili che soffrono discriminazione politica e sociale. In particolare essa è utilizzata contro le minoranze religiose e le sette eretiche musulmane». Mentre Shahbaz Batthi, cattolico, Ministro federale per le Minoranze, lo dice chiaramente: «La legge sulla blasfemia è spesso utilizzata come uno strumento per risolvere questioni personali: l’85% dei casi sono falsi. Molti innocenti sono stati vittima di casi di blasfemia. I tribunali emettono verdetti, ma poi i crimini non vengono provati dalle alte corti. Non voglio commentare la sentenza su Asia Bibi ma dico che lei ha la possibilità di appellarsi all’Alta corte e alla Corte suprema. Vi è perciò la possibilità che venga assolta. Personalmente ho scritto una lettera all’Ispettore generale della polizia, domandando sicurezza per Asia Bibi. Il governo – conclude – sta rivedendo la legge sulla blasfemia e sta lavorando perché essa non venga abusata. Gli emendamenti verranno presto introdotti per evitare vi siano in futuro ancora false accuse».
Per sostenere la causa di Asia Bibi, Asian News ha dato via ad una petizione che anche Diritto di Critica sostiene. Si può inoltre inviare una mail direttamente al presidente del Pakistan. Ecco come fare.
Inviate il testo sottostante alla mail  publicmail@president.gov.pk e ricordatevi di aggiungere la vostra firma alla fine del testo:
To Mr Asif Ali Zardari, The President of Pakistan
November 15, 2010
Mr. President,
Asia Bibi’s death sentence is not just a sentence, it is a State crime.
Therefore I hope you will not  permit that, not only because of your sense of Justice but also because it is badly affecting the reputation of your country.
Please intervene as soon as possible to reduce the pains Asia Bibi and her family are suffering.
Moreover the constant deliberate persecution of Pakistani Christians through the law on blasphemy is offending the Almighty God more than any human being.
Sincerely
(firma)
Traduzione:
Al Sig. Asif Ali Zardari,
Presidente del Pakistan
Sig. Presidente,
la condanna a morte per Asia Bibi non è solo una sentenza, essa è un crimine di Stato.
Per questo io spero che lei non la permetterà, non solo per il vostro senso di giustizia, ma anche perché essa mette in cattiva luce la reputazione del suo Paese.
La prego di intervenire quanto prima per ridurre le sofferenze che Asia Bibi e la sua famiglia stanno sopportando.
Inoltre, la costante e deliberata persecuzione dei cristiani pakistani attraverso la legge sulla blasfemia, è un’offesa a Dio, oltre che agli uomini.
Sinceramente
(firma)

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