giovedì 16 settembre 2010

210 milioni i disoccupati nel mondo


di Paolo Borrello
Il numero dei disoccupati nel mondo ha raggiunto il livello record di 210 milioni. Negli ultimi tre anni infatti la crisi ha determinato un aumento dei disoccupati pari a 30 milioni di unità. Pertanto nei prossimi dieci anni sarà necessaria la creazione di 440 milioni di nuovi posti di lavoro solo per assorbire i giovani che per la prima volta cercheranno un impiego. L’emergenza lavoro è stata quindi al centro di un “summit” sull’occupazione, tenutosi recentemente a Oslo e organizzato da Fmi e Ilo, l’Organizzazione internazionale del lavoro, per individuare gli interventi necessari ad invertire la tendenza degli ultimi anni.
Ne riferisce, in un articolo pubblicato da “Il Sole 24 ore”, Alessandro Merli.
Merli, fra l’altro, scrive:

“L’aumento della disoccupazione è un fenomeno che ha colpito anzi tutto i paesi avanzati, dove si sono concentrati i tre quarti dei nuovi senza lavoro, con un’incidenza altissima negli Stati Uniti e in Spagna, ma che nei paesi più poveri può essere addirittura questione di vita o di morte. L’unica rappresentante dei paesi africani, il presidente della Liberia, Ellen Johnson Sirleaf, ha sottolineato che l’alta disoccupazione può essere in questi paesi un ostacolo alla pace e alla sicurezza.
«Non c’è altra soluzione che mettere al centro delle politiche economiche la creazione di occupazione», ha detto il direttore generale dell’Ilo, Juan Somavia. Il sostegno alla domanda aggregata attraverso la politica monetaria e fiscale (senza gli incentivi altri 23 milioni di persone avrebbero perso il lavoro nella crisi, stima l’Fmi), tuttavia, non è sufficiente, è stata la conclusione di Oslo, senza istituzioni del mercato del lavoro che nel breve periodo forniscano sussidi alla disoccupazione e riqualificazione della manodopera.
Del resto, anche nella crisi, evidenzia uno studio di Fmi e Ilo, alcuni paesi sono usciti quasi indenni sul fronte disoccupazione, grazie alle politiche corrette: Germania e Norvegia (dove la disoccupazione, al 3,5%, è la più bassa dell’area Ocse), per esempio, i cui governi si sono confrontati nell’incontro di Oslo con altri dove l’impatto è stato invece pesantissimo, come Spagna e Grecia…”.
Mettere al centro delle politiche economiche la creazione di occupazione. Sembrerebbe un obiettivo che tutti i governi dovrebbero condividere senza problemi. In realtà solo in pochi paesi questo è avvenuto. E ‘ auspicabile che tale situazione si modifichi radicalmente, anche se i dubbi, a tale proposito, sono più che legittimi. Infatti molti governi si sono preoccupati più dell’andamento del Pil, del livello raggiunto dal disavanzo e dal debito pubblico che dell’andamento della disoccupazione. Speriamo che, nel prossimo futuro, l’importanza della disoccupazione sia almeno pari a quella attibuita ad altre variabili economiche.

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