lunedì 17 maggio 2010

IL RUOLO DELLA BCE NELLA CRISI GRECA


Immagine di Iker Ayestaran
di Juan Hdez. Vigueras

Lo scorso 28 aprile, Jean-Claude Trichet, presidente della Banca Centrale Europea (BCE) e Dominique Strauss-Kahn, direttore del Fondo Monetario Internazionale (FMI), ha visitato il cancelliere tedesco Angela Merkel e il suo ministro dell'Economia Wolfgang Schäuble, si sono riuniti in Parlamento con gli altri leader per superare le loro riserve sull'indispensabile aiuto tedesco per salvare le finanze greche e per difendere l'euro. Tra le molte notizie sulla Grecia, questa visita insolita di entrambi i tecnocrati rivela, soprattutto, il cruciale ruolo politico svolto da Trichet.

Per iniziare, ricordiamo che la BCE è la banca centrale più indipendente del mondo, sulla base di un trattato internazionale e praticamente responsabile, caso mai, davanti a Dio e la storia. Per questo è accusata di contribuire a questa preoccupante situazione in Europa, tra le altre cose, la pressione che ha fatto sui governi dell'Eurogruppo affinché riscattassero e avallassero le banche dopo lo scoppio della crisi finanziaria del 2007, come segnalano due importanti analisti (The New York TimesL'Europa può salvare se stessa?”, 29/04/2010).

Va inoltre rilevato che per i governi che hanno gestito le loro economie con rigore, come nel caso della Spagna, è la mancanza di armonizzazione fiscale europea tra gli stessi partner, che rafforza la necessità di coprire il deficit di bilancio, che si è verificato con crisi. Ed è proprio il funzionamento della banca emittente dell’euro che rende difficile la finanzi azione dei governi, trasformando i buoni del Tesoro Pubblico che le banche dell’eurozona acquistano in un meccanismo perché questi possano ottenere soldi dalla BCE senza compromettersi a facilitare i crediti alle economie.

Questo meccanismo è facile da capire se traduciamo la terminologia. Le banche usano il debito degli stati per ottenere liquidità attraverso le operazioni repo (pronti contro termine, Ndt) della BCE: prestiti di euro con consegna di un pacchetto di valore, come garanzia, che la banca si è impegna a ricomprare quando ha effettuato il prestito. Questo non porta più credito, ma le banche fanno un business chiaro e netto: mentre la BCE paga un 1% per gli euro freschi, possono ottenere un interesse del 5% o più, come si vede dalle quotazioni registrate nelle aste del debito pubblico di Grecia ed altri paesi europei. Questa facilità di accesso al credito, che poteva essere giustificato, all'inizio della crisi finanziaria, quando hanno subito restrinzioni del credito, le banche di solito le usano per la speculazione nei mercati della borsa così rispettati. E così ci sono banche tedesche e francesi che detengono titoli greci in maggiore quantità e, anche, il sospetto che queste banche sono le prime beneficiarie del salvataggio greco al quale è accompagnato da un duro adeguamento a scapito dei lavoratori.

Secondo alcune fonti anglosassoni, le banche spagnole hanno preso in prestito 63.000 milioni di euro dalla BCE attraverso accordi di pronti contro termine nel dicembre 2007. E, per circa lo stesso tempo, le banche hanno creato in massa titoli che non avevano mercato, al solo scopo di depositarli presso la Banca di Francoforte, dopo che resero pubblici le nuove agevolazioni per concedere liquidità bancaria. Un vero e proprio salvataggio del settore bancario sopagnolo da parte della BCE orchestrato senza l'autorizzazione di nessun governo, in quanto i loro statuti non lo richiedono. E quelle stesse banche che avevano venduto costosi prestiti con molta facilità incolpano ora i clienti ipotecari morosi.

Inoltre, per queste operazioni di repo, la BCE valorizza i buoni o titoli del debito pubblico secondo una classifica che tre aziende di rating statunitensi danno alla solvenza degli stati dell’Eurogruppo. La cosa più grave è che a tale attività privata, che giudica in anticipo la capacità futura di pagamento di un paese dell’euro, la BCE dà un carattere ufficiale. Da un lato, pregiudica il risultato della politica economica e limita i governi, dall'altro, queste qualificazioni alimentano il casinò finanziario e rendono più caro l’indebitamento pubblico per uscire dalla crisi.
Come evidenziato da un esperto del settore, questa dipendenza della BCE dalle agenzie di rating per le obbligazioni sovrane è come mettere nelle mani di un terzo paese il controllo dei suoi ordigni nucleari (Financial Times, 2010/03/24). Ma non la vede così il governatore della Banca della Spagna, membro del Consiglio della BCE e preferisce far pressione per licenziamenti a basso costo.
Pertanto, in considerazione del successo di Strauss-Kahn e Trichet a convincere il Parlamento tedesco, dovremmo prestare più attenzione al malgoverno dell'Eurogruppo e al nuovo ruolo europeo del FMI. E' ovvio che il problema non consiste nel fatto che i governi cerchino di “tranquillizzare i mercati” ma nel controllare per via democratica le istituzioni europee che li potenziano. Per la Grecia, è chiaro che gli speculatori e la ragnatela istituzionale europea alleata al FMI hanno annullato le elezioni democratiche del 2009, cestinando il programma di progresso del Governo eletto.

Ed in questa congiuntura complicata, è chiaro che quel predominio dato ai mercati finanziari impoverirà i greci ed è una minaccia per il futuro della democrazia e dello stato sociale nei paesi dell'Eurogruppo.

Traduzione per Voci Dalla Strada a cura di VANESA

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